11 Aprile 2022
Giulio Regeni (LaPresse)
Il caso Regeni si perde nel vuoto. Il gup di Roma, Roberto Ranazzi alla luce della totale chiusura di ogni coinvolgimento da parte dell'Egitto, ha disposto la sospensione del procedimento sui 007 egiziani accusati di aver torturato e ucciso il ricercatore friulano nel 2016. Le indicazioni arrivano dal ministero della giustizia e dai Ros di Roma. Il magistrato ha rinviato il processo al prossimo 10 ottobre per ascoltare il capo dipartimento ministero della Giustizia Nicola Russo sugli eventuali esiti della richiesta di chiarimenti.
Duro il legale della famiglia Regeni: "Ennesima presa in giro, Draghi intervenga". "Chiediamo che il presidente Draghi pretenda, senza se e senza ma, le elezioni di domicilio dei 4 imputati", ha spiegato l'avvocato Alessandra Ballerini. Il 10 ottobre nuova udienza in cui si esamineranno i nuovi elementi. In caso negativo si procederà ad un nuovo rinvio. "Pretestuose" le richieste della procura egiziana e un "dato di fatto" il rifiuto di collaborare delle autorità de Il Cairo.
Una richiesta a collaborare arrivata al Cairo già nel gennaio scorso. Ma che si è persa nel nulla. Il governo tramite una notifica ha fatto sapere del "rifiuto dell’Egitto di collaborare nell’attività di notifica degli atti", con l’Italia nonché il no ad un incontro tra il ministro Marta Cartabia e il suo omologo egiziano.
Il legale di Regeni dopo aver saputo del rinvio ha pesantemente attaccato il nostro governo reo di non aver operato come si deve su questo fronte. Per Alessandra Ballerini il governo deve "alzare la voce e si faccia sentire". "La lesione della tutela della vita, della libertà e dell'integrità dei cittadini all'estero, come la Presidenza del Consiglio ricorda nel suo atto di costituzione di parte civile, costituisce grave pregiudizio dell'immagine e del prestigio dello Stato Italiano nella sua funzione di protezione dei propri cittadini".
"Visto il conclamato ostruzionismo egiziano pretendiamo da parte del nostro governo la necessaria, tempestiva e proporzionata reazione. Stare inermi ora, permettere al regime di Al Sisi di bloccare questo processo faticosamente istruito, consentirebbe l'impunità degli assassini di Giulio ed equivarrebbe ad essere loro complici. Il nostro governo ha il dovere invece di esigere energicamente giustizia", conclude il legale.
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