Gaza, il giornalismo squadrista di Italo Bocchino contro Rula Jebreal, attacco violento sulla base di una retorica armata sionista

Nel corso della trasmissione ho patito molto perché io sento Rula come una sorella che ammiro profondamente per il suo rigore

Oggi, con questo mio articolo, comincio la collaborazione con il Giornale d’Italia. Ho ricevuto la proposta dal suo direttore Luca Greco e ho accettato perché non mi è stato posto alcun paletto o limite, confido pertanto di potere dare il mio contributo ai valori nei quali mi riconosco anche con la scrittura dopo molti anni in cui mi sono dovuto affidare solo ai media sociali, a qualche intervista e a qualche sporadico articolo in organi di stampa che mi hanno dato ospitalità.

Voglio iniziare con un episodio di giornalismo squadristico, che ha visto come aggressore il direttore editoriale del Secolo d’Italia Italo Bocchino e come vittima la giornalista e scrittrice palestinese di cittadinanza israeliana Rula Jebreal che attualmente vive lavora negli Stati Uniti.

L’episodio ha avuto luogo nel corso dell’ultima puntata del bel programma di Luca Sommi “Accordi e Disaccordi”. Sommi è un conduttore elegante e di grande equilibrio che lascia ai suoi ospiti lo spazio per esprimersi in piena libertà evitando di interferire e di orientare. Bocchino ne ha approfittato per sferrare un attacco violento a Jebreal sulla base dei peggiori e più sconci stereotipi delle menzogne e della retorica armata sionista che si fonda su parole scelte per ferire, calunniare, fare male e criminalizzare gli interlocutori più leali. Nel corso della trasmissione ho patito molto perché io sento Rula come una sorella che ammiro profondamente per il suo rigore. La sua passione, la sua adаmantina onestà intellettuale. La sua ultima opera intitolata “Genocidio” che è venuta a presentare nelle città italiane è un saggio fondato, rigoroso, basato su una competenza non contestabile. Jebreal conosce profondamente la questione palestinese perché l’ha vissuta nelle sue fibre più intime e sulla sua pelle, ma ha saputo al tempo stesso affrontarla criticamente. Bocchino non ha letto l’opera, non dà l’idea di conoscere la materia al di là del partito preso ed è arrivato surrettiziamente ad accusare Jebreal di antisemitismo ed è gravissimo.

Ne ha messo in pericolo l’esistenza stessa, la sua e quella dei suoi familiari fra cui ci sono ebrei a partire dal marito. Ma io ho patito anche per Bocchino. Alcuni anni fa del tutto casualmente mi sono trovato a casa sua portato da una mia amica, una grandissima pianista con cui penso lui avesse una relazione. Era una bella casa, elegante ma nulla di fuori misura. Bocchino, in quella circostanza, è stato un ospite cortese e simpatico, abbiamo trascorso una serata gradevole, abbiamo discusso con civiltà e ironia. Ora le nostre due storie non potrebbero essere più distanti e capisco che, per. molteplici ragioni, si scelgano parti opposte, ma la fazione non deve mai prevalere sull’attenzione e la cura che dobbiamo al nostro simile quand’anche severo antagonista. Spero che Bocchino si prenda il tempo di ripensarci, se non altro per se stesso.

Di Moni Ovadia