04 Febbraio 2021
Un lungo applauso e, poi, striscioni, palloncini rossi e bianchi, manifesti listati a lutto. Così Caccamo, piccolo paese in provincia di Palermo, ha salutato Roberta Siragusa, la ragazza di soli 17 anni uccisa la notte del 23 gennaio. "Alle donne va rubato il cuore non la vita", si leggeva su un lenzuolo appeso nel piazzale della Chiesa Santissima Annunziata di Caccamo. Ed ancora: "Non esiste separazione finché esiste il ricordo".
Ad accompagnare il feretro, dietro alla bara c’erano i genitori e il fratello della ragazza e subito dopo una gigantografia di Roberta. Attaccato al petto dei genitori e degli amici, un nastrino rosso per dire 'no' alla violenza sulle Donne.
"Siamo qui, sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Roberta. Corpo martoriato. Sacrificato. Vita che ci è stata rubata", così ha aperto la sua omelia l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, celebrando le esequie. "Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché? Perché questo strazio indicibile inflitto ai cari genitori Iana e Filippo, al fratello Dario, ai familiari, agli amici, alla città intera?" ha proseguito monsignor Lorefice.
In carcere, intanto, resta il suo fidanzato 19enne, Pietro Monreale, accusato di avere ucciso la ragazza e di averne dilaniato il cadavere.
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