15 Ottobre 2023
Nella mia città, che poi è un piccolo borgo, Porto San Giorgio, si è no 15mila abitanti, all’interno di un comprensorio, quello Fermano, che ne raggruma a fatica 160mila, meno di un quartiere metropolitano, succedono però delle cose interessanti. Dal panificio pasticceria vicino casa mia è sparito il fornaio, dov’è il fornaio? Qualcuno mi racconta, risalendo fino agli albori della gloriosa strategia antipandemica di Stato, ricordate? “Andrà tutto bene”, “tachipirina e vigile attesa”, “noi vi concediamo, noi vi proibiamo”, “non ti vaccini ti ammali muori e fai morire”. Diceva allora il fornaio: ma io come posso ogni giorno farmi un tampone per lavorare, io mi alzo alle 3, chi me lo fa il tampone alle 3, eppure debbo campare la famiglia; e si risolveva a cedere al ricatto del regime, una dose, la seconda, la terza. Ed è sparito: si è ammalato a un rene, in modo grave, gliel’hanno dovuto asportare, a Michela Murgia, per lo stesso male, non è andata così di lusso, si fa per dire. C’è un medico, qui, che confida esterrefatto: non ho mai assistito a un simile proliferare di malattie, patologie, accidenti fulminanti, folgori improvvise, ma, soprattutto, tumori: ne ho diagnosticati più nell’ultimo anno, anno e mezzo che in 30 anni di carriera. Solo che non posso dirlo se no mi fanno fuori. Capisco, del resto a me quando mi visitano, dicono: se è stato il vaccino a scatenarti il linfoma? Eh, chi può dirlo. Rari, ma ci sono. Una addirittura me l’ha messa nella ruota della fortuna: “Allora perché a lei sì e a me no?”. Era giovane, voleva a suo modo rincuorarmi, non me la sono sentita di aggredirla, sono molto stanco, ha ragione la mia amica Silvana De Mari, questi sono stati ipnotizzati, non è tanto o solo viltà, ci credono veramente, mi sono limitato a risponderle: dottoressa, la prego, non scherziamo, io la rispetto, lei rispetti la mia condizione.
Che poi è quella dell’amica di un amico, che io pure conosco, e che vive poco distante, ad Ancona: oh bella, anche per lei stessa faccenda. Deve lavorare, deve uscire, deve vivere, sceglie per quello che reputa, o spera, il male minore, in fondo che potrà succedermi? E comincia a stare male, a sudare la notte, che è sintomo inequivocabile, insomma anche lei, uguale: “disordine linfonodale”, la via crucis di esami, di biopsie, bucata e ricucita dappertutto, la sentenza: linfoma, via con il calvario delle chiemio. Questa giovane donna non ha ancora 40 anni.
Nel paese vicino al mio, Porto Sant’Elpidio, una 14enne si accascia e muore di colpo. I giornali locali, dove non ho mai conosciuto uno che scrivesse con dignità, svolgono il compitino per non disturbare il regime: la fiaccolata, la messa, il parroco che la mette in cielo, i compagni che la chiamano angelo, insomma, di che è morta, improvvisamente, questa ragazzina? Nessuno si prende la briga di spiegarlo, di ipotizzarlo, neppure di chiederlo: tutto quello che trovo, è un impalpabile passaggio su una non precisata patologia accusata 5 anni prima. E questa adolescente di colpo muore, nello sconcerto generale. “Malore improvviso”, e tanto deve bastare.
Ed io posso andare avanti pagine e pagine a raccontarne, di malori improvvisi, dai 14 ai 100 anni, che riempiono le bacheche degli annunci funebri sui quali i paesani di tutti i paesi si soffermano in un rituale fatale e crudele: hai visto, se n’è andato anche lui, è sparita anche lei, ma come è successo? “Ci ha improvvisamente lasciati…”. Improvvisamente un paio di coglioni. O meglio, sì, improvvisamente, è vero, ma non inaspettatamente: è la ruota della sfiga, a chi tocca tocca e a qualcuno tocca sempre, ogni giorno. A cento passi c’è la chiesa grande, due volte al giorno sento i rintocchi a morto, uno la mattina, l’altro il pomeriggio. Prima non era così, poteva capitare una volta la settimana, forse due. Non quattordici. Ma nessuno si domanda niente e i giornali locali non chiedono niente. Il presidente della municipalizzata. Il professore in pensione. Il giovanotto sportivo. La ragazzina piena di vita. Li scorro e mi rendo conto che c’è qualcosa forse di più aberrante di questa Spoon River ed è la normalità con cui viene colta. La morte non colpisce più, è messa in conto. La morte “improvvisa”, talmente poco improvvisa che nessuno se ne stupisce. Forse la temiamo nel sonno e nel sonno la esorcizziamo. Io da quando so di essere malato non faccio che sognarmi malato. Stanotte ero con tre altri, due giornalisti famosi, che non nomino, e un caro amico, eravamo tutti seduti sul letto e parlavamo del nostro tumore, con la dolcezza dei feriti, dei rassegnati. Poi, lo giuro, mi è comparso Mattarella che ci rideva in faccia, una di quelle risatelle gelide, democristiane, spietate. Liberi di non credermi, ma certe visioni uno non se le immagina se non in forma di incubo.
Mi riscuoto, esco di casa, arrivo all'edicola, c'è la locandina del Corriere Adriatico che strilla, ebbra di eccitazione: "Nuovi vaccini, 30mila dosi disponibili". Manca solo che aggiunga: affrettatevi! Ma probabilmente l'hanno messo nell'articolo.
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