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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

La nostra rivalsa di vittime da effetto avverso è dire "io sono". Io sono, con lo strazio del mio corpo e la mia storia clinica

Quando vi diranno dimostrami che è stato il vaccino, rispondete: dimostrami che non è stato il vaccino. Quando insisteranno, dove sono le fonti?, rispondete: le fonti hanno i nomi dei produttori, che hanno ammesso tutto ciò che avevano negato per 4 anni.

16 Giugno 2025

malati ignorati

È difficile riassumere in dieci minuti di intervento o in un articolo una tragedia epocale come la pandemia più assurda di tutti i tempi, ma in estremissima sintesi quello che è successo è quanto segue: un regime globale giustificato con una peste scappata o creata appositamente da un laboratorio cinese cogestito da cinesi, americani dem e francesi, con l'italia quale luogo deputato per un esperimento sociale finalizzato a capire il grado di tolleranza o meglio di soggezione di una popolazione, a futuro utilizzo. Insomma un precedente. Perché l'italia? Perché storicamente è sempre stato un Paese che non c'era, senza una coesione, senza una autentica percezione democratica, come tale permeabile in senso autoritario, effetto di precise dinamiche storiche che risalgono a quella insalata medievale di ducati, baronie, signorie, potentati sempre in frazione, sempre in lotta di tutti con tutti, con alleanze effimere e infide. È la pratica del potere a determinare la scienza politica più che l'opposto. Altrove, avanzando nella modernità storica del potere, ne si approfondivano i limiti: da noi quei limiti si contestavano, il potere restava una entità immanente e trascendente, indiscutibile, immutabile; il liberalismo inglese tracciava la sfera dell'inviolabilità del singolo, in Francia si teorizzava la divisione dei poteri in senso garantista e il superamento dello Stato assoluto nel senso di un allargamento alle componenti sociali; in Italia si perdeva tempo nel decidere se comandasse di più il papa o il sovrano, e comunque al doppio potere ci si consegnava in scia all'utilitarismo moralistico di Machiavelli e al fatalismo classista di Guicciardini.

Da una simile forma mentis non poteva che discendere il Paese che non c'era, che non c'è mai stato, dove il campanile, per dirla con Philippe Daverio, si fermava a metà, sostituito al sud (ma non solo) dalle logiche familistiche, di clan o di cosca. Oggi la logica è quella maranza, ha risalito il Paese come la linea delle palme e del caffè di Sciascia, ma non è che anche nella premodernità il campanile segnasse più che tanta identità sociale, era più il simbolo locale di un potere trascendente. In un contesto simile, mai superato, se mai conclamato, la divisione a fini repressivi è facilissima, limitata, se va bene, dall'opportunismo anarcoide che tuttavia presenta controindicazioni micidiali. L'anarchia intruppata mescolata al senso di sudditanza peculiare dell'Italia hanno creato il cortocircuito dei poteri secondo l'intuizione, discussa, contestata, ma tuttora valida, di Foucault con la sua distinzione tra potere verticale e orizzontale o reticolare: il primo è il potere gerarchico istituzionale, è il re, è Mattarella che dice non si invochi la libertà; l'altro è il potere diffuso, di tutti verso tutti, medici, pazienti, bottegai, giornalisti, docenti, studenti, è il corpo sociale nelle sue infinite relazioni, e serve un po' da contraltare: ma se il potere reticolare si mette al servizio del potere verticale, è la fine. E allora ecco le divisioni, l'odio, le radiazioni dei medici eretici, le gogne e le fogne.

Tutto questo, attenzione, non è mai finito, continua ancora oggi. Il Paese che non c'è è anche l'unico dove non c'è una resipiscenza, un ripensamento: si va in scia. Ai malati non è mai stata resa la tutela che meritano, e non gli è stata data per mancanza di rispetto. Non è solo la carenza di riconoscimento previdenziale e assicurativo, che pure sarebbe doverosa ma che lo Stato si ostina a negare per non sprofondare, stante la proporzione milionaria di quelli che ha offeso; prima ancora viene il riconoscimento del paziente in quanto tale, se no non lo rispetti e non lo tuteli, non lo risarcisci. È quello il presupposto. Invece i malati continuano ad essere insultati, irrisi, provocati, Ignorati. Negati. Ex ministri che danno degli assassini a quelli in carrozzina, e ce li hanno messi farmaci da loro stessi garantiti, imposti! Tutto questo è tanto più aberrante se si considera che i malati sono vittime. Di chi? Proprio di un potere condiviso, senza opposizione, senza argine, senza criterio, senza lealtà, che prima li ha ricattati, poi li ha rovinati e adesso li umilia con maggiore rabbia per non ammettere la propria responsabilità. Un potere drogato di notorierà, di visibilità, come quei virologi divenuti star che trattano con sufficienza o arroganza i pazienti che non mostrano reverenza per il loro status.

Allora i malati devono farsi sentire e vedere col ricatto dei loro corpi. Devono mostrarsi e dire io sono. Io sono il vaccino, la conseguenza di imposizioni criminali che voi non volete ammettere. E siccome i malati (e i morti) sono già centinaia di migliaia, e non si fermeranno, allora questo dire io sono assume i contorni di una evidenza gigantesca. Non voglio dire ancora una Norimberga, perché non la avremo, perché dentro ci stavano tutti. Ma l'accusa è, deve essere incessante come un temporale che travolge ogni sporcizia. Certo, verremo attaccati ancora per la semplicissima ragione che non ci si può più negare, siamo troppi per restare invisibili. Ma ci troviamo di fronte a un cambio di paradigma, non si tratta più di fare emergere la verità ma di difenderla, di sostenerla. La differenza sembra capziosa e invece è fondamentale, perché tutto diventa più difficile, il potere può soffocare la verità, ma, quando questa emerge diventa più sleale ancora, più violento e più ribaldo: non ha rimorsi, teme solo, venendo sbugiardato, di perdersi. Allora, quando vi diranno dimostrami che è stato il vaccino, rispondete: dimostrami che non è stato il vaccino. Quando insisteranno, dove sono le fonti?, rispondete: le fonti hanno i nomi dei produttori, che hanno ammesso in milioni di documenti la pericolosità fino a ieri negata; hanno la consistenza dei riscontri scientifici in migliaia di studi; hanno l'imbarazzo dei politici che in privato sapevano; hanno l'ignoranza dei virologi e l'ignominia dell'informazione comperata per fare pubblicità; hanno il peso dei numeri, l'ingombro delle statistiche che crescono incessanti, adesso anche il re Carlo, testimonial vaccinale, se ne sta andando. E infine aggiungete: la fonte sono io, la prova sono io col io corpo straziato. Se ancora non taceranno, passate voi a provocarli con quest'ultima domanda: ma tu, ti sei veramente vaccinato? Se hai solo finto, sei un vigliacco; se effettivamente hai fatto come me, allora mi raggiungerai presto.

Li farete impazzire, perché è quello che temono, sapendo che avete ragione. E io credo che dopo almeno questa innocente rivalsa sia il minimo dopo il nostro calvario (tra parentesi: perché troppi medici curanti mi hanno rotto le balle sulla mascherina e non mi hanno informato che avevo diritto a un indennizzo, un accompagno per il mio periodo di terapia oncologica? Perché nessuno mi ha avvertito che avrei dovuto tenere a bada gli zuccheri, che nutrono il linfoma, cambiando regime alimentare?) Io li voglio vedere tutti al posto nostro. Tutti, perché in questa vicenda infame non c'è una sola figura di qualsiasi istituzione che si salvi, che non ne esca da mostro. Ma non si poteva chiedere ai cittadini di presumere che a governarci fosse un potere aguzzino, un potere carnefice. E invece.

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