Ruby ter, Berlusconi si difende: “Volontà di ricatto da parte delle ragazze”
La difesa del leader di Forza Italia: “Dalle chat emerge la volontà di andare ad Arcore per fare pressione e ottenere benefici”
Tra politica e tribunali. Mentre Silvio Berlusconi è alle prese col tentativo di riconciliazione con Giorgia Meloni per la formazione del nuovo governo, per Federico Cecconi, uno dei legali dell’ex premier, il leader di Forza Italia “va assolto” nel processo Ruby ter “perché il fatto non sussiste”. A 5 mesi dalla requisitoria della procura di Milano, che ha chiesto 6 anni per Berlusconi e per 5 per Karima El Mahrougla, nota come Ruby, la parola passa alla difesa del neo senatore, imputato nel processo Ruby ter assieme ad altre 28 persone, tra cui numerose giovani donne accusate di aver mentito in cambio di denaro su quanto avveniva durante le cosiddette “cene eleganti”.
Ruby ter, Berlusconi si difende: “Volontà di ricatto da parte delle ragazze”
Alcune delle ragazze che hanno partecipato alle serate di Arcore, quelle che per la stampa sono poi diventate le olgettine, avrebbero fatto pressione su Berlusconi per ottenere soldi e in questo senso l’ex premier può essere ritenuto vittima di un tentativo di estorsione. È questa la tesi sostenuta da Cecconi ripercorrendo i messaggi di una chat tra alcune delle imputate in cui emerge la volontà di “andare ad Arcore per fare pressione e ottenere benefici”. Per il legale in quegli screenshot “è emersa la volontà di ricattarlo, lo dice un ufficiale di polizia giudiziaria”. Per la difesa non c’è nessuna violazione di un accordo corruttivo e Berlusconi “può essere individuato come parte offesa di un altro reato che non si è voluto perseguire”.
Ruby ter, Berlusconi si difende: “Volontà di ricatto da parte delle ragazze”
Se la tesi difensiva è sempre stata quella di “un ristoro economico a chi aveva avuto pubblicità negativa”, quindi di una causale alternativa lecita, per l’avvocato “ci possano essere state delle divagazioni dalla situazioni originaria e al più vi è sicuramente stata una del tutto non condivisibile rilevante forma di approfittamento da parte di alcune imputate”. Le dichiarazioni di Imane Fadil, la modella morta l’1 marzo del 2019 per un’aplasia midollare e ritenuta dalla procura di Milano una testimone chiave contro Berlusconi, secondo Cecconi non dimostrano l’esistenza di un accordo corruttivo che avrebbe visto protagonista il leader di Forza Italia.