10 Giugno 2022
Vaccino (fonte foto Pixabay)
Sulla rivista Scientific Reports è stata pubblicata una ricerca condotta da Christopher Sun e Retsef Levi, del Massachusetts Institute of Technology e da Eli Jafe del Servizio di medicina di emergenza di Israele a Tel Aviv. A destare grande interesse per il paper dei 3 ricercatori, è la correlazione che sembrerebbe apparentemente evidenziarsi tra la somministrazione di vaccini Covid e l’insorgere di problemi cardiovascolari.
La ricerca è considerata unica nel suo genere, basandosi, spiega il virologo dell’Università di Milano Bicocca Francesco Broccolo, “su dati del mondo reale, non estrapolati dai trial”. Lo studio, infatti è stato condotto attraverso la registrazione del numero e della tipologia di chiamate ai pronto soccorso di Tel Aviv, denuncianti arresti cardiaci o sindrome coronariche acute. Tali telefonate, tuttavia, sono poi dovute essere verificate da esami fisici, prima di essere conteggiate nella ricerca.
Tre le diverse parentesi temporali prese in esame dai ricercatori: dal 2019 al febbraio 2020, in periodo pre pandemico; dal marzo al dicembre 2020, periodo pandemico nel quale non era ancora attiva alcun tipo di vaccinazione; dal gennaio al maggio 2021, a prime e seconde dosi effettuate (per lo meno ad Israele).
A suscitare grande sorpresa, la differenza praticamente assente nel numero di casi nei primi due periodi (prima e durante la pandemia, ma sempre in assenza di vaccini). Le cose, però, cambiano, quando entrano in scena i vaccini: secondo quanto riportato da Christopher Sun, Retsef Levi ed Eli Jafe, infatti, nel periodo successivo all’inizio delle vaccinazioni di massa, i casi di problemi cardiaci segnalati ai centri di prima emergenza da parte di persone comprese tra i 16 ed i 39 anni sarebbero aumentati del 25%.
“I dati riportati in questa ricerca – commenta sempre il professor Broccolo - sono in accordo con quanto finora si è osservato in Germania e in Scozia, come rilevano gli autori del lavoro. È un risultato che dovrebbe sollevare l'attenzione da parte dei medici e dei soggetti vaccinati sui segni clinici riportati nella popolazione della fascia d'età compresa fra 16 e 39 anni”.
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