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Daria Braga, Laureus: "Pandemia, impatto psicologico preoccupante sui bambini: lo sport è necessario per il loro sviluppo"

Daria Braga, Direttrice di Fondazione Laureus Italia: "In neuropsichiatria ci segnalano ansia, depressione e ritiro sociale: lo sport è una risposta al disagio minorile". L'intervista a Il Giornale d'Italia

25 Settembre 2022

L’amore di Nelson Mandela verso lo sport ha ispirato le future generazioni, una passione nota anche per il Mondiale di Rugby del 1995, fortemente voluto da Madiba, che vide il primo vero trionfo internazionale del Sudafrica finalmente integrato e unito. Nel 2000, in occasione del Laureus Awards, Mandela espresse un messaggio fondamentale: “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare. Parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono. Lo sport ha il potere di creare speranza dove c'è disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni”.

Il messaggio rappresentò lo sport sotto una luce educativa, prima che competitiva ed è il concetto su cui la Fondazione Laureus fonda le proprie radici. La Fondazione è presente in Italia dal 2005 e opera in realtà socio-economiche difficili in tutto il paese, offrendo un concreto sostegno ai bambini tramite oltre 14 progetti e con un’attenzione particolare sia alle attività sportive che all’aspetto terapeutico. La Fondazione, infatti, vanta della presenza di professionisti sportivi e degli psicologi, per dare ai bambini un sostegno a 360 gradi.

Tra le iniziative, l’8 settembre si è tenuta la “Laureus F1 Charity Night” a Milano, l’evento annuale di fundraising a sostegno delle attività di Fondazione Laureus Sport for Good Italia. La serata ha visto la presenza di Ambassador come l’ex allenatore Fabio Capello, l’ex rugbista Marco Bortolami, l’ex cestista Riccardo PittisAlice Ronchetti, il simbolo italiano del softball.

La Direttrice di Fondazione Laureus Italia, Daria Braga, anche psicologa-Psicoterapeuta, ha raccontato a Il Giornale d’Italia i progetti della Fondazione e il lavoro sul campo dei professionisti del team, rivelando come lo sport sia aggregazione e come i benefici si riflettono a favore dei bambini.

“Fondazione Laureus nasce nel 2000 su ispirazione di Mandela, perché diceva che lo sport ha il potere di cambiare il mondo ed è più forte dei governi. Grazie a questo movimento internazionale, oggi ‘Laureus Sport for Good’ ha dei progetti straordinari in tutto il mondo. Tramite e con lo sport, i progetti aiutano tutte le fragilità. Lo sport è uno strumento potente, a partire dai bambini che vivono contesti difficili nel mondo, per la guerra o per famiglie complicate in grande povertà.

In Italia operiamo dal 2005 con un approccio particolare, un modello Laureus sperimentato nelle periferie delle più grandi città italiane. Con questo modello si creano delle reti importantissime per presidiare e mettere in contatto persone che non dialogavano tra di loro, come insegnanti, società sportive e allenatori.

Questo è un lavoro che fanno i nostri project manager, individuando quali sono le aree più complicate e dove c’è più bisogno e, spesso, si tratta delle periferie delle grandi città. I nostri operatori prendono contatti con le scuole, soprattutto con i dirigenti scolastici, che in questi anni hanno risposto molto bene e che insieme agli insegnanti costituiscono figure importantissime. Con Laureus creano una relazione segnalandoci i bambini più a rischio per diversi tipi di problematiche; sono bambini con fragilità personali o provenienti da famiglie con problematiche interne importanti, in certi casi a causa di una evidente povertà che mette in crisi il loro sviluppo.

Noi cerchiamo di coinvolgere il numero più alto possibile di bambini e li inseriamo in attività sportive. L’attività sportiva deve essere fatta ad un livello alto, per questo chiediamo alle società sportive meritevoli operanti sul territorio di collaborare con noi e inserire nelle attività i bambini segnalati. Abbiamo 18 tipi di attività sportive diverse, il panorama è ampio. Agli allenatori chiediamo specialmente di seguire la nostra formazione, che non vuole imporre tecniche particolari, ma parte dal presupposto che lo sport sia un grandissimo generatore di emozioni. Noi lavoriamo moltissimo sulle emozioni dei bambini, che spesso sono abbinate a vissuti non piacevoli. Cerchiamo di scardinare questo vissuto accompagnandoli durante il percorso insieme agli allenatori, che diventano la figura più importante per il bambino, una grandissima guida. Tutti gli allenatori che ci hanno seguito hanno affermato come questa formazione aggiunga alle loro competenze tecniche delle competenze relazionali importanti, per gestire problematiche specifiche dei bambini e di tutto il gruppo. Alla fine, la relazione beneficio di un singolo bambino ricade su tutto il gruppo squadr

Giovanni Ghidini, il nostro responsabile educatore insieme alle nostre psicologhe come Alessandra Stella, Giuditta e Rossella, persone che hanno una formazione straordinaria, importante per il terzo settore. Lavoriamo con psicologi non solo laureati, ma hanno anche master e specializzazioni in psicoterapia dello sport. Grandi professionisti che offrono le loro conoscenze ad un mondo complicato, quello che ci ritorna a noi team Laureus è un grande entusiasmo. Tutti i nostri percorsi vengono monitorati. Gli psicologi dello sport monitorano il miglioramento delle competenze dei bambini e degli allenatori e il riscontro di questi anni è stato molto buono.

Durante, ma soprattutto dopo la pandemia ci sono stati tanti problemi. Per quanto riguarda il periodo durante la pandemia, recuperare e rimanere in contatto soprattutto con i bambini che vivono in un contesto difficile è stato complicato. Ci siamo riusciti, grazie agli insegnanti e alle scuole con cui abbiamo un rapporto straordinario, che hanno dato tantissimo per fare in modo che loro stessi, insieme agli psicologi, facessero da tramite. Insieme alle psicologhe, abbiamo aperto delle pagine su internet e nei social per dare buone motivazioni ai bambini tramite lo sport e abbiamo fatto formazione online agli allenatori. I sabato sera, spesso, a seguire la formazione erano 150 allenatori. Da un certo punto di vista ci siamo sentiti ancora più in dovere di impegnarci tantissimo per cercare di esserci in quel momento in cui eravamo tutti molto spaesati, dal momento che sono stati chiuse tutte le nostre attività primarie: fare attività sportiva.

Pandemia, Daria Braga: “Alle fragilità note, se ne sono aggiunte altre: le stiamo guardando tutti negli occhi”

Tuttavia, la comunicazione è rimasta aperta e i social hanno fatto il loro lavoro in quel momento, perché ci hanno permesso di trasmettere tanti messaggi e di fare attività sportiva online. Il tema particolare è venuto dopo, perché ci siamo ritrovati con una fragilità non solo, naturalmente aspettata, dei nostri bambini, ma di tantissimi bambini che hanno pochi fattori protettivi. Parliamo di tutta una generazione di ragazzini che in neuropsichiatria ci segnalano come aventi grandissime problematiche, tra le quali ansia, depressione e ritiro sociale.

Su tutti i giornali sono già usciti dati molto allarmanti. Alle fragilità note se ne sono aggiunte altre, che preoccupano tantissimo e stiamo guardando tutti negli occhi queste fragilità. Lo sport per lo sviluppo, non solo le attività sportive, per come le facciamo e le interpretiamo, è una risposta efficace alle tante facce di questo disagio minorile. Per fare del bene, bisogna farlo bene, abbiamo bisogno dei professionisti in campo per tiare fuori il meglio di ogni bambino. Alla fine, è questo il nostro obiettivo, spesso gli allenatori ci dicono “vediamo il grande talento”. Tutti noi abbiamo come obiettivo che il bambino diventi un grande cittadino, un adulto consapevole e una persona che sa affrontare le difficoltà che purtroppo non possiamo impedire, come la pandemia, la guerra e le difficoltà di ognuno. Quello che possiamo fare è dare pillole di resilienza tramite un grandissimo valore sportivo, perché dà la capacità di tirare fuori quello che ognuno sa o non sa ancora di avere per affrontare le difficoltà.

Noi lo insegniamo dando molta più fiducia in sé stessi e puntando a relazionarsi con gli altri; questo è un aspetto molto segnato dalla pandemia. Siamo consapevoli che la scuola sia importantissima per le relazioni, le chiusure e l’incapacità di trovarsi hanno segnato profondamente, facendo emergere cose che già c’erano; è un segnale d’allarme da tenere in considerazione. Lo sport aiuta a stabilire dei tempi diversi e ad avere una maggiore consapevolezza fisica. Quello che intendiamo con “sport dello sviluppo” riguarda offrire attività sportive, grazie ai centri sportivi che abbiamo in tutta Italia. Inoltre, puntiamo a fare doposcuola con educazione alimentare e educazione digitale, creando dei momenti di gioia senza demonizzare nulla, cercando, invece, di portare i device su un interesse fisico. La robotica educativa è un tema molto attuale e interessa anche i bambini. Tutta la sfera emotiva, se viene aiutata dalla parte motoria, è un grandissimo sviluppo del bambino e deve essere preso molto di più in condirezione.

“Per fare del bene, bisogna farlo bene”: i progetti di Fondazione Laureus

Abbiamo dei progetti molto diversificati. Partecipiamo a bandi come ‘Impresa Sociale Con i Bambini’ e ‘Fondazione con il Sud’. In partnership con ‘Impresa sociale con i bambini’ e ‘Playing for change’, abbiamo creato dei centri sportivi di comunità in tutta Italia, soprattutto a Palermo, Napoli e Roma. Sono centri che hanno come punto fondamentale l’attività sportiva, ma offrono anche la possibilità di tenere i bambini in un contesto sano. Quindi, attività sportiva seguita dal doposcuola, ma anche espressioni artistiche, come a Roma dove si possono fare anche i murales ed educazione ambientale, ad esempio coltivando degli orti. Tramite un percorso diverso, più creativo e sempre con uno spirito sportivo, motiviamo tantissimo i bambini insegnando a fare fatica in modo allegro.

Le risposte sono soddisfacenti anche da parte dei genitori, che vedono i loro figli accuditi a 360 gradi, stimolati e motivati, con pillole costanti di fiducia in loro stessi e dando loro più consapevolezza.

Lo sport in chiave terapeutica: professionisti in campo e rete tra gli adulti

Questo è il mio settimo anno alla Fondazione. Io sono sempre stata sportiva, ho cresciuto i miei figli con la passione per lo sport. Nonostante fossi educata all’attività sportiva, non avevo mai visto lo sport in questa chiave “terapeutica”. La mia passione e attenzione verso le problematiche infantili è sempre stata molto grande; quindi, quando mi hanno offerto la direzione della Fondazione Laureus, ho visto mettere insieme le mie passioni.

Quando sono arrivata ho visto veramente un approccio innovativo. Il modello Laureus si impegna a prendersi cura di alcune problematiche tramite lo sport con dei professionisti in campo, creando rete e mettendo in relazione gli adulti che si occupano dei bambini con competenze diverse, dagli insegnanti ai dirigenti scolastici e ancora allenatori, dirigenti sportivi, ambasciatori sportivi. Per tutto questo, mi sono appassionata immediatamente.

Tra le iniziative che stiamo portando avanti c’è il progetto di vela a Napoli, con il Circolo del Remo e della Vela Italia, la vela è una scuola di vita al mare, insegna a rispettare le regole. Abbiamo un progetto con Nike sul genere femminile. Cercando di abbattere stereotipi e pregiudizi, questo progetto stimola il mondo femminile verso l’attività sportiva. Poi c’è Olimpia, un altro fiore all’occhiello all’interno di Eurolega, un progetto che ci ha visti protagonisti per aver vinto la medaglia d’argento; ne siamo molto orgogliosi. Un altro progetto è insieme a Mission Bambini. Si tratta di ‘Stringhe’, un progetto con la robotica educativa. Si tratta di un bando che abbiamo vinto con Impresa sociale con i bambini e di cui il CNR sta monitorando l’andamento del progetto. Non vedo l’ora di raccontare che tipi di risultati verranno dati”.

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