07 Maggio 2025
A breve ci saranno meno Barbie (e più care) per le bambine americane. Ecco uno degli effetti collaterali dei dazi contro la Cina, che hanno costretto Mattel, il colosso statunitense di giocattoli, a sospendere le sue previsioni finanziarie per l'intero anno a causa dei drastici aumenti in dogana e ad annunciare aumenti dei prezzi di alcuni prodotti. Gli Stati Uniti al momento rappresentano circa la metà delle vendite globali del gruppo: di questi il 20% riguarda prodotti in arrivo dalla Cina, fra cui appunto le famose bambole. Il volatile contesto macroeconomico e l'evoluzione del panorama tariffario americano rendono "difficile prevedere la spesa dei consumatori e le vendite di Mattel negli Usa per il resto dell'anno e durante le festività natalizie", ha dichiarato il presidente e Ceo di Mattel, Ynon Kreiz, durante la conference call sui risultati del primo trimestre dell'azienda. Per compensare i maggiori costi legati agli elevati dazi doganali, l'azienda con sede in California ha definito "necessari" gli aumenti dei prezzi. Mattel sottolinea di sostenere l'industria del giocattolo nelle pressioni per l'azzeramento dei dazi sul settore ma ammette la necessità di prepararsi a quello che probabilmente sarà un lungo periodo di dazi elevati sui beni prodotti in Cina e in altre economie. Mattel che sta apportando modifiche alla propria catena di approvvigionamento per ridurre i prodotti di origine cinese venduti negli Stati Uniti. L'industria americana dei giocattoli è sempre più preoccupata per l'impatto degli elevati dazi imposti da Washington. Il Paese importa circa l'80% di tutti i suoi giocattoli dalla Cina, secondo i dati della Toy Association.
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