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Lockdown totale in Italia, i medici ribelli: "Scienza sia libera da interessi politici"

Sempre più medici e scienziati contro i lockdown totale. "Non serve, occorrono chiusure chirurgiche", dice Vaia. "La scienza sia libera da interessi politici".

15 Febbraio 2021

Lockdown totale in Italia

Fonte: lapresse.it

Sono molte lo voci autorevoli di medici e scienziati che esprimono contrarietà a un nuovo Lockdown totale in Italia. "Chiedere un lockdown totale è una misura barbara, senza razionale scientifico", ha detto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria. "Le soluzioni sono lockdown mirati, provinciali, localizzati, chirurgici e rapidi", ha riferito all'agenzia di stampa AdnKronos.

Lockdown totale in Italia, Basetti: "Barbarie"

"Abbiamo Sardegna e Val D’Aosta quasi bianche e le trattiamo alla pari dell’Umbria? Per me non è corretto", ha continuato l’infettivologo. "Speriamo che Draghi aiuti". "Si sentono quattro voci diverse: Cts, Ricciardi, Istituto superiore della sanità e ministro. Io ne vorrei sentire una unica: Chi parla per il ministero?", ha continuato Bassetti sardonico.

Per lui questa comunicazione schizofrenica e da prime donne non fa si "che la gente si comporti meglio". Al contrario, "i cittadini si comportano peggio". "Gravissimo quello che è accaduto oggi", continua riferendosi allo stop degli impianti sciistici. "Il ministero deve avere una voce unica!". L’esperto infine ha chiesto a Ricciardi dove dovrebbero essere le evidenze scientifiche che sostengono il lockdown totale. "Dire che lo fanno tutti non è un’evidenza". Rimane "solo evidente che il prezzo che vado a pagare da un punto di vista sociale ed economico è enorme".

Infine: "Abbiamo scoperto che il 20% dei ceppi sono varianti, ma siamo sicuri che non sia anche stato così venti giorni fa? Il consigliere del ministro avrebbe dovuto suggerire uno studio di sorveglianza sulle varianti su base nazionale tre mesi fa, non dieci giorni fa!".

Serve davvero?

A rispondere a questa domanda è Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. Gismondo si è detta preoccupata soprattutto per le conseguenze psicologiche che un nuovo lockdown totale in Italia potrebbe avere sulla psiche dei cittadini italiani, soprattutto i più giovani. "Un lockdown severo oggi, se certamente potrebbe apportare dei benefici in termini di prevenzione della circolazione delle nuove varianti" di Sars-CoV-2, "sarebbe un disastro dal punto di vista psicologico, sociale nonché economico".
 
E ancora: "Esiste una soluzione virologica ed esiste una strategia che prende in considerazione il benessere della persona". Questa non dipende solo dal successo nello configgere il virus, "ma anche dalla capacità di trovare in questa battaglia una giusta misura" di restrizioni, "sopportabile dalla nostra psiche". "Peraltro - continua Gismondo - la variante inglese si diffonderà comunque. Il virus non ha frontiere". 

Infine: "Le possiamo chiudere, il virus ci impiegherà un po’ più di tempo a penetrarle, ma lo stesso arriverà. Quindi le strategie devono essere almeno europee e devono sempre più tener conto, di fronte a una popolazione ormai stanca, delle reazioni che può avere la società".

"Lockdown totale in Italia non serve a nulla"

Secondo qualcuno, poi, "ridiscutere oggi di fare o meno un lockdown totale non serve a nulla, come non serve minacciarlo". "Il Paese ha fatto un scelta che è quella di convivere con il virus". Queste le parole di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma.

Secondo lui, ci siamo posti "l’obiettivo di anticipare il virus, ma l’Italia ha scelto di contenere i contagi con il sistema dell’algoritmo e dei ‘colori’ delle Regioni. L’unica vera obiezione che in questo momento ha una logica rispetto alla scelta fatta di un contenimento, invece che di una chiusura totale, è che stiamo vaccinando. Questa è la novità rispetto alla prima" ondata. "Su questo si potrebbe ragionare, ma senza minacciare ciclicamente il lockdown".

Varianti Covid 19

Infine, in merito alla diffusione di nuove varianti Covid nel nostro Paese, è intervenuto anche Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani di Roma. A RaiNews24, ha spiegato che "non si tratta di aggravare le misure" anti-Covid. Ma piuttosto "applicare con severità le misure che abbiamo". "Un lockdown severo non serve, ma occorrono chiusure chirurgiche", ha concluso, stigmatizzando, in un post su Facebook, "l’utilizzo delle varianti come 'clava politica'. La scienza sia sempre libera da interessi economici e politici".

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