10 Maggio 2023
Ci sono i sopravvissuti, tutti pagando prezzi altissimi per la loro ingenuità o buona volontà; e ci sono quelli che non ci sono più, non ce l'hanno fatta e vivono nella latitanza di chi li piange. Per loro parla chi è morto con loro seppure può ricordare, raccontare. Al cronista arrivano queste memorie senza luce, senza speranza se non di vendetta. Perchè quasi sempre la giustizia non può prescindere dalla vendetta e in questo caso le due cose vanno insieme: l'arroganza di quanti hanno costruito il regime ricattatorio e concentrazionario non è mai passata, nessuno fra loro ha avuto la dignità di abbassare il capo e riconoscere gli errori, chiedere scusa e magari sparire. Questa razza inedita, della quale non si sentiva la mancanza, questi virologi a vario titolo, questi sciacalli del sottogiornalismo narciso, strappati al marciapiede, alla dark room, restano tracotanti e schiumano: si direbbe che la notizia della fine della pandemia, sancita dalla corruptissima OMS, abbia preso molti contropelo e già aspettano la prossima; quanto alla politica, non è migliore: odiarono, sbagliarono, sbandarono, adesso rivendicano il diritto all'abuso. Il governatore Zaia, bravissimo a rilanciare il Veneto nel segno del prosecco di largo consumo, assai meno come amministratore lungimirante, può recitare il vittimismo aggressivo che fu di Aldo Moro: “il potere non si processa, al potere si obbedisce”. Anche se non sapeva di cosa parlava? Anche se ha candidamente ammesso “Non avevamo gli strumenti”, cioè non ci avevamo capito niente e abbiamo proceduto a casaccio, pur di fare qualcosa? Già, hanno spettinato il ciuffo al Conte dei dpcm anticostituzionali e delle conferenze stampa arroganti e surreali, e tutti hanno fatto a gara nel rivolgergli la solidarietà che si usa per i martiri. Neanche l'avessero fucilato da lunga gittata o decapitato come i macellai dell'Isis. Ma il cronista è saturo di conseguenze e di disastri, di ingiustizie e urla di strazio e la sua solidarietà la spende per gli sconosciuti che lo cercano, lo investono delle loro vicende, lo immergono nelle loro lacrime di sangue.
"Franca era la mia gemella, è mancata il 24 novembre 2022 dopo 35 radio e 3 chemio da cavallo a causa di un tumore alla tonsilla che ha scoperto per via di un linfonodo sviluppatosi dopo un paio di settimane da quella stramaledetta dose di Pfizer che ha fatto il 27 dicembre del 2021. Gli stessi dottori le avevano detto che poteva essere un effetto collaterale del vaccino, ma che sarebbe sparito dopo una cura che però non ha fatto sparire proprio niente. Verso giugno, visto che la situazione non era cambiata, ha preso appuntamento all'ospedale per una visita dall'otorinolaringoiatra il quale subito le ha prospettato un tumore alla tonsilla. A settembre ha cominciato le radio e le chemio e dopo 15 kg in meno in 3 settimane, aveva la gola bruciata piena di micosi e non riusciva a mangiare più nulla, il tumore probabilmente era sparito, ma i suoi organi sono collassati e in 3 giorni è morta..Evito di commentare l'operato dei medici ospedalieri perché direi solo parolacce, le avevano prescritto dei cerotti di morfina piuttosto pesanti e questo ci ha ingannati e non abbiamo capito la gravità della situazione, precipitata in poche ore, ma noi non siamo dottori e se magari l'avessero ricoverata, quando io stessa ho risposto alla domanda se mangiasse abbastanza mentre non mangiava niente, e le avessero fatto qualche flebo, magari la mia Franca sarebbe ancora qui. Mia sorella era guarita da un tumore alle ovaie 21 anni fa... Quello schifo di vaccino, probabilmente, ha riattivato le cellule dormienti. Io vivo, mangio, respiro e rido anche perché se tutti quelli che hanno un dolore così grande dovessero non farcela, al mondo non ci resterebbe più nessuno, credo. Ma vivo nella speranza di veder soffrire tutti quelli che hanno causato il mio, e molti altri dolori... devono marcire in galera... non c'è bisogno che io faccia i nomi perché li conosciamo benissimo tutti. Scusa se sono stata lunga ma volevo spiegare bene nel dettaglio tutto quanto. Sono vedova e mio marito era un giornalista come te".
Quando finisce una lettera come questa posso garantirvi che si sente un serpente di ghiaccio correre per la schiena; è una coltellata alla fiducia nel genere umano e subito t'immagini questa donna senza volto che scrive all'ombra di un'abat-jour, in un silenzio di marmo: ogni tanto si ferma, asciuga gli occhi e riparte e ogni rigo, ogni parola la prosciuga. E vorresti fare di più, vorresti che le sue parole, di cui ti fai indegno ambasciatore, arrivassero dappertutto, in ogni anfratto della coscienza anche di chi non ce l'ha; anche di chi pretende impunità e sottomissione pur avendo operato alla cieca: ma come fanno questi a dormire, a guardarsi ancora in uno specchio? Forse è vero che il potere rende insensibili e, in definitiva, stupidi. La Michela Murgia sta facendo parlare di sé dopo avere rivelato il suo stato di malata a quanto pare terminale durante una intervista pubblicitaria per lanciare un nuovo libro. Ma non rinuncia a quell'odio insano e con lei la degna amica Lucarelli. Due anni fa ebbe a dire che se gli italiani nutrivano dubbi sui vaccini era colpa dell'informazione miserabile. Per dire non allineata, ma al 99% questa opposizione vergognosa non ha fatto che spalmarsi sul regime in una complicità oscena. Quante malattie letali, scatenate da queste bombe di sieri non testati, si sarebbero potute evitare con una informazione appena più misurata, più cauta? Più decente? Ecco io vorrei tanto che l'informazione fosse stata davvero di opposizione al potere. Non per l'antagonismo opportunista di tanti come Murgia, ma perché se mai c'è stato un caso in cui porsi in modo frontale contro questa propaganda delirante, ebbene è stato quello di queste pozioni tutte sbagliate, che hanno scatenato patologie violentissime in milioni di casi anche se è proibito dirlo. E resta proibito, i canali social cancellano i profli dissidenti, bloccano le notizie sgradite, soffocano le omissioni dell'Aifa quanto a bambini, anziani, soggetti a rischio, puerpere insomma tutti. La verità è che l'informazione ribelle è stata quasi irrilevante, per quantità e per impatto, comunque schiacciata sotto una viltà quasi unanime. Anche se qualcosa si è raggiunto. Oggi continuiamo a ereditare il dolore di chi si è fidato, però almeno ha aperto gli occhi. Prima di chiuderli per sempre, in troppi casi.
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