12 Novembre 2024
Due amici, diversi per età, professione, storia, mi mandano l'identico messaggio: la strage dei vaccinati, la moria degli incolpevoli. Uno ha una conoscente che ha già subito 6 interventi cardiaci a neanche 40 anni, l'altro due colleghe, sorelle, che dopo le immancabili dosi si scoprono insieme un tumore. Identica, ci crediate o no, anche la conclusione: “è una lotteria”. Ma non è una lotteria e se lo è è di quelle dove sempre si perde perché prima o dopo tocca a tutti: certi, come chi scrive, lo scoprono relativamente presto, gli altri lo scopriranno, ma nessuno si salva. Comincia in modo subdolo, una stanchezza strisciante, un'apatia, che uno si dice passerà, sarà la stagione, sarà l'età, ma non passa, peggiora, si estende ai muscoli, alle ossa, diventa fisiologica, endemica e non passa, può durare anche degli anni ma l'evento scatenante prima o dopo arriva. Può essere, come nel mio caso, una caduta accidentale, può essere, come accaduto a mio suocero, una infezione improvvisa, ma a quel punto anche se ti curano tu non sarai più lo stesso. Ti ammalerai costantemente, perché il tuo sistema immunitario è fottuto, ti prenderai germi e virus che in condizioni normali non te ne saresti accorto. Vivrai da debole, da fragile per il resto della tua vita. L'evento scatenante segna un punto di non ritorno, è valicare le colonne d'Ercole della salute.
Sono inondato di filmati, testimonianze di medici, non di stregoni, che da medici, da scienziati spiegano come e qualmente il vaccino sia cancerogeno, illustrano il maledetto meccanismo della proteina spyke che non se ne va, della replicazione genetica all'infinito da cui i cancri “turbo” e le recidive implacabili. A questo punto, la domanda delle domande, che spetterebbe alla commissione Covid, è una e una sola: si poteva evitare? Ma la commissione Covid è stata istituita per non farla ovvero per le quadriglie che annunciano l'autoassoluzione collettiva: convocato, il presidente dei Medici mente sapendo di mentire, sorretto da un consigliere grillino che vuol coprire l'ex presidente del Consiglio grillino infiltratosi in commissione per non dover essere interrogato. Insomma passa dal ruolo di accusato a quello di accusatore. Cosa dice questo Filippo Anelli presidente dei medici? Che il protocollo “tachipirina e vigile attesa”, inventato da un assessore al traffico potentino promosso ministro sanitario, non era vincolante, non era un protocollo ma “una semplice raccomandazione”. Questo si chiama mentir sapendo, perché chi non si uniformava al protocollo autoritario passava guai in varie forme dalla sospensione alla radiazione fino allo sputtanamento pubblico che preludeva al suicidio di De Donno, organizzato dai manutengoli della informazione lercia e gossippara. Alla fine, apprendiamo da “la Verità”, che è l'unica che in qualche modo continua ad informare sui lavori dell'immaginifica commissione, come questo Anelli, tuttora apostolo vaccinale di inusitato ardore, ammette alla maniera italiana del “chi ha avuto ha avuto”: “Dovevamo evitare che la malattia precipitasse e siccome precipitava entravamo in crisi, non sapevamo cosa fare”.
La malattia è precipitata e che questi fossero in crisi non ci piove, però non una crisi di coscienza: se mai di carriera, temevano di giocarsi la faccia, le cariche. Come si confidavano nelle chat tra ministro, Aifa e medici. E chi non si adeguava finiva come in Cina o in Corea del Nord. Quanti medici eretici mi hanno confidato: per poco non facevo anch'io la fine di de Donno. Bastava la segnalazione di un virologo da strapazzo o perfino di un anonimo da social, e venivano ammoniti, insultati, ricattati. Un'altra amica, dottoressa di pronto intervento, che sui vaccini non ci vedeva chiaro, è stata convocata dal suo Ordine regionale col pretesto di due “like” su Facebook, due manine col pollice in su: ha deciso di lasciare l'italia, si è rifatta una vita, con immane fatica e due figli da crescere, in un Paese sanitariamente meno oppressivo.
Si poteva evitare la strage degli innocenti? Non solo si poteva: si doveva e le alternative c'erano o almeno andavano considerate, discusse; hanno imposto un protocollo scientificamente demenziale, tachipirina e aspettare finché era troppo tardi, da cui l'internamento ospedaliero, il tubo per respirare, la fine, a volte provocata come hanno ammesso diversi sanitari, una perfino alla trasmissione “Fuori dal Coro” di Mario Giordano, immediatamente sparita nel nulla come accade nei regimi totalitari. La maldestra, e mendace, ammissione del presidente dei medici tradisce tutta l'approssimazione fino alla malafede: prima si cerca di smentire un dato di fatto, poi non potendo più negarlo si dice che non era vincolante, infine si alzano le braccia: un modo di operare mostruoso, raggelante, particolarmente perché in gioco c'era la salute, c'era la vita. Ma ancora oggi davanti a un vaccino sconsigliato dall'Istituto Superiore di Sanità, che ne teme gli effetti, tuttora sconosciuti, sui nascituri, il regime lo fa passare, lo rende “consigliabile” alla maniera ricattatoria delle dittature. E dire che il regime ha cambiato colore anche se al ministero c'è uno che era stato promosso dal predecessore.
Si poteva evitare la strage degli ingenui, dei fiduciosi nello Stato e nelle sue “facce grandguignolesche del potere” per dirla con Pasolini? Si poteva ma non si è voluto. Per ybris, per calcolo, per incapacità; per tutte queste cose insieme. La commissione Covid serve precisamente a questo: fingere di ammettere le responsabilità scaricandole, trovare le scuse, chiudere con il solito, pornografico embrasson nous, già cominciato in Liguria col nuovo governatore Bucci, sofferente di un male oncologico dopo essersi più volte vaccinato, che pare intenzionato a conferire il ruolo di superconsulente al virologo Bassetti che subito dice: “Nessuno può permettersi di non vaccinarsi”. Vedrete se non finirà così. Non se ne esce, la faccenda o per chiamarla come va chiamata la strage globale è troppo immane e troppo condivisa per venire apertamente ammessa. Dovranno soffocarla e a questo servono le commissioni. Tanto i vivi continuano a morire anche in giovane età, come quello studente cremonese di 16 anni che si accascia a scuola, sulle scale, sotto gli occhi dei compagni esterrefatti. La famiglia ha donato gli organi, ma non ha tradito sospetti, non ha fatto domande. Si poteva evitare? Tutto si poteva, compresi i lockdown che servivano ad imporre il protocollo oggi spacciato per semplice, innocuo consiglio. Scrive Federico Rampini, non proprio un “novax”, nel suo ultimo libro “Grazie, Occidente!”: “Durante la pandemia, le misure di isolamento (pur blande negli Stati Uniti rispetto ad altre parti del mondo) e la crisi economica legata al Covid avevano provocato un peggioramento della disoccupazione, accentuando fenomeni di solitudine, alcolismo, tossicodipendenza, violenza domestica”. Il documentarista Paolo Cassina nel film “Non è andato tutto bene” indulge a lungo sulla realtà di quei tempi, inverosimile, alienante realtà e rivedere certi scenari attanaglia come fosse cosa di oggi: centri storici desolati, un piccione che si aggira stupito, le fontane che non danno acqua, quasi a simboleggiare la fine della vita, la fine di tutto. Ombre, solo ombre, e sibili di silenzio come nei cimiteri. La sera le conferenze stampa rituali di Conte e Casalino, col regime granduignolesco arrogante e perfino sfottente, le mascherine indossate storte apposta, gli insulti ai rari giornalisti critici, la strafottenza verso le stesse vittime, la conta giornaliera, la lotteria dei morti che si potevano ma non si volevano evitare.
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