10 Maggio 2023
Shaun Burnie è uno specialista nucleare senior di Greenpeace East Asia. Si occupa di armi e di energia nucleare da quando ha completato il suo master post-laurea al King's College dell'Università di Londra con uno studio sulla guerra nel 1985. Dal 1991 lavora per Greenpeace in tutto il mondo, con particolare attenzione all'Asia orientale, all'ex Unione Sovietica e alle Americhe. Ha lavorato nella prefettura di Fukushima dagli anni '90, anche con la rete di avvocati giapponesi sulla sicurezza delle centrali nucleari. Nel corso dei decenni ha coordinato e partecipato a diversi progetti nucleari internazionali, tra cui le indagini sulle radiazioni nella prefettura di Fukushima. Nel luglio 2022 ha fatto parte di una squadra di Greenpeace che si occupava di indagini sulle radiazioni all'interno della zona di esclusione di Chernobyl. Vive in Scozia.
Come vede la situazione in Giappone in questo momento, siamo nel maggio 2023? Qual è la stato delle acque radioattive e la sua valutazione al momento?
Siamo ormai a più di dodici anni dall'inizio del disastro di Fukushima, e chiaramente il governo giapponese sta cercando di portare avanti i suoi piani per l'inizio dello scarico dunque la crisi nucleare in loco continua. Il problema dell'acqua non è stato risolto. Ciò è dovuto alla posizione dell'impianto nucleare che è molto vicino all'oceano Pacifico. Ogni giorno una grande quantità di acque sotterranee entra nel sito e diventa altamente contaminata e questo e' un problema che va avanti da prima del disastro. Ma ora, a causa del combustibile nucleare fuso in tre reattori, è una delle fonti principali delle grandi quantità di acque sotterranee contaminate che si trovano nei serbatoi. La Tokyo Electric Power Company non ha impedito che ciò continuasse. Hanno ridotto la quantità di contaminazione giornaliera, ma quella quantità continua ad essere tra le 90 e le 100 tonnellate al giorno. Quindi il progetto di iniziare a scaricare, forse a luglio di quest'anno, sarà l'inizio di questa negativa operazione. Questo progetto andrà avanti per molti decenni, molto più a lungo di quanto dichiarato dal governo giapponese che dice che gli scarichi dureranno circa 30 anni. In realtà loro non sanno quanto tempo ci vorrà perché in questi 30 anni forse altri 500.000 o un altro milione di metri cubi di acqua verranno contaminati. Dovranno essere stoccati in serbatoi e se continueranno con la stessa politica, le acque dovranno essere scaricate ancora in mare. Qui non si sta affrontando la causa principale del problema, e il combustibile nucleare che si trova nei reattori nucleari, stimato in 601.100 tonnellate di combustibile altamente radioattivo che si è fuso nei tre reattori, è ancora lì. Si tratta di una quantità molto grande di radioattività e non esiste un piano tecnico serio per il recupero di questo materiale nucleare. Quindi, finché quel materiale sarà a contatto con l'ambiente, e lo è, contaminerà l'acqua e l'ambiente. Quindi, il governo giapponese ama presentare questo come un importante passo avanti nello smantellamento dell'impianto di Fukushima Daiji. È solo una contaminazione deliberata dell'Oceano Pacifico con rifiuti senza fine. Non c'è fine a tutto questo e ora siamo solo all'inizio del disastro. Tutto questo non viene comunicato dal governo, da Tokyo Electric e dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica per varie ragioni politiche.
Il G 7 si svolgerà a breve. Pensa che gli altri governi, Italia, Francia e così via, debbano fare pressione sul governo giapponese?
Sì, ma sfortunatamente, se prendiamo i membri G7, tutti, a parte l'Italia e la Germania, hanno programmi di energia nucleare attivi. Quindi le loro industrie nucleari sostengono il Giappone a livello politico. Se si guarda alla riunione dei ministri dell'Ambiente dei G7 che si è tenuta all'inizio di aprile, solo la Germania si è espressa contro lo scarico delle acque in mare. Il governo giapponese ha cercato poi di ottenere una dichiarazione molto più forte dai ministri dell'Ambiente del G7 durante il vertice del 15 aprile. Tokyo ha cercato di ottenere una dichiarazione finale molto più forte da parte dei ministri dell'Ambiente del G7, ma non è riuscito a ottenerla soprattutto a causa della Germania. Per la riunione G7 dei capi di Stato a Hiroshima, non è chiaro quanto il Giappone spingerà per ottenere l'approvazione degli altri membri. Credo che siano stati leggermente umiliati dal fatto che il ministro tedesco abbia parlato pubblicamente a Sapporo dicendo la Germania non ha accolto con favore lo scarico in mare della acque radioattive. Quindi non è chiaro quanto il Giappone cercherà di convincere i membri del G7 a rilasciare una dichiarazione finale più forte in tal senso. Certo potrebbero farlo ma non ne sono sicuro. Ci sono così tanti altri punti all'ordine del giorno per il vertice e non so se il Giappone riproverà a inserire questo punto in agenda.
Quindi, in ogni caso, pensa che anche gli altri Paesi dovrebbero cercare di alzare la voce su questo dossier ? Anche perché la Germania sta spingendo, e almeno l'Italia o gli altri paesi europei dovrebbero fare lo l'Europa dovrebbe essere sulla stessa lunghezza d'onda su questo dossier, ma sembra che non sia così.
Non lo sono di certo. Credo che il problema sia, soprattutto per la Francia, il Giappone è per lei un enorme partner nucleare. Nel corso dei decenni, il programma nucleare francese ha lavorato, non solo a livello politico, a stretto contatto quello giapponese. Lo stesso vale per gli Stati Uniti e i reattori di Fukushima erano originariamente di progettazione General Electric. Quindi per gli Stati Uniti la collaborazione sul nucleare con Tokyo risale agli inizi del programma nucleare giapponese, negli anni '50 sotto Eisenhower. E questo non è cambiato, ed è indipendentemente dall'amministrazione di Washington. Quindi non ci aspettiamo che i principali membri europei e statunitensi del G7 assumano una posizione forte contro il Giappone. Semplicemente non lo faranno. L'unico governo in cui abbiamo fiducia è quello tedesco, perché ha una posizione chiara.
Poi però c'è anche l'Italia nel G7?
Si, l'Italia, lei sa probabilmente meglio di me che l'Italia è stata uno dei pochi paesi che, dopo il disastro di Chernobyl, ha interrotto il suo programma nucleare. Ma come molti in altri paesi, si parla di di rinascita dell'energia nucleare in Italia e non sono sicuro di quale sia la posizione ufficiale del governo italiano in merito allo scarico giapponese. Chi è a favore del nucleare sosterrà lo scarico nel Pacifico, questo è molto chiaro. Spero quindi che il governo italiano agisca a favore della tutela dell'ambiente. Quello che abbiamo visto, naturalmente, è che nella regione del Pacifico c'è una forte opposizione, soprattutto da parte delle piccole nazioni insulari del Sud, ad esempio, le Isole Marshall, Samoa, Figi, Vanuatu, sono piccole nazioni che sono minacciate da molti problemi economici ambientali e sociali.
Loro si sono espressi con forza contro il Giappone. Loro hanno nominato un gruppo di esperti scientifici indipendenti che hanno discusso, interrogato, indagato in Giappone, e anche l'AIE, e non sono affatto soddisfatti che il Giappone abbia dimostrato che questi scarichi sono sicuri. Anzi, hanno dimostrato esattamente il contrario, cioè i giapponesi non hanno fatto studiato bene la situazione per dimostrare che queste scarichi non avranno un impatto ambientale negativo. Le nazioni del G7 dovrebbero quindi prendere spunto da queste nazioni insulari del Pacifico, queste sono fra le nazioni più impoverite del pianeta, e non hanno un interesse personale perché non gestiscono un programma nucleare. Sono state solo vittime di test di armi nucleari, trasporto nucleare, dello scarico di scorie, e spingono chiaramente per proteggere le loro comunità e l'ambiente. Dare il loro sostegno, solo questo dovrebbero fare i paesi del G7.
A proposito dei danni, ho sentito dire che questi potrebbero essere molto forti, se non sbaglio, anche sul DNA e sulle cellule del nostro corpo?
No, ha letto bene. L'industria nucleare ama presentare uno dei principali materiali radioattivi che verranno scaricati, il trizio radioattivo che è idrogeno radioattivo. La comunicazione generale dell'industria, e dagli scienziati che la sostengono, è che il trizio non è dannoso e non ha effetti nocivi. In realtà, la scienza è chiara sul trizio. Se entra nelle piante, negli animali e infine nell'uomo, ha il potenziale di causare danni genetici cellulari significativi. Questo in parte perché è un emettitore beta a bassa energia e in quanto radionuclide a bassa energia, si muove lentamente e può causare danni multipli alle strutture del DNA. Questo è ciò che dice la scienza.
Quindi chi dice che è innocuo, è scientificamente scorretto. Naturalmente, si tratta di scariche che si che avverranno nell'arco di molti decenni. I radionuclidi includono il trizio, ovviamente, che ha un'emivita di 12,3 anni. il che significa che metà della sua radioattività scompare o decade in dodici anni. Quindi sono circa dieci le emivite vita che bisogna considerare il problema del trizio, che è di 123 anni. Ma gli altri radionuclidi che saranno
scaricati hanno tempi di dimezzamento molto più lunghi. Ad esempio, il carbonio 14, che verrà scaricato, ha un'emivita di oltre 5000 anni e quindi rimarrà nell'ambiente per 50.000 anni. Altri sostanze hanno poi un'emivita più lunga. Quindi tutti questi diversi radionuclidi si comportano in modo diverso nell'ambiente. Si accumulano, si concentrano e si bio-accumulano a velocità diverse a seconda della composizione chimica del radionuclide.
Si tratta quindi di un gigantesco esperimento nucleare sulla vita marina dell'Oceano Pacifico ed è quindi di un problema a lungo termine. Stiamo esaminando dunque le conseguenze sul lungo periodo.
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