Mercoledì, 24 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Il caso O’Keefe è anche italiano: così i fondi speculativi mettono le mani sul business del caro estinto

24 Settembre 2025

Il caso O’Keefe è anche italiano: così i fondi speculativi mettono le mani sul business del caro estinto

Parlamentari

C’è un film su Netflix, The Burial – Il caso O’Keefe, che racconta di giustizia, avidità e dignità. Una storia americana, vera, di un uomo e di una comunità che si oppongono a un colosso finanziario deciso a trasformare il dolore umano in puro profitto. Ma il caso O’Keefe non è solo un dramma da grande schermo. Oggi quella vicenda riecheggia sorprendentemente vicina anche nel nostro Paese, in silenzio e con la discrezione tipica di certi poteri: in Italia, il settore funerario sta cambiando volto, e non è solo questione di urne e ceneri.

Da Nord a Sud, negli ultimi sette anni, fondi di investimento speculativi – perlopiù stranieri – hanno avviato un processo sistematico di acquisizione di imprese funebri e forni crematori pubblici e privati. Il piano è chiaro: costruire una rete di controllo capillare sul servizio di cremazione, uno dei pochi segmenti del mercato dei servizi alla persona in forte crescita. Un'operazione che, secondo gli esperti del settore, ha già dato vita a forme di monopolio o oligopolio, lasciando poco spazio alle imprese italiane indipendenti.

Secondo i dati riservati in mano agli operatori, la domanda di cremazione è ormai arrivata a coprire il 38% delle scelte funerarie degli italiani. Una percentuale destinata a salire, considerati i costi mediamente inferiori rispetto alla sepoltura tradizionale e il mutamento culturale in atto. Una tendenza che ha attirato l’interesse della grande finanza, quella che guarda al lutto con la stessa logica con cui guarda al mattone, alla logistica o all’energia: una filiera, dei margini, un business.

Ma a preoccupare non è solo l’espansione di questi soggetti. In queste settimane è tornato alla ribalta un emendamento presentato al Senato, il numero 1184, che – all’interno di un più ampio pacchetto di “semplificazioni” – introduce una norma apparentemente tecnica, ma dagli effetti potenzialmente deflagranti. Firmato da tre senatori (Daniela Ternullo, Mario Occhiuto e Adriano Paroli), il testo punta a modificare i criteri di mobilità territoriale per i servizi di cremazione.

Tradotto: si cerca di limitare la possibilità, per le famiglie italiane, di scegliere liberamente il sito di cremazione più conveniente, sia dal punto di vista economico che logistico. Un vincolo che potrebbe costringere i cittadini a rivolgersi all’impianto “più vicino” – che spesso è anche quello già controllato dai fondi – riducendo la concorrenza tra operatori e, di conseguenza, alzando i prezzi.

Le piccole e medie imprese italiane del settore – molte delle quali a conduzione familiare – denunciano da tempo l’avanzata di queste grandi entità finanziarie, le quali, a differenza delle imprese locali, non reinvestono gli utili sul territorio, ma li convogliano verso le sedi delle holding estere. Un drenaggio silenzioso di risorse che rischia di impoverire un comparto storico dell’economia italiana, oltre a minare la sovranità economica locale.

Anche le amministrazioni pubbliche, proprietarie di alcuni forni crematori municipali, si trovano ora in una posizione scomoda. Da una parte, gestiscono impianti con vincoli burocratici e limiti tariffari. Dall’altra, si vedono superate – nei fatti e nella capacità di attrazione – da soggetti privati con grande disponibilità di capitali e una strategia di espansione ben pianificata.

“Non si tratta di ostacolare gli investimenti privati”, avvertono fonti vicine al settore, “ma di impedire che un servizio tanto delicato diventi ostaggio di logiche puramente speculative. La cremazione non può diventare un mercato chiuso in mano a tre-quattro soggetti”.

Il paradosso è evidente: in nome della semplificazione normativa si rischia di favorire proprio chi ha più forza contrattuale. La libertà di scelta delle famiglie italiane, invece, viene compressa.

Il Ministero della Salute, interpellato informalmente da alcuni operatori, sembra osservare la vicenda con crescente attenzione. Ma per ora, nessuna posizione ufficiale è stata presa. E il testo dell’emendamento è ancora depositato sul sito del Senato, pronto a essere discusso.

Intanto, nel silenzio generale, si continua a trattare il dolore come un mercato. E forse, come nel film che ha acceso i riflettori su questa dinamica oltreoceano, servirebbe anche qui una riflessione politica – e civile – su cosa significhi davvero “libertà di scelta” nel momento più delicato della vita.

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x