31 Ottobre 2020
Fonte: lapresse.it
Con l’evolversi della pandemia, i numeri dei contagiati dal Covid-19 continuano ad aumentare. Davanti alla drammaticità della situazione, i governi di tutta Europa si stanno affannando alla ricerca di misure che permettano una frenata della curva epidemiologica e, allo stesso tempo, impattino il meno possibile su una già più che precaria situazione economica.
In Italia, dal 24 di ottobre sono state chiusi tutti i cinema e teatri, ma anche piscine e palestre. Allo stesso modo, si sono fermati i bar e i ristoranti dopo le 18 e si è provveduto a introdurre un regime di coprifuoco nelle zone più a rischio. I provvedimenti ricalcano dunque, sebbene non ancora in maniera definitiva, l'approccio del Governo alla prima ondata, quella che ha colpito l’Italia tra marzo e aprile. Se dunque oggi, a distanza di sei mesi dalla fine del lockdown primaverile, ci troviamo in una situazione che richiede di implementare nuovamente le stesse misure di inizio marzo, è evidente che la strategia non ha funzionato. Visto che non esiste, al momento, un chiaro orizzonte temporale entro il quale la pandemia terminerà, non si può certo pensare di chiudere e aprire tutto a tempi alterni a seconda del corso dell’epidemia: l’economia nazionale non sarebbe in grado di reggere. La fase di preparazione alla seconda ondata che stiamo vivendo in queste settimane non ha funzionato anche, e soprattutto, perché chi doveva preparare il Paese a reggere l’onda d’urto della seconda ondata, leggasi Governo, Regioni e Comuni tutti, non è stato in grado di farlo. Dalla sanità, con le evidenti carenze di terapie intensive, medici specializzati e blackout del sistema di tracciamento dei positivi, ai trasporti, nulla è stato sostanzialmente fatto per evitare che i contagi riprendessero in maniera così feroce.
Davanti a queste evidenze, è però necessario fare un ragionamento che a marzo non si poteva fare. Oggi abbiamo dati reali e accurati su come il virus Covid-19 si comporti e sul diverso impatto che ha, a seconda delle varie fasce di popolazione. I numeri dicono che l’82% dei deceduti aveva più di 70 anni, cifra che diventa il 94% se si includono i sessantenni. Uno studio pubblicato oggi dall’ISPI dimostra come la letalità del virus aumenti esponenzialmente con il crescere dell’età. Muoiono infatti meno di 5 persone su 10.000 nella fascia che va dai 30 ai 39 anni, mentre sono oltre 7 ogni 100 contagiati le morti tra gli over 80. Ancora, delle oltre 37 mila morti nel paese, solo 409 avevano meno di 50 anni. Il dato è dunque un chiaro indicatore del fatto che, ad oggi, siamo in grado di dire che il Covid-19 non è letale in maniera indiscriminata, anzi, è causa di morte quasi e solo esclusivamente per coloro che hanno più di settant’anni o, differentemente, soffrono di patologie persistenti che ne aggravano lo stato di salute. Lo studio dell’ISPI procede spiegando che se ipoteticamente oggi si scegliesse di perseguire la strada dell’immunità di gregge, questo richiederebbe che si infettasse circa il 70% della popolazione, per rallentare il diffondersi del virus. L’evento metterebbe in conto però, sempre applicando i numeri raccolti fino ad adesso, un numero di m0rti che varierebbe tra i 430.000 e i 700.000 decessi in più, un’ecatombe.
Visti i dati raccolti sulla letalità del Covid-19, ad emergere è una nuova corrente di pensiero che indica come la strategia migliore per evitare l’aumento dei morti, ma allo stesso tempo riprendere a far girare la già derelitta economia nazionale, sia nell’implementare un “lockdown” mirato che colpisca solo i soggetti più a rischio, ovvero gli anziani. Stimando gli effetti di un lockdown in base all’età anagrafica, lo studio mostra che, rispetto a 12 mesi fa, la mortalità totale del virus aumenterebbe del 18% nel caso in cui si isolassero gli over 70. Nel caso in cui si procedesse con la teoria dell’immunità di gregge, la mortalità rispetto agli anni precedenti aumenterebbe invece del 71%. Se invece si procedesse a isolare anche gli over 60, l’aumento della mortalità sarebbe solo del 7%. Questo indica che, procedendo ad isolare gli anziani in maniera efficace, si ridurrebbe il tasso di letalità del Covid-19 in maniera anche maggiore rispetto alle attuali misure di contenimento.
Un efficace isolamento degli anziani permetterebbe dunque la ripresa di svariate attività commerciali. Se al posto di isolare l’intera popolazione si isolassero solo coloro che sono a rischio decesso nel caso in cui dovessero contrarre il virus, l’epidemia diventerebbe una contingenza gestibile anche dal punto di vista economico. In un articolo apparso sul Foglio, si mette in luce lo stesso aspetto. L’idea sarebbe quella di far circolare il virus nelle fasce d’età considerate non a rischio (0-60), proteggendo le altre categorie dal contagio.
Chiaramente, esistono delle difficoltà nell’applicare misure del genere. Tuttavia, non sono insormontabili. L’articolo del Foglio ipotizza ad esempio, come si potrebbe far fare la didattica a distanza solo agli insegnanti anziani, mandando di nuovo a scuola tutti gli under 50. Ciò eviterebbe la perdita di capitale umano che deriva dalla chiusura degli istituti scolastici. Un altro esempio riguarda la creazione di corse differenziate per anziani e giovani sui mezzi pubblici, evitando che le diverse fasce vengano a contatto. Lo stesso andrebbe fatto per negozi e supermercati, creando orari di accesso diversificati. Dal momento che poi, complice l’avanzamento dell'aspettativa di vita, la fine dell’età lavorativa è stata spostata in avanti, lo smart-working andrebbe implementato in maniera totale per chi appartiene alle categorie a rischio. L’idea più innovativa poi riguarderebbe quella di sfruttare i numerosi alberghi vuoti per permettere ai giovani di uscire dalle case in cui vivono soggetti a rischio, utilizzando magari un sistema di voucher emessi dal governo. Questo permetterebbe la ripresa di tutta una serie di attività, dai bar allo sport, che attualmente sono chiuse proprio perché il contagio che avviene in questi posti si trasmette in famiglia, creando pericoli per gli anziani. L’esperienza del lockdown primaverile ha inoltre mostrato come sia possibile aiutare, tramite reti di solidarietà, coloro che sono impossibilitati a compiere semplici gesti come andare a fare la spesa.
Isolare gli anziani avrebbe dunque un'infinita serie di benefici. In primis si eviterebbe un secondo lockdown, ipotesi ormai sempre più vicina. Si garantirebbe poi a tutte le generazioni che vanno dai 0 ai 60 anni di tornare a vivere come prima, vista la limitata, se non in casi particolari, incidenza del virus sulla salute personale. La mossa permetterebbe soprattutto agli studenti di tornare a scuola e vivere la socialità nella maniera più appropriata. Un efficace isolamento degli anziani vedrebbe diminuire in maniera evidente il numero dei morti, come dimostrato sopra, garantendo allo Stato la ripresa dell’economia. Tutti i costi che ne deriverebbero, ingenti ovviamente, non sono comunque paragonabili con quelli che attualmente le misure restrittive costringono a sostenere. La chiusura forzata delle attività, collegata al costo della cassa integrazione e al crollo del PIL è il peggior presagio che si possa avere per il futuro di questo Paese.
Occorre dunque un rapido cambio di strategia. Le misure prese in queste settimane non ci mettono sicuramente al riparo da un’eventuale terza ondata (come il lockdown primaverile non ci ha protetti da quella in corso). Isolare gli anziani, oltre che proteggerli, permetterebbe il rilancio del paese e la rinascita di una generazione: fatelo subito.
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