Sabato, 06 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Omicidio Willy Monteiro, parla Gabriele Bianchi dal carcere: "Non l'ho toccato, scritte falsità"

In una lunga lettera scritta all'Adnkronos uno dei fratelli Bianchi parla dell'omicidio di Willy puntando il dito verso Francesco Belleggia

25 Febbraio 2022

Omicidio Willy, parla Gabriele Bianchi dal carcere: "Non l'ho toccato"

In una lunghissima lettera Gabriele Bianchi dal carcere di Rebibbia si difende e confessa come mai ha fatto sull'omicidio di Willy Monteiro: "Non ho toccato Willy nemmeno con un dito" dice Bianchi, "l'unico vero responsabile della morte di quel ragazzo pieno di vita è Francesco Belleggia. È stato lui a scatenare la lite quella notte, lui a colpire Willy con un calcio al collo quando era in ginocchio, in procinto di alzarsi. Lui, ancora, a negare le sue responsabilità mentre nella sala d'aspetto dei carabinieri lo incalzavamo e ci faceva cenno di star zitti. Ancora lui, paradossalmente, il solo di noi quattro, a trovarsi dal primo momento ai domiciliari". Gabriel Bianchi è uno degli imputati insieme al fratello Marco e a Francesco Belleggia, per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne di origini capoverdiane picchiato a morte la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro. Il processo è ripreso recentemente dopo due mesi di stop causa covid.

Omicidio Willy Monteiro, Bianchi: "Dipinto come un mostro"

Diverse richieste al Giudice e alla direttrice da parte di Bianchi per poter accedere alla sala comune, tutte rispedite al mittente per il timore di problemi con gli altri detenuti ma "ogni volta mi rispondevano di no, temendo problemi in sezione con gli altri detenuti fomentati dall'immagine che di me e di mio fratello davano i telegiornali. Sono ormai 17 mesi che vivo da recluso in carcere, dopo 11 mesi passati in isolamento nella sezione G12. Mesi che sono sembrati anni, giorni interminabili scanditi unicamente da una doccia e un'ora d'aria in cunicoli di cemento armato. Sono stato dipinto come un mostro assassino, ho assistito inerme alle bugie e agli insulti di cui persone sconosciute invadevano i profili social mio e di Marco. È orribile vedere le proprie foto in televisione, essere accusato di un crimine che noi non abbiamo mai commesso", riferendosi anche al fratello.

Bianchi continua e ammette che "sono state prese di mira anche le persone a noi vicine, distrutte le nostre vite. Senza sapere che il vero colpevole della morte del povero Willy è Francesco Belleggia. Quella maledetta notte è morto un ragazzo pieno di vita per colpa di una stupida lite che Francesco ha scatenato e che lui stesso ha terminato con un calcio al collo di Willy mentre era in ginocchio, in procinto di rialzarsi. Solo un vigliacco può colpire una persona in difficoltà. Un atteggiamento che ha mantenuto davanti al pubblico ministero, quando invece di ammettere di aver partecipato attivamente alla lite e aver colpito Willy, ha scaricato la responsabilità su me e Marco, scatenando così l'odio mediatico nei nostri confronti. Io, che quel ragazzo non l'ho nemmeno sfiorato, mi ritrovo in carcere lontano da mia moglie e da mio figlio, che nemmeno ho visto nascere. Francesco Belleggia, il colpevole di questa disgrazia, che ha riempito di bugie il pm cambiando versione più volte, che ha tracce di dna sulle scarpe, sconta la sua pena a casa".

Bianchi si difende e scrive che: "La mia unica colpa quella notte, e l'ho anche detto al magistrato, è stata colpire l'amico di Willy, Samuele Cenciarelli. Sto male per la morte di Willy per le falsità che hanno girato e che girano e mi chiedo, me lo chiedo sempre, perché i carabinieri di Colleferro non abbiano messo a disposizione eventuali audio e video della sala d'attesa della caserma, dove ci siamo ritrovati tutti insieme poco dopo i fatti e dove Belleggia piangeva disperato, consapevole di aver commesso un crimine. Pincarelli lo incalzava, perché si prendesse le sue responsabilità, io gli chiedevo se all'avvocato avesse detto la verità, di aver colpito la vittima con un calcio in faccia. Mi ha fatto cenno di star zitto, che i carabinieri ci stavano ascoltando. Le bugie sono continuate qui, una volta in carcere. Hanno raccontato di problemi di convivenza miei e di mio fratello con gli altri detenuti, arrivati addirittura a sputarci sui piatti. Falsità su falsità: tutto per distogliere l'attenzione da Belleggia. Tantissime prove, come emerso nel corso delle udienze, sono a suo sfavore. Eppure sembra sia più facile continuare a infangarci, piuttosto che ammettere di aver sbagliato".

Gabriele Bianchi: "I testimoni sono stati condizionati dai media"

Per Bianchi i testimoni sono stati "condizionati dai media. Hanno stravolto le loro dichiarazioni inventandosi colpi mai sferrati. Non auguro mai a nessuno quello che ci è stato fatto a livello mediatico senza poterci difendere. È avvilente. Ho chiesto ad alcuni detenuti di scrivere un loro pensiero, l'opinione che hanno di me. Ne ho raccolti 140, tutti positivi. Io vorrei gridare al mondo la mia innocenza, avrei voluto farlo in primo luogo scrivendo una lettera alla famiglia di Willy, alla mamma soprattutto, che ho visto in aula insieme alla sorella, ma ho temuto che le mie intenzioni potessero essere fraintese. Pagherei oro per poter guardare negli occhi quella donna, dirle che mi dispiace immensamente per Willy, che capisco il suo dolore, essendo padre. Ma non ho toccato suo figlio nemmeno con un dito. L'ho detto a mia moglie, quel giorno anche lei in aula. Vittima come me di illazioni e bugie".

Bianchi, pentito, scrive: "Non mi perdono il fatto che mia moglie abbia dovuto partorire e far nascere nostro figlio senza di me, che sia costretto a vederli una volta a settimana". "Ad oggi sono recluso nella sezione G12 in cella siamo in sei e non ho mai avuto problemi, vado d'accordo con tutti, anche con i detenuti delle altre sezioni. La mattina vado a scuola, sono al quarto anno del corso di perito informatico, il pomeriggio mi alleno per tenermi in forma, il mercoledì mattina poi prendo lezioni di pianoforte mentre il sabato pomeriggio vado a messa. Ho presentato decine di richieste per poter lavorare, così da non pesare sulle spalle di mia moglie e della mia famiglia. E poi prego. Prego tutte le notti che la giustizia trovi il vero responsabile della morte di Willy, per la mamma in primis e per tutti i suoi familiari poi. Confido nella giustizia", scrive in maiuscolo prima di firmare l'ultima di quattro pagine.

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x