03 Aprile 2023
Marco Russo, fonte: Twitter @fraagostini83
A Savona arriva il primo caso di ribellione dopo che lo scorso 14 marzo il governo ha deciso di bloccare l'iscrizione nei registri degli uffici dell'anagrafe italiani dei figli di coppie omosessuali. Protagonista della decisione il sindaco Marco Russo che ha deciso di "sfidare il divieto" dell'esecutivo come da lui stesso dichiarato e di iscrivere all'anagrafe il figlio di due donne. Il bambino è nato all'ospedale San Paolo di Savona lo scorso 18 marzo e la registrazione è avvenuta il 28. Negli scorsi giorni era arrivato il richiamo dall'Ue, che invitava il governo a "tornare indietro".
Il sindaco di Savona Russo ha deciso di contravvenire alla decisione sullo stop alla registrazione dei figli delle coppie omosessuali permettendo a due donne di iscrivere il proprio piccolo all'anagrafe. Per il primo cittadino "il paese è molto più avanti della norma". "Come sindaco, ho sentito il dovere di dare una risposta alle due cittadine che si sono rivolte a me, al nostro Comune, con speranza e fiducia", afferma.
"È una doppia spinta quella che ho provato dentro: prima di tutto etica, da uomo delle istituzioni, che vuole garantire una tutela alle donne e al piccolo, appena nato. Ma ho sentito anche una spinta umana". Il bambino dopo la scelta del Comune avrà ufficialmente due mamme, Roberta e Giulia, 36 e 32 anni, sposate da anni. Nell'atto di dichiarazione di nascita del minore si legge: "Con contestuale riconoscimento di filiazione da parte di coppia omogenitoriale".
Il sindaco di Savona Marco Russo non ha esitazioni a definire il Paese più avanti di quel che si pensi su un tema così delicato. "Ho riflettuto molto prima di decidere. Le due mamme mi avevano contattato e incontrato prima che il piccolo nascesse chiedendomi in anticipo la disponibilità a procedere con la registrazione, una volta che il bambino fosse nato. Una cosa è valutare le situazioni a freddo, trovarsi in un ufficio ministeriale, lontano dalla vita di ogni giorno. Altra cosa è trovarsi in frontiera, come accade ai sindaci. È stato tutto naturale: mi sono preso il tempo per riflettere sul caso dal punto di vista legislativo, del nostro ordinamento. Il resto è venuto da sé".
Ancora il primo cittadino: "Questa è una battaglia civile. Non potevo pretendere dai funzionari del Comune di assumersi una tale responsabilità. Per questo, ho rivestito in prima persona il ruolo di ufficiale di Stato civile e ho firmato l'atto. Ho poi inviato al Prefetto e al Procuratore della Repubblica una lunga lettera, in cui ho motivato, a livello normativo, la mia scelta. Oltre ai riferimenti di legge, dalla Costituzione alla Carta dei diritti dell'Unione Europea, ho sottolineato le lacune normative vigenti", conclude.
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