Sanremo, Rai e case discografiche non ne possono già più del festival, nessun big della canzone italiana, colpa del Comune
Purtroppo ad andarci di mezzo è stato Carlo Conti, direttore artistico costretto a organizzare un Festival 2026 pieno zeppo di seconde linee proprio a causa del boicottaggio sanremese da parte delle case discografiche, stanche di pagare 120 mila euro per ogni artista
Il comune di Sanremo, il sindaco, la sua giunta, i proprietari di case che affittano a prezzi assurdi durante il Festival, i gestori di hotel, ristoranti, trasporti privati, il teatro Ariston: in questo momento sono tutti nemici giurati di Rai e delle case discografiche. E mai come in questi giorni sia il broadcaster pubblico, sia la industry musicale fanno fronte comune e sono su posizioni lontane anni luce dall’andazzo che ormai da anni vige a Sanremo, e che peggiora stagione dopo stagione.
Purtroppo ad andarci di mezzo è stato Carlo Conti, direttore artistico costretto a organizzare un Festival 2026 pieno zeppo di seconde linee proprio a causa del boicottaggio sanremese da parte delle case discografiche, stanche di pagare 120 mila euro per ogni artista (sono 30, e quindi il totale fa 3,6 milioni di euro), e vedere decollare solo gli incassi pubblicitari della Rai, degli hotel e dei ristoranti di Sanremo.
Riavvolgendo il nastro, tutto parte dal dicembre 2024, quando il Tar ligure impone un bando pubblico, a cura del comune di Sanremo, per l’assegnazione della organizzazione del Festival di Sanremo dal 2026 in poi. Bando al quale potranno partecipare tutti i broadcaster interessati.
Il comune di Sanremo appronta il bando nell’aprile del 2025. E dopo lunghe trattative, il 3 settembre 2025 viene annunciato l’accordo tra Rai e comune di Sanremo. Nessun altro broadcaster tv partecipa al bando. E, con il senno di poi, probabilmente anche Rai avrebbe fatto bene a rinunciare, spostando finalmente la kermesse canora da altre parti, con palazzetti capienti e una logistica efficiente (a Sanremo non arrivano i treni ad alta velocità, non c’è un aeroporto, il teatro Ariston, piccolo e vecchio, andrebbe bene per una manifestazione canora locale e non per uno spettacolo internazionale, tutto costa tantissimo).
Ma i tempi si allungano, per questioni burocratiche: solo il 18 settembre 2025 il consiglio di amministrazione della Rai approva la convenzione con il comune di Sanremo per l’organizzazione del Festival.
E siamo al 7 ottobre quando la giunta del comune di Sanremo approva, con apposita delibera, la suddetta convenzione e da l’ok definitivo alla intesa.
Intesa in base alla quale la Rai organizzerà le edizioni 2026, 2027 e 2028 del Festival di Sanremo, con facoltà di proroga per un ulteriore biennio, fino al 2030. Rai verserà 6,5 milioni di euro all’anno al comune, più l’1% degli introiti pubblicitari generati dal Festival (diciamo quindi ulteriori 6-700 mila euro). La titolarità del format resta in mano alla Rai, mentre il comune mantiene la proprietà del marchio “Festival della canzone italiana”.
Finiti tutti questi passaggi, iniziano le trattative tra le controparti. Sanremo rimane un luogo dove nei 15 giorni attorno al Festival tutto costa tantissimo (si parla di prezzi di affitto raddoppiati nel 2026 rispetto a quelli, già altissimi, del 2025). Le case discografiche chiedono un supporto maggiore da parte di Rai: spendono 120 mila euro ad artista, vorrebbero contributi pari ad almeno 75 mila euro, rispetto ai 62 mila del 2025. Le stesse case discografiche, tuttavia, non riescono a intavolare trattative con il comune di Sanremo per avere convenzioni, prezzi favorevoli: i cittadini vogliono guadagnare al massimo, e non fanno sconti a nessuno.
Senza un accordo definitivo con Rai, essendo partiti i colloqui piuttosto in ritardo solo nelle scorse settimane, e senza dialogo con l’amministrazione locale sanremese, ecco che allora l’industria discografica ha preferito mantenere la sua parola e boicottare il Festival 2026: niente artisti top, quelli che fanno il mercato, quelli che vendono oggi. All’appello, quindi, mancano Anna Pepe, Olly, Alfa, Damiano David, Sfera Ebbasta, Salmo o Marracash, ovvero le star della discografia 2025. E pure Rkomi, Lazza, Geolier, Tony Effe, Gaia, Elodie, Bresh, Achille Lauro, Giorgia, Irama, Ghali, Annalisa, Mahmood, Sangiovanni, Angelina Mango, Mengoni o Tananai. Nel 2026 ci saranno solo vecchie glorie, seconde linee e sconosciuti.
Di Stefano Bastoni