27 Aprile 2022
Se tanto mi dà tanto, dopo questo 25 aprile con le bandiere della Nato ci attende un 1° maggio con le bandiere di Confindustria. Potrebbe essere la geniale trovata della new left postmoderna, neoliberale e arcobalenica. Non ce ne stupiremmo, invero. Dopo che li abbiamo visti coi nostri occhi cantare in modo surreale “Bella Ciao” e poi, come se nulla fosse, promuovere l’invio di armi al neonazista battaglione Azov e sventolare le bandiere della Nato e degli USA, che per inciso hanno sostenuto più o meno apertamente ogni golpe fascistoide nel secondo Novecento, Cile in primis. Chissà, forse Giorgio Orwell quando tematizzò la celeberrima figura del “bipensiero” pensava proprio a loro, che ne sono i paladini indiscussi. L’ho detto e lo ridico: non la chiamo nemmeno più sinistra. La chiamo sinistrash, un bislacco e assai spesso demenziale precipitato postmoderno di tesi contraddittorie e di posizioni che, da qualunque prospettive le si analizzino, finiscono per giustificare i rapporti di forza dominanti e l’egemonia della plutocrazia neoliberale sans frontières. Le sinistre fucsia oggi sono ciò contro cui Marx e poi Gramsci combatterono e insegnarono a combattere: rendono superflue le stesse destre, a cui ormai sono in toto sovrapponibili.
Sembra che ormai un unico obiettivo animi gli orientamenti politici della new left arcobalenica: essere sempre la più fedele alleata dei gruppi dominanti, screditando la destra in quanto meno efficace in questo, che in fondo è sempre stato il suo compito. E nel mentre i militanti, anzi i “militonti”, pensano che ciò significhi essere di sinistra: cioè stare dalla parte del Capitale e dell’Imperialismo Nato. Chissà, dunque, se il 1° maggio troveremo al neo-fantozziano concertone le bandiere di Confindustria: sarà, in ogni caso, dati i tempi, difficile capire se sarà il 1° maggio o il 1° aprile.
di Diego Fusaro
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