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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Breve storia di una "morte improvvisa" (che in qualche modo arriva anche quando ti salvi)

Più la gente continua ad ammalarsi o a morire "improvvisamente" e più i provocatori e i pubblicitari dei vaccini urlano, latrano, fanno scene, impediscono le rare voci oneste e razionali: che resta se non augurar loro identica sorte, pur che definitiva?

22 Ottobre 2024

Chemio

La Chiesa a cento passi da casa mia rintocca a morto due volte al giorno. Prima della faccenda, una volta alla settimana. Ma il parroco ancora somministra le comunioni con la mascherina e se sa che sei dissidente, fatica a salutarti. La chiesa vicino a casa mia ha suonato a morto un'altra volta oggi. Una più giovane di me, anche conosciuta in paese perché svolgeva una professione liberale, borghese ed era attiva nelle istituzioni. Mia moglie la conosceva, hanno studiato insieme. C'è rimasta male: vista l'ultima volta pochi mesi fa, sembrava in piena forma, organizzava iniziative, convegni. Ha visto i manifesti funebri, con la gente che si ferma a leggerli nel mattino livido d'autunno, poi scuote la testa e se ne va. Lascia figli, una vita. Ho provato ad informarmi, a capire, ma conosco la stampa locale, ci ho lavorato vent'anni, sapevo essere fatica persa: “Il male non le ha dato scampo”. Sì, ma quale? “Da diverso tempo combatteva”. Sì, ma da quanto tempo, e contro cosa? “Mancherà a tutti”, e ci mancherebbe. “Si era candidata con una lista civica”. Ah, allora è tutto chiaro. Poi mia moglie ha ricevuto una comunicazione, una mail, un gruppo, non so bene, non ho approfondito, ma si diceva che il corteo funebre partiva da un certo posto, e ho associato e ho capito tutto. Era l'ospedale dove anche io mi sono curato, mi sto curando. E lì uno che vive qui ci va solo per un motivo, solo per certi mali. Era il reparto dove mi hanno curato, e dove una volta ho sentito dire: non sappiamo più dove metterli questi. Cancri del sangue, leucemie fulminanti. Sapevano chi ero, erano solleciti, scrupolosi, anche affettuosi ma qualcuno nel personale deve avermi letto e allora l'andazzo era cambiato, d'improvviso come una cortesia gelida, ostile verso il “novax”. Anche alcuni compagni di sventura. All'inizio almeno, dopo chissà come cambiavano idea e qualcuno lo urlava: bastardi, mi hanno fatto firmare la liberatoria e adesso sono qui. Ma ammettere è difficile, specie se sei lì per tre, cinque, sei ore a farti sgocciolare il liquido arcano in vena e per passare il tempo scorri quelli che via social ti augurano la morte: e un po' perché ti eri vaccinato, “hai tradito”, e un po' perché, parlando di me, degli effetti subiti, sarei un rinnegato, “hai tradito”. Tale è l'umanità per la quale un Dio, figlio di Dio, si è immolato, ma chi gliel'ha fatto fare poi. Comunque sono molto bravi in questo reparto, ho visto tantissimi rinascere, letteralmente, in pochi mesi, la mia terapia è stata più lunga, più pesante. Sono bravi, tra i migliori in Italia e in Europa e se non ti salvano loro... E questa non l'hanno salvata, non ce l'hanno fatta “a causa di un male che non ha lasciato scampo”. Di quanti ho appreso, madri e padri di gente conosciuta, crocifissi alle loro flebo nel mio stesso reparto: due, tre pere di siero miracoloso e la vita che, invece di tornare più forte, lentamente, inesorabilmente se ne va.

Perché è ancora così proibito nominare, citare, fare luce in un'epoca di sovraesposizione miserabile e isterica? Perché appunto non va fatta luce, non bisogna suggerire, insinuare sospetti, permettere alla gente di unire i puntini, di farsi un'idea. C'è la campagna pubblicitaria nuova da spingere, le morti galoppanti o improvvise vanno lasciate là, come eventi inspiegabili o almeno inspiegati.

Ma si sa tutto ormai. Meno lo spieghi e più uno capisce, intende quel silenzio dell'omertà e lo sa interpretare. Tu sei una donna, una persona, piena di problemi e di vita, di impegni e di fatica, di ambizioni, di sogni e un giorno ti senti come un'ombra di dentro, senti che qualcosa non va, ma non ci dai peso, passerà, sarà niente, ma non passa e allora impari a conviverci, ma ti costa, arranchi, fai sempre più fatica, la vita stessa ti sembra come velata, come avvolta, le cose le fai, continui a farle ma senza più il gusto di prima, con uno sforzo che le svuota, le priva di senso, tu ti abitui al male finché non ne puoi più, succede qualcosa, un incidente, un sospetto, una coincidenza, ma qualcosa e allora scopri tutto e scopri che è tardi. E ti sottoponi al calvario, veleno per cacciare altro veleno, sorrisi di speranza estenuata, disperazione che ti prende, farmaci che curano ma intossicano, i capelli no, non succede quasi più, ma le forze sì che le perdi, e l'energia vitale non la recuperi, e sentirti inerte, completamente, totalmente inerte è peggio di tutto, non si può raccontare, non è dicibile, non ci sono parole, non c'è niente del genere, niente, è una vergogna, un abisso, è il letto che t'inghiotte e anche solo a levarti per pisciare rischi l'infarto, tanto ci costa, ma che ne sanno quelli che ti dicono, sempre avanti, mai mollare, guerriera di luce, leonessa, che ne sanno della tua stanchezza di pianta, essiccata riarsa pianta senza linfa, gambe morte, anima morta e tu sorridi, passerà, ce la farò, ma la notte l'ansia, il panico, le crisi psicotiche, e i cicli si susseguono, ce la farò, sto già meglio, e alla fine senti, capisci che è finita. Tutto inutile. Una croce di mesi, anni, inutile. La tenerezza del dolore, inutile. L'eroismo privato della sofferenza, inutile. La dignità di uscire lo stesso, di mostrarsi a un mondo cui non appartieni oltre, inutile. Le tue preghiere, inutili. Gli occhi dei tuoi figli, degli amici, inutili. Tutto inutile. Suona la campana è toccata a te, “mancherai a tutti” ma nessuno dice per causa di cosa.

Poi mi mandano via social un filmato, c'è il vicedirettore di un giornale, Massimo de' Manzoni, che dice con lealtà: “Dobbiamo anche ammettere di esserci sbagliati, dobbiamo dirlo che questi vaccini erano dannosi, potevano fare molto male e non lo dicevamo, non lo sapevamo, dicevamo il contrario”. In studio è un cafarnao, i vari Parenzo, quello che voleva “sputare nei vassoi dei novax”, Cecchi Paone, c'è pure il virologo Pregliasco, tutti uniti in un canaio di latrati, di ululati, invettive, spasmi rabbiosi, l'infame non deve parlare, l'eretico sia lapidato, qui, adesso. Dovete sapere che bene che ti vada quello sfinimento oltre ogni dire non passerà mai, tu diventi quello e rimani quello, pianta protesa e stanca, per il tempo che resta. Io spero che a tutti questi capiti il peggio, e intendo il peggio possibile. Sono convinto che nessuno si è vaccinato sul serio, altrimenti non starebbero ancora a svaccare in tivù, però non potete impedirmi di sperare il male per tutti quelli di una certa risma. Quelli che mentono, che ancora difendono una faccenda mostruosa, orribile, gravida di responsabili, carnefici che non pagheranno. Voi latrate, io vi auguro la nostra poltrona da chemio, però che non vi serva a niente.

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