30 Settembre 2020
Papa Francesco (fonte foto Pixabay)
Si è conclusa l'inchiesta sui soldi del Vaticano. In un documento straordinario di 59 pagine viene spiegato quanto accaduto e delineato un quadro preoccupante. Onnipotenti e rapaci - si legge su Repubblica - hanno architettato operazioni diaboliche per depredare la Santa Sede e messo persino le mani sul conto riservato di Francesco, la più protetta delle casse vaticane. La ricostruzione di un saccheggio da 454 milioni. La sintesi degli inquirenti è sconvolgente. "La Segreteria di Stato finanzia l’operazione londinese con linee di credito del Credit Suisse e della Banca della Svizzera Italiana per 200 milioni di dollari garantite attraverso la costituzione del pegno di valori patrimoniali posseduti dalla Segreteria di Stato e rinvenienti nelle donazioni dell’Obolo di San Pietro". Ossia dei fondi per le elemosine, messi a servizio delle speculazioni per importi ancora indefiniti "che possono arrivare fino a 454 milioni di euro".
Mincione, emerge dal dossier come il regista delle manovre. Il raider venuto da Pomezia, attivo in partite che vanno dallo scontro per la banca genovese Carige a quella per il controllo di Retelit, era assistito dall’avvocato Giuseppe Conte fino a pochi giorni prima dell’insediamento a Palazzo Chigi. Dalla rogatoria - prosegue Repubblica - emerge un fronte nuovo e assai torbido di investimenti pontifici. La cartolarizzazione dei crediti avanzati da ospedali privati e cooperative nei confronti delle Asl. Società che si inseriscono così nei rapporti del Fatebenefratelli di Roma con la Regione Lazio. E soprattutto il Vaticano si lega a una cooperativa, la Osa, che grazie alla raccomandazione di Tirabassi ottiene un contratto record dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Affidato a un soggetto che viene segnalato «per forti legami e ambienti e persone della camorra pugliese (Clan Campana e Sacra Corona Unità)».
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