04 Giugno 2023
Il messaggio di Novak Djokovic sul Kosovo diventa un caso politico. "Il Kosovo è il cuore della Serbia. Stop alla violenza", ha scritto sulla telecamera il fuoriclasse di Belgrado dopo la vittoria al Roland Garros sullo statunitense Aleksandar Kovacevic. "Mio padre è nato in Kosovo, sento il bisogno di esprimere il mio sostegno al nostro popolo e a tutta la Serbia. La mia posizione è chiara, come ho sempre detto pubblicamente: sono contrario alla guerra, alla violenza, a ogni forma di conflitto".
Dopo le sue parole, il murale di Djokovic è stato imbrattato da qualche esponente della minoranza albanese. Ciò va in scena ogni volta che una scintilla fa accendere la questione etnica nel Kosovo del Nord. Il penultimo episodio, dopo questo più recente, è andato in scena lo scorso febbraio, quando era stata gettata una tanica di vernice bianca sul dipinto commissionato sette anni fa a un artista di Belgrado (opera subito restaurata prontamente).
Come ha riportato Il Corriere della Sera, adesso, al contrario, è stata usata una bomboletta spray per disegnare uno scarabocchio sulla faccia del campione. L’ultimo sfregio non è solo conseguenza delle sue dichiarazioni sul Kosovo cuore della Serbia fatte al Roland Garros. Si tratta di qualcosa che infatti va in scena regolarmente.
Le parole del serbo, che a Parigi insegue il 23esimo Slam, tuttavia, sono arrivate dopo gli episodi di tensione registrati lunedì a Zvecan, la città nel nord del Kosovo dove è cresciuto il padre di Djokovic. Gli scontri hanno causato una trentina di feriti tra i soldati della Kfor, la forza di peacekeeping della Nato.
I nazionalisti serbi hanno tentato di aggredire la cerimonia di insediamento del sindaco di etnia albanese. In quella regione i serbi rappresentano la maggioranza della popolazione e alcuni gruppi hanno rifiutato di partecipare alle elezioni amministrative. La Serbia, infatti, continua a rifiutare di considerare il Kosovo come una nazione indipendente, come invece hanno fatto oltre cento membri delle Nazioni Unite dopo la dichiarazione di indipendenza del 2008.
Secondo il presidente della Federazione tennis del Kosovo Jeton Hadergjonaj il messaggio di Djokovic può inasprire le tensioni. "Un messaggio simile, se arriva da una figura pubblica come quella di Djokovic in un evento come il Roland Garros, non è di aiuto. Capisco che lui abbia ancora legami con quella regione del Kosovo, penso ci viva ancora una parte della sua famiglia, ma il Kosovo è una nazione indipendente, riconosciuta dall'ITF, da Tennis Europe, e da tutta la comunità tennistica internazionale. C'è un principio fondamentale nella Carta olimpica, le organizzazioni sportive all'interno del movimento olimpico devono essere politicamente neutrali. L'Itf è riconosciuta dal Comitato olimpico internazionale. Chiederemo ufficialmente che Djokovic sia multato".
Ma rimane altresì vero che il regolamento dei tornei del Grande Slam non vieta in modo ufficiale l'espressione di messaggi politici al contrario del Cio.
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