Montichiari, ex primario Carlo Mosca assolto da accuse per "omicidio Covid" dopo 522 giorni ai domiciliari, risarcimento da €104mila
Carlo Mosca, ex primario di pronto soccorso dell'ospedale di Montichiari, incarcerato durante l’emergenza Covid con accuse poi crollate, è stato assolto e risarcito per ingiusta detenzione
L'ex primario del pronto soccorso dell'ospedale di Montichiari, Carlo Mosca, è stato assolto dalle accuse di "omicidio Covid" dopo 522 giorni di arresti domiciliari. Inoltre, sarà risarcito con 104 mila euro dallo Stato per ingiusta detenzione.
Montichiari, ex primario Carlo Mosca assolto da accuse per "omicidio Covid" dopo 522 giorni ai domiciliari, risarcimento da €104mila
Per oltre un anno e mezzo è stato trattato come un assassino, accusato di aver “ucciso pazienti Covid con farmaci letali”. Alla fine la verità è emersa: il dottor Carlo Mosca è stato assolto con formula piena e lo Stato dovrà pagargli 104 mila euro per ingiusta detenzione.
La sua vicenda è l’ennesima ombra sull’epoca della "pandemia", quando il clima di paura e le pressioni mediatiche portarono a decisioni drastiche e spesso prive di fondamento. Mosca, 52 anni, ex primario del pronto soccorso di Montichiari, ha trascorso 522 giorni agli arresti domiciliari. Secondo l’accusa avrebbe somministrato Propofol e succinilcolina a due pazienti, per “liberare posti letto”. Una tesi che oggi appare priva di basi concrete.
Ad alimentarla furono due infermieri, i cui atti sono stati inviati in Procura per calunnia. Nel frattempo, però, la macchina del fango mediatico aveva già colpito: l’immagine di Mosca è stata associata per mesi a quella di un medico “killer”, proprio mentre il Paese era piegato dal terrore del virus.
La Corte d’Appello ha riconosciuto un risarcimento quasi doppio rispetto ai parametri standard, sottolineando l’enorme esposizione mediatica e il danno umano e professionale subito.
Il caso Mosca dimostra come, in piena pandemia, la presunzione di innocenza sia stata calpestata, sostituita da indagini lampo, titoli scandalistici e una pressione sociale che chiedeva colpevoli a ogni costo. Oggi il medico è stato riabilitato, ma resta la domanda: quanti altri innocenti hanno pagato il prezzo di un clima di paura e di decisioni affrettate?