Revoca nomine Nitag, "no vax" Serravalle e Bellavite esclusi, appello di 132 associazioni: "Scienza non è un dogma, garantire libertà di parola e ricerca ai medici"
"Etichettare e delegittimare non è scienza, è arbitrio" si legge nel comunicato, firmato da 132 associazioni e comitati in solidarietà ai medici Bellavite e Serravalle
Dopo la decisione del ministro della Salute Orazio Schillaci di revocare le nomine del Gruppo consultivo nazionale sui vaccini (Nitag), a seguito delle polemiche sui professori Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite etichettati come "no vax", 132 associazioni e comitati hanno presentato un appello in solidarietà ai due medici ora esclusi dall'organismo.
L'appello elogia la precedente decisione del ministro Schillaci di inserire nel Nitag anche medici con un'opinione "diversa" sui vaccini, specialmente quelli Covid, in modo da "favorire un dibattito aperto, inclusivo e basato su prove scientifiche".
"Etichettare e delegittimare non è scienza, è arbitrio" si legge nel comunicato, "la scienza non è un dogma, ma un metodo che si basa sulla verifica di teoria anche contrapposte, senza occultare le pubblicazioni scientifiche che provano il contrario". Nell'appello si evidenzia inoltre la caratura e il profilo medico e scientifico dei dottori Serravalle e Bellavite, dimostrando come siano professionisti esperti, che si basano sul metodo scientifico. "La scienza vive solo dove c'è confronto libero", conclude il documento.
L'appello di 132 associazioni a sostegno delle nomine al Nitag di Serravalle e Bellavite
Le Associazioni firmatarie esprimono apprezzamento per la recente decisione del Ministro della Salute di rinnovare il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni (NITAG), adottando un’impostazione che
riconosce e valorizza il pluralismo delle competenze.
Riteniamo che la tutela della salute pubblica richieda un dibattito aperto, inclusivo e basato sulle migliori prove scientifiche disponibili. La discussione deve essere libera, pluralis ca e basata su prove documentate,
e ogni forma di delegittimazione personale è contraria ai principi etici e ai diritti costituzionali perché va sempre garantita la libertà di ogni professionista di esprimersi nel rispetto della scienza e della propria
coscienza. Limitare oggi la voce di chi chiede trasparenza sulla base delle prove scientifiche, mette a rischio il diritto di ogni cittadino a ricevere cure basate su verità rigorose e verificate e indipendenza professionale.
Paolo Bellavite e Eugenio Serravalle sono sta e che a da alcuni come “anti scientifici” per le loro posizioni critiche sulla gestione della pandemia e, in particolare, sui cosiddetti vaccini anti-COVID.
Alcuni commentatori si sono arroga il diritto di decidere cosa sia “scienza” e cosa non lo sia, pronunziando un verdetto senza possibilità di replica.
Eppure, i loro curricula e le testimonianze della loro attività clinica
dimostrano preparazione, esperienza e contributi reali alla ricerca. La loro “colpa” è aver mantenuto il diritto di porsi domande e di esprimere dubbi in pubblico — proprio ciò che, da sempre, alimenta il progresso e la
conoscenza.
Etichettare e delegittimare non è scienza: è arbitrio. La scienza non è un dogma, è un metodo che si basa sulla verifica di teorie anche contrapposte: alla fine ‘vince’ chi porta i dati e le prove più valide e forti. Il fondamento del metodo è basato sul dubbio costruttivo e sul confronto delle prove, non su articoli di fede e censure. Di fronte a prove migliori di quelle che possono presentare, Bellavite e Serravalle hanno reso pubblico l’impegno a riconoscerlo esplicitamente, auspicando analoga disponibilità da parte degli interlocutori.
In un’epoca in cui decisioni complesse in sanità pubblica devono essere prese talvolta con dati incompleti , è indispensabile che organi come il NITAG siano composti da professionisti con competenze diverse, liberi da
condizionamenti e capaci di valutare criticamente ogni prova.
Chiediamo che la libertà di ricerca e di parola dei medici e degli scienziati sia garantita, che il dissenso argomentato sia accolto come risorsa e che il pluralismo scientifico venga riconosciuto come condizione
necessaria per decisioni equilibrate e trasparente.
La scienza vive solo dove c’è confronto libero