19 Dicembre 2022
Fonte: LaPresse
Natale con i tuoi. Ma a distanza di sicurezza. Sembra passata una vita: la zona rossa, le restrizioni, i bar e i ristoranti chiusi, quella voce roca che arrivava dalla tv imponendo regole e divieti: “Vi sarà consentito, vi sarà permesso…”. Il prossimo 25 dicembre sarà un Natale “normale”, ma dal 2020 a oggi c’è stato di mezzo l’obbligo della mascherina, il tampone, una campagna vaccinale imponente, il green pass, il super green pass. L’infettivologo Matteo Bassetti, direttore del reparto malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ha seguito passo passo l’evoluzione della pandemia. E oggi fa il punto della situazione col Giornale d’Italia tra picco d’influenza, reazioni avverse e, perché no, politica.
Dottor Bassetti, oggi al ministero della Salute c’è Orazio Schillaci. Che differenze ci sono con Roberto Speranza?
“Enormi. Intanto Schillaci è un medico e, come avevo detto più volte prima del suo avvento, avevo chiesto che in quel ministero ci fosse un tecnico. Be’, è arrivata addirittura una persona che ha ricoperto il ruolo di preside della Scuola medica e poi quello di rettore. Insomma: una figura di altissimo profilo. Mi pare che il cambio sia stato importante. Schillaci ha preso in mano la situazione, ha ribadito che i vaccini ci hanno portato fuori dalla pandemia, ha semplificato le regole, ha eliminato il bollettino quotidiano passando a quello settimanale. Il mio giudizio è ampiamente positivo. Sarà un ottimo ministro della Salute e durerà a lungo”.
E Speranza?
“La cosa che mi ha fatto più piacere di Schillaci è che ascolta tutti, dall’Iss ai tecnici, dagli organi istituzionali ai colleghi. Un approccio che non ho trovato con Speranza, che ha avuto un’idea di gestione del ministero monocolore, monotematica e monoideologica”.
Secondo l’Aifa i casi di influenza sono 10 volte superiori a quelli dello scorso anno e la mortalità è 5 volte superiore al Covid. Può essere la conseguenza di un sistema immunitario indebolito?
“Più che indebolito direi non allenato. Gli anticorpi fanno ginnastica nel momento in cui vengono a contatto con i microbi. Negli ultimi tre anni non sono venuti in contatto col virus dell’influenza. Pensiamo a un bambino di tre anni che sino a oggi non aveva mai contratto il virus dell’influenza, che ha trovato terreno fertile proprio nei più piccoli. È da settembre che i medici dicono di mantenere alta la soglia dell’attenzione sull’influenza e se fossero stati ascoltati, be’, magari si sarebbero vaccinate più persone”.
Per quanto riguarda la mortalità?
“È evidente che oggi la mortalità del Covid è molto minore, perché abbiamo talmente tante armi a disposizione che se un paziente muore di coronavirus significa che qualcosa non ha funzionato. Per quanto riguarda l’influenza, sapevamo che in Australia si era verificata una stagione influenzale pesante e che sarebbe arrivata anche da quest’altra parte del mondo. L’inverno rigido ha trovato sistemi immunitari fragili perché non allenati e ha affondato la lama nel burro”.
Le reazioni avverse sono un milione e 600mila in Europa con 11mila morti, sottostimati di 10 volte. Perché nessuno ne parla?
“Il modo migliore per parlare di queste cose è riferirsi agli enti governativi preposti. Abbiamo la farmaco-vigilanza, c’è l’Aifa, c’è l’Ema. Poi se uno vuole guardare i numeri forniti da chi collega problemi di salute ad altre cause, ecco, è un modo di vedere la medicina distorto, come’è accaduto con Di Bella e col metodo Stamina. Nessuno nasconde niente, ma il metodo dev’essere scientifico, con un nesso tra causa ed effetto, altrimenti si torna indietro di 100 anni”.
Ron DeSantis, governatore della Florida e possibile sfidante di Donald Trump alle primarie dei repubblicani Usa, ha chiesto l’istituzione di una Commissione d’inchiesta per le reazioni avverse e la gestione pandemia. Giorgia Meloni aveva fatto lo stesso, ma sinora non si è mosso nulla. Come mai?
“Forse entrambi si sono resi conto che non serve una Commissione sulle reazioni avverse. Basta guardare gli enti che fanno questo mestiere, sia negli Stati Uniti sia in Italia. Bisogna fare molta attenzione quando ci si mette contro la scienza. Pensiamo a Trump, che ci ha perso le elezioni”.
A distanza di quasi tre anni, con bar, ristoranti, discoteche e piscine che ancora risentono delle chiusure e delle restrizioni del 2020 anche in relazione al successivo caro energia, si può dire che l’emergenza sanitaria del Covid, anche dal punto di vista economico, si sarebbe potuta gestire meglio o in maniera differente?
“Certamente. Abbiamo chiuso troppo a lungo e riaperto tardivamente. L’unico lockdown al quale non avremmo potuto fare a meno è quello del marzo-aprile 2020, che ci ha accumunato a tutto il mondo, solo che noi, dal punto di vista economico e psicologico, siamo andati troppo avanti coi tempi. Sulla gestione delle chiusure sono sempre stato molto critico e continuo a esserlo. Serviva un atteggiamento meno ideologico, soprattutto nelle fasi successive al primo lockdown”.
Andrea Crisanti eletto al Senato, l’ex assessore regionale Pier Luigi Lopalco candidato alle politiche in Puglia e, notizia fresca, Fabrizio Pregliasco in campo alle regionali della Lombardia, tutti col centrosinistra: vedremo mai Bassetti scendere in politica, magari col centrodestra?
“Sono contento di fare quel che sto facendo. Ho 52 anni e ho lavorato duramente per arrivare a fare questo mestiere. Sono felice di dedicarmi ai pazienti e agli studenti, mi piace svegliarmi e andare all’ospedale. Poi non posso non notare che i 9/10 di quelli che si sono occupati della pandemia si sono schierati col centrosinistra. A volte mi faccio qualche domanda: c’è qualche ideologia dietro? Non ho mai nascosto le mie simpatie politiche: mi sento orgogliosamente un uomo di centrodestra, cresciuto in una famiglia liberale che leggeva i giornali di Montanelli e oggi, confesso, mi sento quasi una mosca bianca”.
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