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Harari (Pneumologo) al GdI: "Inquinamento atmosferico impatta su tutto l’organismo. SSN datato, va riformato. Pandemia, corretto il protocollo tachipirina e vigile attesa. Intubazione dannosa? Non diciamo imbecillità"

Sergio Harari al Giornale d'Italia: "L'inquinamento atmosferico impatta sull'organismo, non solo a livello polmonare. Dopo il Covid, il Sistema Sanitario Nazionale vecchio di quarant'anni: serve una riforma sostanziale. Serve anche investire sulla ricerca, da quel punto di vista siamo il fanalino di coda d'Europa"

22 Maggio 2023

Sergio Harari Professore di Medicina e Direttore di Pneumologia all'ospedale San Giuseppe di Milano, a margine del Primo Festival del Progresso Sociale, al Palazzo delle Stelline, ha rilasciato alcune riflessioni relative all'impatto che l'inquinamento atmosferico ha sulla salute, sottolineando come non sia coinvolto solo l'apparato respiratorio, ma molto altro. Prosegue indicando quali siano, a suo parere, le criticità del SSN. Espone, infine, la sua opinione riguardo ad alcuni aspetti del protocollo medico perseguito in fase pandemica. 

 

Primo Festival del Progresso Sociale, quali le principale tematiche?

L’argomento della transizione ecologica è uno degli argomenti perno su cui si sviluppano oggi le discussioni e credo che uno dei temi più importanti sia quello dell’inquinamento atmosferico. Io mi occupo prevalentemente di salute respiratoria e quindi di quelle che possono essere le ricadute dell’inquinamento atmosferico sulla nostra salute, che oggi sappiamo essere ricadute, non solo sui polmoni, ma su tutto il nostro organismo. Quindi, esiste tutto un tema di sostenibilità socio-economica degli interventi per ridurre i livelli di inquinamento atmosferico, dall’altra parte di comportamenti individuali che possono essere virtuosi e tenendo conto che, comunque, l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico oltre ad essere normato da norme della comunità europea per cui poi siamo sanzionati per le inadempienze, rappresenta comunque un problema di salute pubblica molto importante.

 

Quindi, non solo ricadute sull'ambiente, ma anche sulla persona? 

Si, sulla nostra salute, noi sappiamo che aumentano tutta una serie di patologie, che un tempo pensavamo essere prevalentemente quelle respiratorie, poi anche quelle cardiovascolari, oggi sappiamo essere anche molto lontani dall’azione diretta come addirittura anche effetti sulla gravidanza, sul feto in attesa del termine, della crescita o anche di apprendimento nei ragazzi, quini abbiamo una vastità endocrinologica sul diabete, su alterazione della tiroide. Una vastità di effetti, per usare un termine medico, sistemici cioè su tutto l’organismo che hanno ricadute fortemente negative, quindi questo da una parte quello che la scienza ci permette di riconoscere, dall’altra parte abbiamo un tema di interventi socio-economici che devono coniugare la tutela della salute pubblica con la sostenibilità socio-economica, cosa che non è semplice.



A livello di gestione medica della pandemia, abbiamo visto delle criticità? Come, ad esempio, l'assenza di autopsie fatte precocemente che avrebbe aiutato a risolvere la gestione della polmonite? 


Ma io non credo che le autopsie ci avrebbero potuto aiutare a sviluppare i protocolli che poi abbiamo sviluppato, per esempio, sull’uso del cortisone in prima istanza piuttosto che sui successi antivirali. Credo che il corpo sanitario nel suo complesso, quindi non mi riferisco solamente ai medici, abbia dato in questo paese una prova straordinaria di tenuta e di abnegazione nella gestione della pandemia. Abbiamo imparato molte cose dalla scienza, abbiamo imparato anche dei correttivi per ciò che riguarda comunicazione pubblica dei dati scientifici ma non solo, credo che il problema sia oggi sostenere il servizio sanitario nazionale che è uscito molto provato dalla pandemia e che in questo momento ha una serie di criticità che derivano da una parte dalla necessità di una riforma sostanziale, ricordo che il nostro sevizio sanitario nazionale ha una riforma ormai che data oltre quarant’anni e dall’altra parte da finanziamenti sia per l’assistenza che per la ricerca, in cui siamo il fanalino di coda d’Europa.

 

La strategia della tachipirina e vigile attesa?


Nei pazienti che sono paucisintomatici o che non hanno particolari interessamenti d’organi, il paracetamolo e la vigile attesa sono, comunque, una strategia che è assolutamente condivisibile che non ha sortito particolari effetti negativi, è uscito recentemente una metanalisi degli studi su una nostra rivista che è il New England, che dice che il cortisone va utilizzato solo nei pazienti con polmoniti in insufficienza respiratoria, quindi si può discutere sull’uso degli antinfiammatori non steroidei, ma cambiano rispetto al paracetamolo.

 

Dicono anche che l'intubazione abbia potuto catalizzare il decesso nei pazienti con polmonite...

Io direi di smetterla di dire imbecillità.



Chi è Sergio Harari

Milanese del 1960, Sergio Harari, dopo la maturità classica, si laurea in in Medicina e Chirurgia, specializzandosi in Malattie dell’apparato respiratorio, Anestesia e rianimazione e Chemioterapia. È primario di Pneumologia all’ospedale San Giuseppe di Milano e autore di testi specialistici e di numerose pubblicazioni su riviste internazionali. Associa all’attività scientifica quella di divulgazione medica e collabora da anni con il “Corriere della Sera”. È stato un pioniere dell’attività di trapianto polmonare in Italia, che ha sviluppato presso l’Ospedale di Niguarda, dove ha a lungo diretto il programma dedicato. Si è poi dedicato alla ricerca nel campo delle malattie rare polmonari. È presidente e fondatore dell’associazione non a scopo di lucro Peripato, impegnata nel campo della ricerca medica e della cultura. È stato direttamente coinvolto nella gestione della pandemia Covid-19.

Inoltre, Harari è professore di Medicina Interna all'Università Statale

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