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"Incanto": un film coraggioso che cammina come un equilibrista tra toni contrastanti realizzando un'opera innovativa

Come la Fiaba funzioni sempre se trattata con delicatezza, equilibrio e garbo. Una Puccini perfida e un Panariello dolce

05 Luglio 2025

"Incanto": un film coraggioso che cammina come un equilibrista tra toni contrastanti realizzando un'opera innovativa

Già mettere insieme Greg, Giorgio Panariello e Vittoria Puccini non è impresa facile, tutt'altro. E oltre a ciò questo film affronta altre difficoltà strutturali come coniugare i toni fiabeschi con quelli noir e con un contesto sociologico retrò alla Dickens e quindi ad alto rischio di retorica e sentimentalismo. Invece: ecco l'anomalia che funziona; cioè un film che gioca con toni chiaroscurali senza mai cadere in stilemi conformistici o deja vù plateali. Era poi davvero arduo raccontare la magia del Circo in rapporto con un orfanotrofio-carcere e senza abusare degli effetti speciali oggi in voga eppure regista e sceneggiatori ci sono riusciti. Greg è buffo ma pure credibile e funzionale ai meccanismi narrativi senza divenire macchietta; Panariello si è rivelato poeta della tenerezza e della dolcezza quale clown-mago-padre spirituale e Vittoria Puccini ha manifestato tutto il suo carismo perfido da perfetta cattiva. Una storia di redenzione ma esposta con garbo, grazia e delicatezza secondo toni intermedi e sfumati, come doveva essere. La Puccini si è rivelata così brava nel ruolo della cattiva e dell'antipatica che ci fa sospettare che celi realmente un suo latente dark side. Dopotutto il suo tipico volto duro e poco mobile e gli occhi freddi e anafettivi l'hanno aiutata e in quest'opera hanno espresso tutto il loro potenziale. Il personaggio cattivo nelle Fiabe giustamente non deve avere una sua storia o una sua giustificazione: deve essere un male radicale, assoluto; puro "misterium iniquitatis". Grande merito di questo film è di non aver moralizzato il male ma di averlo semplicemente esposto quale fattore strutturale e fondamentale della Fiaba. Così pure i buoni sono semplici, non enfatici, non perfettini ma realistici, sensibili, comprensibili, intimi. Un bene e un male credibile, non ideologizzato: ottimo! Il Circo poi quale metafora della grandezza dell'immaginazione e quale icona della grazia quale status ontico viene accennato come situazionismo reale, concreto, libero da schemi folkloristici o da retorica da freaks. Un Circo esistenziale; non sociologico nè estetizzante. Un film ariostesco nel senso della realizzazione di continui utili ed efficaci contrappesi: le "vittime" rese con dignità e senza piagnistei, i protagonisti non invasivi, i cattivi non affascinanti nè comprensibili, i personaggi minori quali maschere gustose ma non esagerate nè stridenti. Ecco il segreto della giusta distanza e della migliore armonizzazione compositiva. Un film per grandi e per piccoli che mescola con saggezza invenzione e ruvidezza; sogno e crudezza. Geniale il personaggio circense che mi muove come una bambola meccanizzata e non esce mai da questo ruolo, introducendo uno sconfinamento del fantastico nella normalità quotidiana. Qui il "non spiegato" funziona, in controtendenza rispetto ad un cinema che vuole spiegare troppo e tutto, spiattellando immediatamente ciò che va invece spesso trattenuto e alluso o lasciato nel mistero, nell'enigma. Ecco uno dei segreti della poesia in azione.  Senza bisogno di altre qualificazioni posticce. Mi ha ricordato un po' "Lazzaro felice", in una versione più popolare e più ragazzina. Dopotutto non è l' "incanto" lo scopo e il segreto di ogni arte? Lo ricordava Leopardi nel suo Zibaldone: l'arte è fatica e artificio per donare un senso di superiore naturalezza che chiamiamo "grazia", cioè poesia, incanto appunto. Questo film affronta il tema essenziale dell'arte; come fosse un film sul cinema, un'arte sull'arte e resta in piedi in questa delicatissima sfida condividendo con noi non la ricerca ma l'esposizione diretta di questa medesima semplicità e naturalezza. L'eloquenza istrionica e artistica di Panariello ha saputo con le parole creare quel senso di grazia che nessuna tecnica può mai simulare. 

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