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Festival di Venezia, 'Campo di Battaglia' del regista Gianni Amelio: "Sbagliato che la guerra al cinema diventi avventura"

Oltre 7 minuti di applausi per la pellicola che si pone come "apologo utopistico contro le guerre"

01 Settembre 2024

Festival del Cinema di Venezia, oltre 7minuti di applausi alla fine della proiezione per "Campo di battaglia" di Gianni Amelio, liberamente ispirato a "La Sfida" di Carlo Patriarca (Beatbestseller). "Non un film di guerra ma sulla guerra", tiene a precisare il regista che sottolinea anche come "spesso il film di guerra si trasforma in un film d'avventura e questo è sbagliato perché toglie tragicità alla guerra". 

In questo film sulla guerra, Amelio sceglie di non mostrare combattimenti e morti: "sono usurate queste immagini, ne vediamo troppe, ci sembrano paradossalmente irreali. Tutti i giorni da tutti i fronti, dall'Ucraina, da Gaza e dai gommoni affondati, ci arrivano scene di morti, feriti, bombardamenti e a questa assuefazione terribile io non ci sto".  

Utopia a monte

Il racconto è ambientato nel 1918 e il vero campo di battaglia non è quello dove i soldati devono affrontarsi, ma l'ospedale militare vicino al fronte, dove gli uomini arrivano in cerca di una via di fuga dalla guerra più che una guarigione dalle mutilazioni, spesso auto-inflitte come tentativo estremo per avere la possibilità di tornare a casa, alla vita.

L'ufficiale medico Stefano (Gabriel Montesi) scopre e stronca i tentativi dei soldati e li rispedisce al fronte; la sua antitesi è Giulio (Alessandro Borghi, per il film dimagrito di oltre 10 Kg), compagno di infanzia e di studi, che cerca di salvare quante più vite è possibile, andando contro le regole. Con quella dei due protagonisti si intreccia la vicenda dell'infermiera Anna (Francesca Rosellini). 

"C'è un'utopia a monte. Questa storia - dice Amelio - non è un apologo realistico contro la guerra ma utopistico. Tutto va in una sola direzione: le guerre fanno male, le vittime sono soprattutto innocenti, allora utopisticamente per fermarle meglio che non ci siano più braccia per imbracciare fucili. È un paradosso, certo, ma su cui si fonda la morale del film".

E se la Grande Guerra finisce, non finisce la battaglia per la salvezza, perché in quel 1918 arriva la Spagnola con le bare sui camion in un inquadratura che richiama tragicamente quelle viste ai Tg durante il lockdown.  

Girato tra Veneto e Trentino, sceneggiato dallo stesso Amelio con Alberto Taraglio, il film aaproderà nelle sale il prossimo 5 settembre,

 

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