Processo Banca Etruria: il padre della Boschi si avvale della facoltà di non rispondere

Si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai giudici Pier Luigi Boschi, il padre dell’ex ministra Maria Elena, a processo per il crac di Banca Etruria che vede 25 imputati, per bancarotta fraudolenta, tra ex componenti dei cda e dirigenti. Boschi, ex vice presidente dell'istituto di credito aretino fallito nel 2015, era stato citato dalla difesa, in qualità di testimone, dell'imputato Alberto Bonaiti, ex membro del cda di Banca Etruria, rappresentato dall'avvocato lecchese Stefano Pellizzari. Boschi, come già anticipato dal suo legale Gildo Orsini, non si è presentato nell'aula di giustizia, allestita nella Sala dei Grandi del Palazzo della Provincia di Arezzo. L’ex vicepresidente di Banca Etruria si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del presidente del collegio del tribunale Gianni Fruganti e del pm Julia Maggiore, perché imputato in un procedimento collegato a questo, quello delle consulenze d’oro di Banca Etruria.

In ragione della volontà di Boschi di non deporre, l'avvocato Pellizzari ha detto in aula di rinunciare alla convocazione del teste. Alla rinuncia non si è opposto il pubblico ministero Maggiore. Con lui erano stati convocati come testimoni anche altri imputati nel processo sulle consulenze d'oro, che riprenderà il 31 marzo. In aula come teste è stato sentito, tra gli altri, Salvatore Maccarone, presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi. Fu proprio il mancato intervento del Fondo a contribuire alla risoluzione di Banca Etruria, che nel 2015 condivise lo stesso destino con Banca Marche, Carichieti e Cariferrara.