10 Marzo 2021
Massima cautela sul vaccino anticovid Sputnik prodotto in Italia. Ad alzare la guardia è Enrico Bucci biologo della Temple University di Philadelphia negli Usa, in un'intervista a 'La Repubblica'. Mentre la Camera di commercio italo-russa firma l'accordo con la prima azienda a sito produttivo 'tricolore' per produrre il vaccino russo, e l'Inmi Spallanzani di Roma preme l'acceleratore verso il siero 'made in Mosca' il biologo avverte: "Stiamo assistendo a uno spettacolo dove gli interpreti non sono quelli giusti".
"In tempi di pandemia” prosegue nell’intervista “un tema del genere non può essere a capo delle Regioni, di un singolo ospedale o di un finanziere come Vincenzo Trani (capo della Camera di commercio italo-russa), uomo della propaganda del Cremlino. Parliamo di sanità nazionale, non di business. Gli interpreti dovrebbero essere l'Ema, l'Aifa e il Governo. Francesco Vaia è il direttore sanitario dello Spallanzani, ma parla come se fosse un ministro".
"E’ chiaro che intorno ai vaccini girino molti interessi” ha ribadito Bucci. “Dunque molte anomalie, come quella che abbiamo visto nel caso dell'italiano ReiThera, anche questo fortemente sponsorizzato dallo Spallanzani: ReiThera ha infine ricevuto un finanziamento pubblico da Invitalia di 81 milioni, e parliamo di un farmaco per il quale non esiste ancora una singola pubblicazione".
Sul vaccino russo: “Al momento su Sputnik abbiamo due articoli su 'Lancet' e tre correzioni. Generalmente una rivista scientifica mette a disposizione i dati e le conclusioni degli autori, ma in questo caso abbiamo avuto solo le conclusioni. E' impossibile ricostruire i dati che le hanno generate perché non sono state messe a disposizione, nonostante reiterate richieste da tutto il mondo. I primi veri dati che abbiamo sono quelli dell'Argentina. E il livello di anticorpi medio contro la proteina Spike è di 8 volte inferiore rispetto a quanto dichiarato dai russi. E' uno studio ancora piccolo, ma i numeri non tornano, proprio come hanno sospettato studiosi di tutto il mondo. Il vaccino russo non è meglio degli altri vaccini, si comporta come tutti i suoi 'simili' ad adenovirus. E ci sono discrepanze anche negli effetti collaterali, che sono molto più frequenti rispetto a quanto dichiarato dai russi".
Dal punto di vista produttivo, inoltre, "si tratta di avviare la produzione per due vaccini per farne alla fine uno. Perché lo Sputnik utilizza due adenovirus: adenovirus 26 per la prima dose, adenovirus 5 per la seconda. Il vaccino Johnson & Johnson usa il 26, il vaccino cinese il 5. Dagli studi emerge che l'effetto del richiamo con diverso adenovirus non è molto rilevante, tanto che i russi stanno preparando lo 'Sputnik light' con solo l'adenovirus 26, quindi identico a J&J".
"Allora mi chiedo: dovendo produrre vaccini in Italia, perché fare quello con doppio adenovirus, quando usandone solo uno si ottiene il vaccino J&J, già approvato? Vorrebbe dire fare un raddoppio delle linee, ma anche raddoppiare la possibilità di errore oltre che un'enorme spesa in più. Per un vaccino che, almeno adesso, non è stato autorizzato, e che quindi non può essere usato sugli italiani".
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