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I "vaccini" contro il Covid sono stati autorizzati senza analisi biochimiche indipendenti, Ema non fa alcun tipo di analisi sui medicinali

L'Agenzia europea per i medicinali non fa alcun tipo di analisi sui medicinali che autorizza, il processo di “controllo” è esclusivamente “su carta”

30 Agosto 2025

Vaccino Covid

Vaccino Covid (fonte foto Lapresse)

Sono ormai diversi anni che con il Collega Giulio Marini realizziamo, congiuntamente e
separatamente, una intensa attività di interlocuzione con le principali autorità europee con
particolare riguardo a tutti i profili della gestione Covid.
Commissione Europea, Direzioni Generali, Agenzia Europea del Farmaco (EMA),
Consiglio d’Europa e altri hanno ricevuto nostre comunicazioni, richieste di chiarimenti e
segnalazioni di criticità.
Abbiamo ricevuto molte risposte, diversamente dal ben più ricorrente silenzio delle autorità
nazionali rispetto ad altrettante comunicazioni.
Certe volte le risposte si sono viste nei fatti, in altri casi sono state scritte ed esaurienti o,
quando magari non le abbiamo trovate soddisfacenti, ci hanno comunque permesso di comprendere
l’esistenza di punti di vista diversi dai nostri o, eventualmente, di ipotizzare che qualcosa
continuava a non tornare e che potevamo insistere, ma da un’angolazione diversa.
In questo mese di agosto, che si sta concludendo con il drammatico show costituito dalla
diffusione delle registrazioni delle riunioni del Comitato Tecnico Scientifico (CTS), sia io che
Giulio Marini abbiamo ricevuto delle risposte che sembrano meritare una particolare attenzione.
A fine giugno, avevo rivolto a EMA la precisa domanda circa il se avesse svolto o meno
analisi biochimiche di qualsiasi genere sui prodotti che aveva autorizzato per contrastare il Covid.
Al riguardo mi ero anche avvalso di uno scambio intercorso tra Giulio Marini e un
componente italiano del Comitato per la sperimentazione dei medicinali per uso umano (CHMP),
riconducibile all’Ema stessa, dal quale sembrava emergere che alcun’analisi fosse stata
concretamente fatta, pur riconoscendosene l’astratta possibilità.
Ecco, allora, che il 7 agosto appena passato mi preveniva la risposta che potete trovare in
questo articolo (con traduzione a fianco). Secondo la stessa, Ema non fa alcun tipo di analisi sui medicinali che autorizza, lo sapevamo in effetti, effettuando il processo di “controllo”
esclusivamente “su carta”: cioè sui documenti che le vengono forniti da chiede l’autorizzazione.
Nella risposta, però, si richiamano dei corposi documenti che dimostrerebbero come, in certi
laboratori, sarebbero stati effettuati adeguati accertamenti…dalla “Azienda titolare
dell’autorizzazione”.
Personalmente e da non esperto, ho letto questi documenti, proprio nelle pagine che
risultano suggerite, e mi è parso di trovarvi, ancora una volta, riferimenti ad operazioni di verifica
ed esiti di accertamenti come riportati da altri. E in effetti… tali accertamenti li deve fare
l’azienda che produce il prodotto.
Del resto, il tema della sostanziale assenza di controllo indipendente e pubblico sul
contenuto dei medicinali che vengono “autorizzati” dalle autorità viene periodicamente
sollevato…nell’indifferenza generale.
Se ricorderete, poi, nel mese di maggio c’è stato un annuncio importante della nuova Sanità
USA che ha dichiarato di aver eliminato la raccomandazione della vaccinazione anti Covid per i
minori e le donne incinte sane, il tutto in un contesto di progressiva critica scientifica all’utilità
degli stessi, culminato nella recente cancellazione dei finanziamenti pubblici a loro favore
annunciato dal Ministro Kennedy J, alla luce della dichiarata inutilità a prevenire contagi da virus
respiratori.
In questo contesto, il Collega Marini indirizzava, qualche tempo fa, alla Commissione
Europea, Direzione Generale per la Salute la Sicurezza dei cibi, una richiesta di chiarimenti al fine
di sapere se fosse in corso anche in Unione Europea una rivalutazione delle caratteristiche di questi
prodotti rispetto, almeno, a qualcuna delle categorie di individui potenzialmente destinatari.
La risposta, appena pervenuta e che correda questo articolo, riconosce esplicitamente che
nessun adeguamento è in corso con riguardo alle nuove prese di posizione della Sanità Usa ma,
dopo aver ripetuto quella che ormai può sintetizzarsi con la formula magica secondo cui si
tratterebbe di medicinali “sicuri ed efficaci” sulla base di “rigorose verifiche successive alle
autorizzazioni”, afferma alquanto significativamente che le decisioni circa la distribuzione di tali
prodotti alla popolazione in tutte le sue categorie, è di esclusiva competenza degli Stati Membri.
Dalla lettura congiunta di quanto sopra pare possibile sintetizzare che:
1) i prodotti autorizzati contro il Covid non hanno avuto nessuna verifica indipendente di
qualità e sicurezza, quanto solo controlli su documentazione fornita dai produttori;
2) successivamente, sarebbe stata realizzata e sarebbe ancora in corso un’attività di
farmacosorveglianza coordinata da un organismo denominato PRAC, in relazione ai cui esiti ci si
chiede come si armonizzi con quanto in corso al riguardo in USA;

3) non vi è al momento alcuna attenzione da parte dei regolatori unionali a quello che sta
avvenendo in materia negli Stati Uniti;
4) ogni Stato Membro dell’Unione Europea è del tutto libero di decidere come e a chi
distribuire detti prodotti.
Allora, anche alla luce dei contenuti che stanno emergendo circa le modalità con cui il
Comitato Tecnico Scientifico ha preso le fondamentali decisioni di gestione della vicenda Covid,
pare possibile formulare alcune domande:
A) è rispettoso delle tante carte delineanti principi di piena tutela del diritto
individuale alla salute, che le procedure di immissione sul mercato di medicinali
si svolgano come sopra descritto?

B) poiché il 31 gennaio 2022 è entrato in vigore il Regolamento UE n. 536 del 2014
sulla disciplina delle sperimentazioni cliniche in Unione Europea, che tra l’altro
prevede tutta una serie di cautele aggravate, nel caso dette sperimentazioni
riguardino donne incinte e minori, è ancora accettabile la tesi, che non mi ha mai
convinto, secondo cui le autorizzazioni emergenziali di cui si parla non abbiano
finito per riguardare “prodotti sperimentali” ai sensi di tale Regolamento (che si
ricorda è legge in ogni Stato Membro)?

C) i componenti del Comitato Tecnico Scientifico si dichiaravano a conoscenza della
rischiosità dei prodotti a base adenovirus se utilizzati sotto una certa fascia di età?
In caso affermativo, come sarebbero state superate queste evidenze a favore di un
utilizzo indiscriminato?

D) infine, cosa aspettano le attuali autorità politiche, scientifiche e giudiziarie ad
intervenire, con i poteri che la stessa Commissione Europea gli riconosce, anche
alla luce di un’enorme massa di studi ormai disponibili e di quanto sta venendo
deciso negli Stati Uniti, quanto meno prevedendo un’immediata moratoria sulla
distribuzione di questi prodotti e disponendo un’attenta e capillare verifica della
effettiva idoneità degli stessi a creare reazioni avverse in maniera non tollerabile?

Sia io che il Collega Marini vorremmo molto che questi quesiti trovassero adeguate e
concrete risposte.

Di Gianfrancesco Vecchio

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