24 Gennaio 2023
Greta Thunberg aveva promesso di farsi da parte ma il richiamo della foresta mediatica è troppo forte. Del resto, che cosa può fare una ragazzina senza un titolo di studio, allergica a quell'anidride carbonica che si chiama lavoro, abituata ad averle tutte vinte, se non persistere nell'eterno ritorno? Greta è una generatrice di energie negative, cioè cazzate ambientaliste, alias una influencer climatica; una risorsa umana per se stessa che deve mantenere alto il fatturato. Mettici pure che l'orizzonte fatidico di una inetta radicale non può che essere la politica in forma di incarico di facciata in qualche pleonastica istituzione sovranazionale, di quelle che decidono, loro, non il capitalismo o la natura, il futuro del pianeta. Quindi l'immagine va sempre tenuta spolverata. Greta continua. Le ultime avventure prevedono prima un bisticcio da pianerottolo social con un cialtrone ricco sfondato, finito in galera per i soliti imbrogli, dopodipoi, fresco fresco, il prelevamento dalla polizia tedesca, che ci regala qualche insospettato momento di felicità, dal muro di una centrale a carbone insieme all'immancabile claque. Atto epico che offre un'altra possibilità di riesumare l'aura vittimistica: “Ah, avete visto quale intollerabile violenza, povera figlia che si sacrifica per tutti noi”. La violenza è consistita in un agente che l'ha presa per manina e l'ha condotta in salvo, via da un posto dove non si poteva stare neanche se ti chiami Greta, portavi le bionde trecce e qualche problema di adattamento alla realtà.
Ma l'ecosantina non è d'accordo: lei va, va, lei va, e sa quel che fa, come la Luisa Rossi di Battisti; pretende libero accesso dove ai banali mortali è proibito, così come pretende libero accesso alle fandonie della transizione ambientale smentita da tutte le ricerche scientifiche e dalla realtà delle cose, dei bisogni primari, dei fatti che obbligano a ripensamenti energetici, le transizioni un conto è immaginarle, pianificarle, un altro è metterle in atto e secondo scadenze ragionevoli, praticabili, non a fucilate come vogliono i burocrati depravati del WEF e della UE.
Greta no. Lei ripensamenti non ne ha. Lei è una apostola della generazione IO, implosa in se stessa al centro di un pianeta che funge da scenario per i propri capricci, scatti, isterie, pretese, deliri, allucinazioni, inclinazioni. È una colossale sparaballe, una Wanna Marchi del clima o, volendo essere gentili, una Chiara Ferragni che vende profezie anziché infradito di gomma. Profezie puntualmente sballate, ma lei si vanta di “poter vedere la CO2 depositarsi sui palazzi” e chi non le crede è un blasfemo.
La nostra donzelletta, della quale affiorano inquietanti rivoli di finanziamenti paralleli ai microterroristi di Ultima Generazione, quelli che sverniciano in giro, richiedendo ettolitri di acqua per rimediare, è anche madrina della immane truffa chiamata transizione verde, una specie di astrazione cosmica dagli effetti improntati a sicura dissipazione: secondo il WEF, World Economic Forum, che in un documento di un anno fa, gennaio 2022, cita una ricerca dalla discussa società di consulenza globale McKinsey, “la spesa globale totale da parte di governi, imprese e individui per i sistemi energetici e di utilizzo del suolo dovrà aumentare di 3,5 trilioni di dollari ogni anno se vogliamo avere qualche possibilità (sic!) di arrivare allo zero netto [di emissioni tossiche] nel 2050. Si tratta di un aumento del 60% rispetto al livello di investimento odierno ed equivale alla metà dei profitti aziendali globali, a un quarto delle entrate fiscali mondiali e al 7% della spesa delle famiglie. Servirebbe inoltre almeno un altro trilione di dollari da assegnare ad altre attività da alte emissioni a attività a basse emissioni di carbonio”. Il tutto a fronte di una perdita attesa di 800 milioni di posti di lavoro. Nondimeno, “dopo avere apportato le necessarie modifiche, entro il 2050 i prezzi dell'elettricità saranno ancora superiori del 20% (…) ma potrebbero anche essere notevolmente più elevati (sic!). I consumatori dovranno affrontare il costo della sostituzione dei sistemi di riscaldamento domestici e delle auto alimentate a combustibili fossili e dovranno modificare la loro dieta (ci siamo). In sintesi, il pianeta per salvarsi deve autodistruggersi. Se no è uno sgarbo a Greta, la profetessa della generazione IO che, quando la rimuovono da una centrale a carbone, può dichiarare: non è uno sgarbo a me, ma alla Madre Terra.
Greta soffre come profetessa che non viene ascoltata, però non tanto: la sensazione è che, al contrario, se la spassi come non mai e su questa finzione, questa colossale farsa mediatica, tenga su il fatturato. Dopo la “intollerabile violenza” della polizia tedesca, sono spuntati selfie della nostra visionaria in posa con gli agenti: nessun imbarazzo e nessuna minaccia pervenuta. C'è pure un video in cui un miscredente le chiede, in inglese, ma tu ci sei o ci marci? E la sventurata sguscia via ridendo, sghemba, mediamente isterica, confusa e felice, ride con quella risatina disagiata o forse fin troppo astuta, ride e non risponde. Sai a questa quanto gliene frega del pianeta che “va in fiamme”, anche se adesso è il momento di lamentarsi perché, in pieno gennaio, precipita il bianco manto e bisogna spalare davanti alle porte delle case, è arrivato il nevone, puntuale come un orologio, ma chi l'avrebbe detto.
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