10 Giugno 2025
Landini, fonte: Imagoeconomica
Che io detesti Antonio Tajani e’ cosa talmente nota che non sto a ripeterla.
Alla notizia del mancato raggiungimento del quorum nei referendum, il maggiordomo del compianto (non da me) Cavaliere si è precipitato a dichiarare che occorre cambiare la normativa sul referendum, eliminando la necessità di raggiungimento del quorum.
Mi sembra del tutto evidente che un uomo che ha basato tutta la sua carriera politica sul servilismo e non sull’adempimento di un mandato conferitogli dagli elettori faccia una simile dichiarazione.
Ci avviamo verso un sistema tardo democratico in cui i diritti politici non verranno più esercitati dalla stragrande maggioranza dei cittadini, perfettamente consapevoli-forse per la prima volta nella storia-che, nonostante il suffragio universale, nulla possa cambiare. Così le cose sono destinate a cambiare, ma in peggio. Alle elezioni politiche, non vinceranno i partiti di maggioranza relativa nel paese, ma i partiti di maggioranza relativa dei votanti (come del resto già succede) che saranno una minoranza sempre più esigua degli aventi diritto. Con l’abolizione del quorum necessario per la validità dei referendum, le normative varate dal potere legislativo potranno essere abrogate da un manipolo di volenterosi che, recandosi a votare, sovvertiranno il Parlamento.
Tutto ciò è semplicemente aberrante, ma assolutamente consequenziale con lo svuotamento del sistema democratico dall’interno. Non esiste una vera opposizione politica, un’alternativa a ciò che ormai è lo status quo incontestato e incontrovertibile in tutto l’Occidente. Nessuno, ad esempio, mette in discussione l’architrave su cui si fonda tutta la società contemporanea: l’emissione di moneta fiat, che viene decisa da organismi privati (sebbene facenti pubbliche funzioni) come la FED e la BCE.
Siamo ancora divisi, esattamente come ai tempi di Karl Marx, tra destra e sinistra nonostante sia la prima che la seconda si siano declinate in varianti tanto diverse tra loro da costituire una galassia di teorie politiche. Un ordoliberale sarebbe inorridito davanti alla deriva neoliberista della società occidentale. Lo stesso Karl Marx sarebbe inorridito ascoltando tutte le farneticazioni dei nostri contemporanei che ancora si dichiarano marxisti. Eppure, è intuitivo che il tempo passa e persino le migliori teorie politiche prima o poi risultano superate.
Parliamoci chiaro, la democrazia, in Italia come altrove, è una foglia di fico che copre il semplice fatto che destra e sinistra stanno portando avanti la medesima agenda. Non c’è nessun dissenso su quelli che sono i veri temi che andrebbero affrontati. Al contrario, si porta avanti l’agenda Draghi, la svendita della nostra sovranità nazionale, la cessione ai grandi fondi di investimento statunitensi degli ultimi pezzi di qualche valore della nostra economia, il riarmo, le sanzioni alla Federazione Russa, la chiusura verso i Brics, l’accettazione dell’immigrazione clandestina come un Destino. Si accetta il debito pubblico come se fosse qualcosa di naturale, quando non è altro che il sistema inventato dalla finanza internazionale per controllare e indirizzare la politica. Ci si affida a nullità antropomorfe come Antonio Taiani e Carlo Calenda (memorabile che si sia presentato al seggio con una scheda elettorale esaurita!). Soprattutto ci si affida a uno come Landini, convinti che tuteli i diritti dei lavoratori, quando tutela unicamente la propria poltrona. Ieri ha dichiarato: "Nell'appello al non voto è stata messa in gioco la democrazia": c'è del vero, esiste un'emergenza democratica, molto seria. Soprattutto i più giovani non credono più nella politica.
Qual è la soluzione? Governare con lo zero virgola dei consensi e chiamarla democrazia oppure incominciare finalmente ad agire responsabilmente e nell’interesse della nazione?
Vergogna nazionale chi propende per la prima ipotesi.
Di Alfredo Tocchi
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