11 Ottobre 2022
La ridefinizione del marxismo procede per sostituzioni. Fallita la lotta di classe, quella operaia soppiantata dalla robotica, il proletariato imborghesito, ci si è concentrati sul migrantismo di massa secondo l'intuizione di Toni Negri. Ma anche questa strada non ha portato alla palingenesi rivoluzionaria, gli importati o a loro volta imborghesiti o refrattari all'integrazione come i trapper che si scannano fra loro. A New York il sindaco Leroy Adams, nero, di sinistra, ex dirigente di polizia, ha detto basta all'afflusso indiscriminato, in Svezia roghi, faide, gang per lo più nordafricane stanno terrorizzando un paese attonito, che sente di avere sbagliato tutto con la politica onirica dello struzzo, del rispondere ai sintomi del disagio allargando sempre più le maglie dei diritti. Sicché, come scrive il filosofo conservatore polacco Ryszard Legutko, l'ultima spes non può che essere la divinità fenicia ambientalista, il Moloc con le sembianze di Greta. L'ecologismo come critica al capitalismo, la crociata contro l'energia vecchia che occulta quella contro l'industria, le teorie strampalate sulla decrescita felice per opporsi alla produzione. Qui davvero tutti possono, debbono essere d'accordo: chi è che non sogna un mondo pulito? Chi non vuole “salvare il pianeta” secondo gli intendimenti della marionetta in treccine? Che poi siano slogan vuoti e peggio, menzogneri, non fa niente: “Potenti io vi odio!”, “Come osate!”, ma se uno non è un potente la divinità terribile e sciocca del clima non lo calcola e se il presidente Trump ostenta indifferenza lei fa le smorfie, le boccacce.
La transizione verde è un po' come l'agenda Draghi, difficile da afferrare, da comprendere nelle sue assurdità ma, a differenza di quella, c'è e si capisce benissimo: costa 8 miliardi l'anno, prezzo che ricade su bollette ormai insostenibili, la sua applicazione appare complicata ma votata a sicura carestia. Però procede, forte della “concordanza del 97% degli scienziati” che è una sonora palla come la è quella del pianeta destinato a imminente estinzione: pronostici affidati ad algoritmi, opportunamente manipolati, che contano sulla suggestionabilità del genere umano. La materia è complessa, ma a smontare il libro delle favole marxista-ambientalista bastano le obiezioni facili, di buon senso, come quella di Franco Battaglia: “Ma se una tecnologia dopo 20 anni non ha portato frutti, non sarà che è sterile e va abbandonata?”. “No, ce ne vuole di più” rispondono i fanatici senza requie. Come per l'Europa, che meno problemi risolve e più se ne invoca l'invadenza.
Cerchiamo di farla facile: vento e sole spostano niente, un cinque, sei percento del fabbisogno a fronte di costi decupli; se ancora ci si abbevera a petrolio, gas, carbone è semplicemente perché conviene e i mercati lo sanno. Da cui la forzatura imposta ogni maledetto giorno: mollare tutto, concentrarsi sull'energia esoterica, sulla mistica eolica, sul miracolo del sole “che ci ama”. Putin, l'invasore seriale, ha infinite colpe ma non quella di avere scatenato una crisi che era già in divenire, e che i governi nazionali, sotto l'egida della UE inesistente, hanno volutamente trascurato. Dietro il disastro che ormai ci inghiotte c'è una serie di opzioni criminali di Angela Merkel, vera padrona della UE: legarsi mani e piedi alla Russia, congelare le centrali nucleari, impedire un dibattito onesto, spingere tutti i paesi dell'Unione alla sciagurata “transizione”. Assistevo un anno fa a un convegno con il “superministro” all'Economia, il commercialista di Cazzano Magnago Giorgetti: “Quello che l'Europa chiede di fare, lo facciamo” diceva. “Anche l'auto elettrica? Anche quella. Richiede un terzo in meno di lavoratori, quindi avrete un terzo in più di disoccupati: non so cosa dirci, io rispetto le indicazioni, però niente paura, vi diamo il bonus per il televisore nuovo”. Non ci potevo credere, cresciuto nei fumi e nei furori degli anni '70 temevo per la sua incolumità: all'uscita gli hanno chiesto selfie per tre quarti d'ora, le auto di scorta che sputavano polveri sottili col motore acceso.
Tutto quel che si può fare, ebbene che si faccia: che si tratti di rinunciare all'energia nucleare, la più pulita e costante di tutti; di muoversi su auto razionali; di alimentarsi da cristiani. Se la UE che nessuno ha votato decide che bisogna mangiare vermi e locuste, ingaggiano un'astronauta coi capelli sparati che si ciba di grilli vivi. Se Greta, fantoccio europeista, dice che le hanno rubato la fanciullezza, per fortuna non la verginità, a lei, non ai coetanei cinesi o africani nelle miniere, a estrarre i materiali rari con cui lei alimenta il suo mito malsano via social, tutti la invitano e i liceali balordi sciamano per le strade a “scioperare contro il clima”. Trovate demenziali che alimentano tendenze catastrofiche. A Milano il sindaco Sala sta facendo qualcosa di impensabile per la antica concretezza meneghina, sta vietando il traffico totale in tutta la città fino alle periferie estreme servendosi di una assessora alla mobilità ancora più estrema di Greta. A chi gli obietta che così la città muore, che non può bloccare seicentomila veicoli, un milione e mezzo di poveri cristi, incluse le forze dell'ordine, Sala ride in faccia: “Non mi smuovo di un centimetro”. E i milanesi subiscono, come dei romani qualunque abituati ai cinghiali per la strada. L'obiettivo del sindaco è risibile, al limite della provocazione: “I milanesi hanno diritto all'aria pura”. Come se vivessero in montagna. Ma l'assessora Arianna Censi svela il gioco: s'ha da fare la transizione anticapitalista. È il fanatismo di sinistra, cialtronesco, sucida, raccontato da Federico Rampini in America.
Proposito folle in sé, ipocrita, grottesco se masticato dai boss di Bankitalia che sul capitalismo dovrebbero contare naturaliter, per missione, per vocazione: ma secondo il governatore Ignazio Visco, piddino, l'aumento dei prezzi dell'energia è una straordinaria, irripetibile occasione: “Viviamo in momenti difficilissimi, con rischi di razionamenti, ma non dobbiamo perdere la loro utilità ad accelerare la transizione energetica”. O transizione o morte! È la logica del ricco che piace a Sala e al Partito Democratico: se non hai i soldi per l'auto elettrica, politicamente corretta e gretesca, ebbene stai a casa. Senza riscaldamento, s'intende. Quanto al direttore generale Bankitalia, Luigi Federico Signorini, va anche più in là: “I prezzi crescano per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine della transizione climatica”.
A lungo termine? Lungo quanto? Nel lungo periodo, diceva Keynes, siamo tutti morti. Nel 2022 rischiamo di diventarlo a brevissimo, di tempo non ce n'è più, il tessuto industriale, produttivo, è sbrindellato dopo anni di terremoti e di pandemie gestite malissimo. Gli esperti, i media, in economia si comportano come nelle questioni sanitarie, sparano previsioni sballatissime poi, come niente fosse, ti dicono che “qualcuno” si era sbagliato e correggono il tiro. Due anni ad annunciare riprese del sei, sette per cento, “siamo la migliore economia del pianeta”, e poi, di colpo, la crescita zero nel 2023 e l'inflazione al 10% già adesso. Non lo sapevano? Non si poteva prevedere la invasione in Ucraina? E allora come mai ENI già in ottobre aveva allertato tutte le società consorziate e controllate dell'energia circa un rialzo mostruoso dei prezzi?
A questo punto servirebbero manovre fiscali potenti, cambi di mentalità, e servirebbe più di tutto abbandonare le fantasie transizionali: niente di tutto questo, si procede coi bonus, coi redditi di cittadinanza che costano 10 miliardi l'anno e vengono intercettati dalla criminalità organizzata, e se il gas costa dieci volte tanto, ebbene è una splendida cosa, così si favorisce la palingenesi energetica “nel lungo termine” e si salva il mondo. Ma un mondo salvo ma deserto a chi giova? La Cina ha aperto o riesumato negli ultimi 18 mesi complessivamente 84 centrali solo per il carbone, materia che consuma e produce per il 54% a livello globale; noi, col nostro 0,9% di CO2, pretendiamo di fare la differenza e indossiamo il cilicio climatico. Ha scritto sempre lo scienziato (vero, non un qualunque figurante televisivo) Franco Battaglia sul sito di Nicola Porro: “Ancora oggi carbone, petrolio e gas forniscono l’85% del fabbisogno energetico dell’umanità. Dovete ringraziare Dio di essere nati nell’era del petrolio e non in quella della pietra. Nessuno vi ha rubato il futuro: i vostri babbi e nonni hanno predisposto tutto affinché esso fosse per voi più radioso. Alcune forze politiche che vorrebbero prendere il potere hanno in programma di punirvi per questa vostra felice condizione. La dovete pagare, secondo loro, e dovete pagarla cara. Quelli del racket ambientale li chiama nel suo omonimo libro il professor Paolo Sequi: hanno in programma di sottrarvi ricchezza obbligandovi ad acquistare la loro energia farlocca, l’energia dal sole. Da quarant’anni promettono il sole–che–ride, ma non hanno mantenuto neanche uno iota di quella promessa, e sì che sono stati anche ai governi dei Paesi, in Italia, in Germania, in Europa e in America. Carbone, petrolio e gas alimentavano il fabbisogno energetico per l’umanità per l’85% quarant’anni fa come ancora fanno oggi. Negli ultimi 15 anni il nostro Paese ha speso centinaia di miliardi per promuovere quelle tecnologie farlocche, in nome della presunta necessità di ridurre le emissioni di CO2 e di ridurre le bollette energetiche, perché secondo loro, l’energia dal sole e dal vento sarebbe gratis. Ma, centinaia di miliardi di euro dopo, sono aumentate sia le emissioni di CO2 che le bollette energetiche”. Parole al vento: “Greta Thunberg” informa l'Ansa “ha manifestato a Stoccolma in sostegno ad antifascismo, antirazzismo e giustizia climatica”. Che sarebbe quella in nome della quale si impedisce a un milione e mezzo di cittadini di spostarsi, di lavorare. E se questo non è lockdown, dimmi tu cos'è.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia