Alberto Donzelli: "Pfizer e Moderna ammettono in ritardo effetti avversi come miocarditi e pericarditi da vaccino Covid. Dosi dai 6 mesi in su negli Usa, una follia" - ESCLUSIVA
Alberto Donzelli, specializzato in Igiene e Medicina preventiva in esclusiva per il Giornale d'Italia: "Addolora l’insistenza acritica con cui le Società professionali pediatriche continuano a spingere a vaccinare i bambini"
Intervista esclusiva a Il Giornale d'Italia del dott. Alberto Donzelli, specializzato in Igiene e Medicina preventiva, dal 1976 impegnato a tempo pieno nella Sanità pubblica e ora in pensione.
1) Sono stati da poco aggiornati i bugiardini di Pfizer e Moderna, che rivelano un rischio di miocarditi fatali. Che cosa ne pensa?
- EMA e Commissione Europea hanno dichiarato nell'All. 1 alle decisioni di autorizzazione ai vaccini Pfizer e Moderna “aumento del rischio di sviluppare miocardite e pericardite. Alcuni casi hanno richiesto terapia intensiva e si sono osservati casi fatali”. AIFA lo ha riportato.
Non è una novità scientifica, già nel giugno 2021 i CDC USA avevano ammesso casi di miocarditi nei vaccinati; ma la narrazione corrente finora è stata che:
- le mio-pericarditi da COVID-19 siano comunque più frequenti di quelle vaccinali (affermazione non supportata da prove coerenti e negata da un grande studio israeliano (The Incidence of Myocarditis and Pericarditis in Post COVID-19 Unvaccinated Patients—A Large Population-Based Study) su 200.000 adulti che avevano superato una COVID-19 e 600.000 adulti di controllo, prima che fossero introdotti i vaccini)
- quelle post-vaccinali siano comunque in media più lievi (ma una miocardite clinicamente diagnosticata, anche borderline, non è mai una condizione lieve)
- che siano comunque rare (tra 1/1000 e 1/10.000) o molto rare (tra 1/10.000 e 1/100.000). Ciò vale solo con modalità passive di sorveglianza (basata su segnalazioni spontanee, o da consultazione di database ospedalieri), adottate in quasi tutto il mondo, che sottostimano in modo drammatico queste patologie, da diagnosticare invece in base ai criteri diagnostici resi pubblici dai CDC USA (Supplemental material). Questi includono segni o sintomi spesso non specifici e 1 o ulteriori nuovi risultati di troponina elevata, risultati dell'ECG coerenti con miocardite, o sulla Risonanza Magnetica cardiaca reperti compatibili con miocardite, da confermare con accertamenti”.
2) Ci può spiegare meglio in che cosa consiste la richiesta da parte della CMSi al Governo riguardo un’indagine nazionale su alcuni Under 50 della popolazione? Qual è l’obiettivo?
Purtroppo in varie regioni italiane vi sono aumenti di mortalità tra bambini e adolescenti (specie femmine). Miocarditi e pericarditi non sono certo unici fattori che possono causare eccessi di mortalità nei giovanissimi, ma vanno anch’esse considerate, a maggior ragione dopo quanto hanno riscontrato i due studi internazionali di sorveglianza attiva pubblicati. Il primo a mettere in pratica quanto dichiarato dai CDC sui criteri diagnostici è stato uno studio Tailandese su 301 adolescenti. Con pochi semplici esami prima e subito dopo la 2a dose di vaccino Pfizer ha documentato quanto prima non c’era, a partire da un 29% di effetti cardiovascolari, alcuni severi, e ben un 2,33% di miocarditi o pericarditi confermate o probabili. È andata anche peggio ai 777 sanitari di un ospedale Svizzero, con il 2,8% di miocarditi dopo la 3a dose del vaccino Moderna in soggetti di 42 anni in media, con le donne ancor più colpite dei maschi.
Si tratta di valori circa 1000 volte maggiori a quelli rilevati dalla sorveglianza passiva, che si limita a registrare parte dei casi con sintomi evidenti e diagnosi clinica.
Questi ultimi – per quanto in media più gravi – costituiscono solo la piccola punta di un iceberg.
Purtroppo l’elevazione della troponina specifica si verifica in caso di morte di cellule del cuore, che non sono in grado di rigenerarsi e sono sostituite da tessuto fibrotico. Se la morte ha riguardato solo un numero limitato di cellule, gli esami a distanza non riescono a rilevare danni, che però potrebbero manifestarsi nel corso del tempo con aritmie o altri deficit di funzionalità cardiaca.
Il sospetto che i due studi sopra citati mostrino un problema generale dovrebbe far attuare verifiche urgenti.
I primi destinatari potrebbero essere soggetti sani e di età inferiore ai 50 anni, per i quali secondo la CMSi non sarebbe proprio da porre un’indicazione alla vaccinazione/rivaccinazione COVID. Anche perché la mortalità dei soggetti sotto ai 50 anni nel 2020 era stata inferiore a quella media del quinquennio precedente. Inoltre l’obiettivo di vaccinare per proteggere gli altri pare in larga misura abbandonato anche dalla circolare ministeriale sulla campagna autunnale e invernale di vaccinazione anti-COVID-19 (anzi, le prove scientifiche più recenti, illustrate anche con la seconda lettera aperta all'OMS e nel Comunicato CMSi n. 9, mostrano ormai una suscettibilità a infettarsi nel tempo maggiore nei vaccinati, in proporzione alle dosi ricevute).
Le prove di ciò sembrano incontrovertibili:
si consideri ad es. quanto documentato nei 51.000 operatori della Clinica Cleveland dell’Ohio.
Fermo restando che soggetti sotto ai 50 anni non andrebbero proprio incoraggiati a vaccinarsi, non si esclude che si abbiano richieste anche in questa fascia d’età. Nei loro confronti il Ministero della Salute, o anche un Centro Regionale di Farmacovigilanza, in coordinamento con Centri vaccinali e Unità di Cardiologia e Laboratori, potrebbe offrire gratis accertamenti simili a quanto attuato in Tailandia, subito prima e pochi giorni dopo la 2a, o 3a (o 4a) dose. Lo schema di accertamenti proposti potrebbe essere quello indicato nel Comunicato 10 della CMSi:
In base al tariffario SSN, i costi dell’intero pacchetto di esami proposti sarebbero contenuti (circa € 235 ciascuno, + eventuali Risonanze Magnetiche in casi sospetti). Non si tratterebbe di stanziare questa cifra per un numero enorme di cittadini: basterebbe che un paio di regioni effettuassero gli esami su alcune migliaia di soggetti ciascuna per avere numeri sufficienti a escludere o confermare i risultati degli studi di sorveglianza attiva pubblicati.
Naturalmente andrebbero messi in conto anche costi di perfezionamento del disegno di questi interventi di sanità pubblica, nonché costi organizzativi e di valutazione dei materiali raccolti, cui membri della CMSi sarebbero lieti di concorrere con le Istituzioni deputate, apportando proprie competenze e aumentando verso la popolazione la credibilità dei risultati che saranno documentati.
Confidiamo che Governo e Amministrazioni regionali accolgano questa richiesta nell’interesse della salute degli Italiani e dei nostri giovani, e sollecitiamo l’apertura di una discussione aperta sul tema.
3) È ripartita la corsa al richiamo del vaccino Covid, negli Usa addirittura dai 6 mesi in su. Quanto tempo andrà avanti questa cosa?
Purtroppo gli Stati Uniti hanno rilanciato una spinta alle vaccinazioni anti-COVID-19 (e antinfluenzali) dai 6 mesi di età in avanti, che non ha alcun supporto scientifico, dato che per giovani e giovanissimi in salute l’infezione da SARS-CoV-2 è spesso asintomatica, o dà luogo a forme lievi che conferiscono un’immunità più robusta e molto più duratura di quella vaccinale. Inoltre è ormai chiaro che le vaccinazioni ripetute non solo non prevengono la trasmissione, ma anzi per paradosso favoriscono le reinfezioni, generando anche per questo più problemi per i familiari e la comunità. Inoltre le complicanze (ad es. il paventato Long-COVID) sono state grossolanamente esagerate per tutti e lo sono in particolare nei bambini.
A fronte di vantaggi quasi inesistenti, ci sono rischi importanti, ancor più dopo le recenti acquisizioni sulla persistenza della Spike vaccinale a distanza di mesi in molti organi, o in campioni di sangue di bambini e giovani adulti che hanno sviluppato miocardite post-vaccinazione mRNA. Per non dire di contaminanti quali frammenti di DNA batterico (plasmidi), che secondo il Prof Buckhaults si potrebbero integrare nel nucleo delle nostre cellule.
Anche alla luce di ciò, addolora l’insistenza acritica con cui le Società professionali pediatriche continuano a spingere a vaccinare i bambini.
4) il Prof. Rocco Bellantone all’ISS. Che cosa pensa della sua figura? È fiducioso del nuovo corso?
Abbiamo rivolto l’appello di cui sopra anche al Ministro della Salute Prof. Schillaci, al nuovo Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute Prof. Vaia e al nuovo Commissario Straordinario ISS Prof. Bellantone. Le prime dichiarazioni del Commissario ISS fanno bene sperare, anche in relazione al confronto scientifico-istituzionale che la CMSi ha richiesto a lungo al suo predecessore Brusaferro, che purtroppo non lo ha mai accolto.
Chi è il dott. Alberto Donzelli
Specialista in Igiene e Medicina preventiva e in Scienza dell’Alimentazione, dal 1976 impegnato a tempo pieno nella Sanità pubblica, anche come Direttore Sanitario, Direttore Generale, Direttore Dipartimento Cure Primarie. Già membro del Consiglio Superiore di Sanità. Oggi in pensione, Presidente della Fondazione Allineare Sanità e Salute e Coordinatore della Commissione Medico-Scientifica indipendente.
Di Ivan Vito