Incidente Matilde Lorenzi, la dinamica della caduta dallo sci sganciato al colpo alla testa, Procura: “Nessuna responsabilità penale”

Gli inquirenti dovranno analizzare le condizioni della pista che, secondo quanto testimonierebbero alcune foto, nel lato dell'incidente “non presentava reti o altre protezioni”

Matilde Lorenzi, la sciatrice 19enne morta dopo una caduta dagli sci, era impegnata in un allenamento di gigante. La ragazza è deceduta per le lesioni riportate sul ghiaccio dopo l'impatto. Per la Procura di Bolzano: “Non ci sono responsabilità penali per la morte della sciatrice Matilde Lorenzi”, ha sottolineato in una nota, precisando che il pm “ha già rilasciato il nulla osta alla sepoltura, atteso che non si ravvisano responsabilità penali”. Inoltre, la Procura ha informato di aver aperto, “su segnalazione dei carabinieri di Senales, un procedimento per atti non costituenti reato”.

Incidente Matilde Lorenzi, la dinamica della caduta, dallo sci sganciato al colpo alla testa

La sciatrice di origini piemontesi è deceduta all'alba di martedì 29 ottobre, in ospedale a Bolzano, per un’emorragia interna. La ragazza è morta in seguito ad una notte di cure dei medici che l’hanno assistita sin dal momento in cui l’elicottero Pelikan l’ha riportata a valle dopo la caduta dagli sci.

Matilde Lorenzi era impegnata in un allenamento lungo la pista Gravand G1 per un test di gigante. Da quanto è emerso dalle ricostruzioni, ad un certo punto, gli sci si sarebbero improvvisamente divaricati dopo l’urto di un braccio contro una porta, in una curva a destra. L’incidente della 19enne sarebbe avvenuto in un punto “quasi pianeggiante” al termine del muretto ma l’impatto del suo volto col ghiaccio non le ha lasciato scampo, nonostante la ragazza indossasse il casco.

Un attacco, ovvero il sistema di sicurezza utilizzato per evitare danni alle ginocchia, si sarebbe aperto in una frazione di secondo facendo finire la 19enne fuori pista. La caduta sarebbe poi terminata sulla la neve, in una zona non battuta dai gatti. Secondo le ricostruzioni, la giovane atleta non avrebbe impattato contro ostacoli ma ad esserle fatale sarebbe stato l’urto con il terreno “particolarmente duro”.

Gli inquirenti dovranno analizzare le condizioni della pista che, secondo quanto testimonierebbero alcune foto, nel lato dell'incidente “non presentava reti o altre protezioni”. Secondo Paolo De Chiesa, ex della Valanga Azzurra, “se lì non c'è una rete, il pericolo era rappresentato dal rischio di cadere in un punto nella quale, magari, c'erano delle pietre. Quindi o sposti una zona di lavoro, o la proteggi. Inoltre ho molte perplessità sul fatto che ci siano così tanti tracciati vicini l'uno all'altro”. 

Il giorno dell'incidente

Matilde era assieme, il giorno dell'incidente, ad altre due compagne, Sara Allemand e Ludovica Righi. Le atlete erano seguite da 5 tecnici: Damiano Scolari, Angelo Weiss, Patrice Revil, Marco Mina e Martino Rizzi. Il gruppo di lavoro si stava preparando per la Coppa Europa ed era diviso in 2 parti, di cui uno è in Svezia, a Storklinten, dove avrebbe dovuto esserci anche Matilde. In Svezia, però, “faceva troppo caldo” e quindi non ci sarebbe stata la possibilità di praticare il gigante, la disciplina principale della 19enne. Proprio per questo motivo, a Storklinten, erano andate solo le slalomiste.