18 Agosto 2025
Alla fine tutto si tiene. E per quanto certamente la politica internazionale oggi viva momenti di grandi tensioni con spiragli di pace da perseguire o da soffocare sul nascere in nome della “purezza”, ci sono altri pezzi di potere che non vanno disaccoppiati dagli interessi privati. Gli interessi di chi vende armi, per esempio. E gli interessi di chi ha venduto quantitativi di vaccino approfittando dell’emergenza e della comunicazione costruita ad arte. Tante dosi di vaccino, troppe, anzi una esagerazione visto che ne abbiamo buttate una montagna o scaricate - quelle scadute da poco - in Africa in nome di un altruismo che odora di rancido.
Chi oggi in Europa si presenta come paladina degli interessi degli ucraini alla fin fine sta comprando armi per muovere il pil europeo e nel contempo aggiustare la bilancia commerciale tra Ue e Usa. È la signora Ursula von Der Leyen, la quale non vuole che si parli per bene di piani di finanziamento per il riarmo esattamente come non ha mai voluto fare chiarezza sulla trattativa tra la Commissione e Pfizer, non ha mai voluto mostrare le carte. Si è persino coperta di ridicolo ma siccome non c’era interesse a squarciare il muro di gomma nessuno ha affondato il colpo. Ci siamo dovuti bere pure la narrazione che dietro la mozione di sfiducia contro la VDL ci sarebbero stati Putin e la Russia.
Se forse riusciremo a sapere qualcosa è perché il New York Times ne ha fatto una questione di principio oltre che un test di qualità dell’informazione. Quella informazione che la Commissione ha tentato più volte di ostacolare, negando l’accesso agli atti. Questa negazione e questo continuo sminuire i fatti rappresentano una PROVA - e non un indizio - che SOTTO LA VICENDA DEI VACCINI NON C’È SCIENZA MA BUSINESS, IL BUSINESS della SCIENZA&MEDICINA SpA. E quindi ogni critica è fondata.
Burioni e virostar possono urlare bava alla bocca quanto vogliono ma l’unica verità è che non è dato sapere la verità. Non è dato conoscere la corrispondenza tra il ceo di Pfizer e la Presidente della Commissione europea perché evidentemente lì dentro c’è quella verità che il palazzo sta difendendo con le unghie e cioé che i vaccini non immunizzavano dal Covid ma erano una sperimentazione oltre che una irripetibile occasione per fare una montagna di soldi (esattamente come oggi si fa con le armi).
Eppure abbiamo comprato quantitativi enormi di questi sieri; abbiamo subito negazioni delle libertà fondamentali; abbiamo assistito a dichiarazioni degne di una rappresentazione teatrale tipo “Chi non si vaccina si ammala e muore o fa morire”. E tutti zitti! Tranne pochi. Ho conosciuto medici che hanno osato sollevare dubbi rovinandosi la vita - quella professionale - e tra questi qualcuno è uscito allo scoperto.
Due di loro, Bellavite e Serravalle, erano stati scelti e inseriti in un comitato di quelli che nei palazzi della politica abbondano. Subito dopo la nomina coraggiosa - che avevano apprezzato prendendo un abbaglio - Schillaci si è ricordato che lui non è un politico ma un tecnico, cioé uno che vive del suo e nel suo ecosistema, quello medico, che è fatto anche di incroci con i colossi farmaceutici. Oggi ha rivendicato questa sua caratteristica: “Non sono un politico ma un tecnico”. Una sottolineatura che spiega tante cose. Per esempio la quasi inutilità della Commissione sul Covid che si tiene bene alla larga dal trattare la questione vaccini.
Nella scorsa legislatura ho dato battaglia su questi temi e, con i colleghi di Fratelli d’Italia, raccolsi le firme in Senato per chiedere le dimissioni di Speranza. Contro quella richiesta la Lega si astenne (figurati se si metteva contro Draghi…). Se oggi fossi in parlamento chiederei la stessa cosa per Schillaci: la sfiducia. E domando: perché la sinistra che ogni volta chiede le dimissioni di questo e di quello, su Schillaci tace? Perchè non mette ai voti la sfiducia? Perchè non può, perché Schillaci fa parte dello stesso Grande Gioco.
La Meloni ha affermato che in una commissione consultiva due voci critiche sarebbero state un indicatore di indipendenza. Schillaci l’ha smentita pubblicamente. Non solo, pur di non dar voce a spazio ad altri o punti di vista (che quando usciranno le carte legate alla Von Der Leyen diverranno dibattito), il ministero resetta tutta la Commissione consultiva. Delle due l’una. O era inutile (e allora perché farla) oppure non ci dev’essere dibattito fuori dal Verbo di Big Pharma, azionista di rilievo di Scienza&Medicina SpA.
di Gianluigi Paragone
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