Italia respinge emendamenti OMS, nella notte il "no" di Schillaci che dice basta all’oscura mano dell’Organizzazione

Ma oggi, almeno oggi, è un giorno di libertà. Un giorno che segna uno spartiacque. Da una parte un mondo dove le decisioni sulla nostra salute vengono prese in sale chiuse a Ginevra, dall’altra un’Italia che si riappropria del suo diritto di decidere, discutere e dissentire

È successo tutto quando le ombre si erano ormai allungate sul Paese, quando la giornata sembrava già finita e la stanchezza degli occhi si impastava con la voglia di spegnere i pensieri. Era venerdì notte, e mentre l’Italia scivolava lentamente nel sonno, un piccolo grande terremoto politico scuoteva il silenzio istituzionale: l’Italia ha detto NO al nuovo Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.


Un no secco, asciutto, privo di fronzoli. Inviato in zona Cesarini, come si direbbe nel gergo calcistico, quando ormai il fischio finale è vicino. Eppure, proprio nei minuti finali si può cambiare il destino di una partita. E quella che si stava giocando, o meglio, quella che si voleva farci ingoiare senza nemmeno una cronaca ufficiale, era una partita truccata, dove la posta in gioco non era solo la sanità pubblica, ma la nostra stessa sovranità.

Per mesi, le associazioni civiche, i medici indipendenti, le voci scomode e le testate giornalistiche più coraggiose come la nostra, hanno urlato nel deserto. Hanno chiesto, implorato, esortato il Ministro Schillaci a fermare questa deriva. Nessuna risposta, solo silenzi. Un vuoto che sapeva di complicità, di paura, o peggio ancora, di resa. E invece, nel cuore della notte, arriva la svolta: l’Italia si sfila dal treno del globalismo sanitario.

Un segnale fortissimo, un atto di rottura, ma anche di responsabilità. Non siamo soli. Con noi ci sono gli Stati Uniti, l’Austria, la Russia e altri giganti geopolitici che hanno deciso di interrompere la marcia inarrestabile delle oligarchie sanitarie che in questi ultimi cinque anni hanno manipolato, imposto, censurato e diviso.


Questa non possiamo dire sia una vittoria politica. È una vittoria morale, civile e democratica. Perché dietro quel “no” si cela il sudore di milioni di cittadini che non hanno mai smesso di vigilare, di scrivere, di parlare, di protestare. È la vittoria della coscienza collettiva su un sistema che si voleva infallibile, incriticabile, imperscrutabile.

Il primo a darne notizia è stato il Dr. Andrea Stramezzi, un volto ormai simbolo di una medicina che non si inginocchia. A ruota, tantissimi colleghi, cittadini, medici liberi. Poi è arrivato anche il pensiero potente del Dr. Daniele Giovanardi, che ha scritto sul social X:

“Prendiamo atto che il Governo ha fatto il proprio dovere respingendo gli emendamenti dell’OMS; sta tutelando così la salute degli italiani ed ascoltando anche il parere di associazioni e medici liberi. Ora finalmente convochi la Commissione Medico Scientifica Indipendente per un sereno ed indispensabile confronto. Patto Internazionale sanitari e cittadini. Un forte abbraccio a tutti coloro che si sono mobilitati.”


Anche 52 associazioni italiane capitanate dall’Associazione “Verità Nascoste” assieme a tantissime altre come quella di: “Persone in cammino” con il presidente Andrea Sillo, si sono unite per fare una staffetta nei vari comuni italiani ed il loro messaggio è arrivato forte e chiaro: No ed è stato ascoltato.

Eppure, c’è qualcosa che non possiamo ignorare. La domanda che scotta sulle dita: perché adesso? Perché il no è arrivato proprio all’indomani della lettera del Segretario alla Salute statunitense Robert Kennedy Jr.? È stata quella missiva a rompere l’incantesimo? È servito un americano per risvegliare il nostro governo?

Lo capiremmo, certo, se fosse vero. Ma fa male sapere che la nostra autodeterminazione ha avuto bisogno di un pungolo esterno per manifestarsi. Resta il sospetto che il silenzio di questi mesi sia stato più strategico che ideologico. Resta il timore che ci si muova solo quando la pressione è insostenibile, quando la maschera della neutralità istituzionale comincia a bruciare sul viso.


Ma oggi, almeno oggi, è un giorno di libertà.

Un giorno che segna uno spartiacque. Da una parte un mondo dove le decisioni sulla nostra salute vengono prese in sale chiuse a Ginevra, dall’altra un’Italia che si riappropria del suo diritto di decidere, discutere e dissentire. Nessuna nazione può permettere che i suoi cittadini vengano ridotti a codici QR sanitari in nome di un ordine globale “più efficiente”. Nessun popolo libero può accettare che la scienza diventi religione, che i dissidenti diventino eretici.

Difendere la sovranità sanitaria non è un gesto di chiusura, ma un atto d’amore verso il nostro Paese, la nostra Costituzione, i nostri figli. È affermare che la salute non è un algoritmo, che la libertà non è negoziabile, che le scelte mediche devono restare nelle mani di chi cura, non di chi controlla.


E così, nell’Italia che dormiva, qualcuno ha finalmente scritto un “no” che vale più di mille sì. Un “no” che profuma di dignità. Un “no” che vale quanto un risveglio.

E adesso, che sia l’inizio di un nuovo patto: tra cittadini, medici, istituzioni.
Un patto di trasparenza, libertà, e soprattutto: verità.

Di Andrea Caldart

Fonte: QuotidianoWeb