Omicidio Laura Ziliani, la sentenza: ergastolo per le due figlie Paola e Silvia e Mirto Milani, massimo della pena per il “trio criminale”
Dopo più di tre ore la Corte d’Assise di Brescia, presieduta da Roberto Spanò, ha pronunciato la sua sentenza per omicidio e occultamento di cadavere
Ergastolo per le due figlie Paola e Silvia e per Mirto Milani: dopo poco più di tre ore la Corte d'Assise di Brescia, presieduta da Roberto Spanò, ha pronunciato la sua sentenza per l'omicidio di Laura Ziliani e l'occultamento del suo cadavere. Quanto aveva chiesto il pubblico ministero Caty Bressanelli per Silvia e Paola Zani, figlie di Laura Ziliani, e per Milani (fidanzato della prima ma sentimentalmente legato anche alla seconda), che si sono riconosciuti colpevoli. Omicidio volontario appesantito dalle aggravanti delle premeditazione e dell'impiego di un "mezzo venefico" e per le due sorelle l'avere agito ai danni della madre.
Omicidio Laura Ziliani, ergastolo per le due figlie Paola e Silvia e Mirto Milani, massimo della pena per il “trio criminale”
I tre imputati hanno ammesso di avere somministrato a Ziliani, il 16 aprile del 2021, una tisana con benzodiazepine. Secondo l'accusa sarebbe stata una sorta di prova generale dell'omicidio. I difensori hanno chiesto l'assoluzione dall'imputazione di tentato omicidio per questo episodio perché il fatto non sussiste, dal momento che le benzodiazepine non hanno, da sole, un effetto letale.
Era la notte fra il 7 e l'8 maggio 2021 quando Ziliani, nell'abitazione di famiglia, in via Ballardini, a Temù, venne prima stordita con un muffin preparato per la Festa della Mamma, imbottito con una dose massiccia di benzodiazepine e quindi soffocata nel suo letto. Passarono esattamente tre mesi prima che venisse casualmente ritrovato il cadavere, sepolto lungo l'argine del fiume Oglio, a poche centinaia di metri dall'abitazione. Reati terribili commessi da un trio di persone, tutte riconosciute dalla perizia in grado di intendere e di volere e nessuna nelle condizioni di essere suggestionata da parte delle altre due.
Le difese di Paola, Silvia e Milani: “Attenuanti generiche per tutti”
Per Mirto Milani, l'avvocato Simona Prestipino, legale del 29enne sopranista lecchese, ribadisce la richiesta di attenuanti generiche per tutti, "l'unico modo per arrivare a una pena di giustizia con finalità educative”.
L'avvocato Michele Cesari, difensore di Paola, la minore (21 anni) delle sorelle Zani, evidenzia come la sua assistita non abbia preso parte ai tentativi che hanno preceduto l'omicidio. Anzi, nell'estate del 2020, quando ha preso corpo il progetto, si è rifiutata categoricamente di aderirvi. E per quattro o cinque mesi è rimasta sulla negativa. Perché non aveva parole di scusa? "Perché Paola è questa, non è riuscita a prendere nessun atteggiamento strumentale".
L'avvocato Maria Pia Longaretti ha cercato di confutare la tesi del disinteresse della sua assistita per la sorella Lucia. "C'è stato un intervento di Silvia e Paola per fare arrivare un residuo dello stipendio della madre. Silvia ha lasciato il suo lavoro in una Rsa perché, stando a Temù, non poteva occuparsi di Lucia. Poi è nata la vicenda giudiziaria e per Lucia è stato nominato un amministratore di sostegno. In carcere Silvia ha chiesto di parlare con Lucia e la sua richiesta è stata respinta dal gip. Ha scritto ai familiari e mi risulta che le sue lettere siano state recapitate”.