Will Smith si rivela nella sua autobiografia: "Contemplai il suicidio"
Nella sua autobiografia in uscita, Will Smith rivela alcuni particolari inediti della sua vita: dai dissidi con il padre e con la moglie fino all'incontro con Muccino.
Giunto alla soglie dei 53 anni Will Smith ha deciso di raccontare se stesso e la sua storia personale in un'autobiografia che uscirà il prossimo 9 novembre in 113 paesi del mondo. Nel libro, intitolato "Will - il potere della volontà", l'attore ripercorre le tappe più importanti della sua carriera; dall'infanzia trascorsa con un padre violento all'incontro con la moglie Jada Pinkett, fino all'amicizia con il regista italiano Gabriele Muccino.
Will Smith si mette a nudo nella sua autobiografia
Nei pochi stralci del libro oggi disponibili - pubblicati in anteprima da Fanpage - Will Smith non nasconde nemmeno la difficile infanzia segnata dalle violenze del padre: "Più di ogni altra cosa, però, avevo paura di mio padre. Quando avevo nove anni, gli vidi colpire mia madre alla testa con tanta forza da farla svenire e sputare sangue. Più di qualsiasi altro momento della mia vita, probabilmente, fu quel preciso attimo in quella camera da letto a definire la persona che sono oggi".
L'ultima volta che il padre dell'attore picchiò la madre fu quando quest'ultimo aveva 13 anni. Fu a quel punto che la donna decise di non fare più ritorno a casa: "Non andò molto lontano, giusto a pochi isolati da lì, a casa di Gigi [la nonna, ndr], ma il messaggio era chiaro: aveva chiuso. Fu la prima delle sole due volte nella mia vita in cui contemplai l’idea del suicidio. Presi in considerazione le pillole; sapevo dove un ragazzo aveva perso le gambe sui binari del treno; avevo visto la gente tagliarsi i polsi in una vasca da bagno in TV. Ma nella mia mente continuava a risuonare un vago ricordo di quando avevo sentito dire a Gigi che uccidersi era peccato".
Il successo con Willy il principe di Bel Air
A poco più di vent'anni di età arriva finalmente il successo con la serie Tv Willy il principe di Bel Air, che catapulta Will Smith nel mondo di Hollywood. Di quel periodo, l'attore ricorda nella sua autobiografia il provino sostenuto con il produttore discografico Quincy Jones: "Del provino non ricordo granché, solo un collage sfocato di battute, risate e improvvisazioni, prima con Quincy, poi con Brandon e Benny, venti minuti di magia culminati in un’ovazione. L’applauso, come un defibrillatore, riportò la mia consapevolezza al momento presente, ristabilendo la linea temporale nella mia testa".
Nonostante le incertezze del giovane Smith però, il provino si rivelò un successo: "Quincy si alzò, indicando Brandon Tartikoff con fare aggressivo. 'Ti è piaciuto?' gridò. 'Sì, sì, mi è piaciuto, Q', disse Brandon con aria pacata, tenendo i suoi fogli vicino al corpo. 'Non prendermi per il culo! Sai di cosa sto parlando! TI È PIACIUTO?' Brandon sapeva esattamente di cosa stava parlando Quincy. 'Sì, Quincy, mi è piaciuto', disse con piglio sicuro. 'Sì!' gridò Quincy, battendo le mani e girandosi per indicare un altro tizio, che si rivelò essere il capo del team legale di Brandon Tartikoff, invitato strategicamente alla festa. 'Tu!' disse all’uomo che aveva appena addentato una pizzetta. 'Sei il legale di Brandon. Hai sentito quello che ha appena detto. Preparami subito una bozza del contratto!'".
L'incontro tra Will Smith e la moglie Jada Pinkett
Parte dell'autobiografia è ovviamente dedicata al rapporto con la moglie Jada Pinkett e alle difficoltà incontrate nel corso del loro matrimonio dopo vent'anni di relazione: "Nessuno dei due voleva il divorzio. Sapevamo di amarci, e alcuni aspetti della nostra unione erano magici. Ma la struttura di vita che avevamo creato ci stava asfissiando entrambi. [...] E questo doveva finire. Dovevamo entrambi lavorare, e concordammo che quella fase non l’avremmo vissuta insieme. La dolorosa realtà era che eravamo due persone separate in due viaggi individuali e indipendenti; avevamo semplicemente scelto di percorrere insieme un pezzo di strada".
L'essere riusciti a riappropriarsi dei propri spazi personali ha però permesso alla coppia di vivere il loro rapporto in maniera più sincera e profonda, come racconta lo stesso Smith: "Abbiamo imparato a vedere il nostro matrimonio come una disciplina spirituale, quella che Bhakti Tirtha Swami chiama «la scuola dell’amore» per eccellenza. La nostra relazione è la nostra aula: stiamo capendo come prenderci cura dell’altro, come preoccuparci per lui e come mostrargli comprensione nelle situazioni più intime e difficili".
"La ricerca della felicità" e l'incontro con Gabriele Muccino
Altro importante capitolo del libro è rappresentato dall'incontro con il regista Gabriele Muccino, notato dallo stesso Smith dopo aver visto il suo film L'ultimo bacio. Fu Muccino a essere infatti scelto dall'attore come regista de La ricerca della felicità: "Potevamo scegliere fra i più grandi registi, ma a me era piaciuto moltissimo L’ultimo bacio di Muccino, così chiesi a James Lassiter di organizzare un incontro. Ero abbastanza sicuro che alla fine non avrebbe diretto il film, ma avevo imparato da tempo l’importanza di esplorare. Ormai era normale per me incontrare artisti di livello internazionale".
"L’incontro partì malissimo. Gabriele non voleva usare l’interprete", racconta Smith descrivendo la prima volta in cui vide Muccino "Cercava di parlare inglese, ma non parlava inglese. Io e James non provammo nemmeno a parlare italiano, perché non lo parliamo. Ma la passione artistica di Gabriele riuscì a esprimersi in due mosse che si rivelarono vincenti: per prima cosa ci diede un film italiano, Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, che aveva vinto l’Oscar come miglior film straniero nel 1950, e, questa volta usando l’interprete, ci disse: 'Questo è il film che voglio fare'. Dopodiché riuscì a convincermi dicendo: 'Se non scegliete me per dirigere questo film, per favore non scegliete un regista americano, perché gli americani non capiscono la bellezza del sogno americano'. Il film fu suo".