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Matteo Bassetti e il "credere nella scienza": Galilei si rivolta nella tomba

No, la scienza non riguarda il credere, che è invece proprio della religione

16 Novembre 2022

Covid, Bassetti: "Mascherine oggi anacronistiche in zona bianca"

Matteo Bassetti (fonte Facebook)

Sul "Corriere della Sera" - o, se preferite, Corriere del Siero" - compare in questi giorni una citazione del noto medico genovese Matteo Bassetti, con tanto di foto celebrativa. La citazione è presentata con l'autorevolezza massima, quasi si trattasse di una imperdibile riflessione di Aristotele o di Tommaso d'Aquino. In essa, ci imbattiamo in una espressione che in questi due anni e mezzo di emergenza epidemica è ormai divenuta ubiquitaria: "credere nella scienza".

Più precisamente, così asserisce l'infettivologo Bassetti: "chi non crede nella scienza non dovrebbe fare questo mestiere". Il mestiere a cui Bassetti allude naturalmente è quello di medico. Un'affermazione davvero paradossale, che quasi ci fa rimpiangere le performance canore natalizie dell'anno precedente. Colpisce davvero l'abbinamento inappropriato e stridente tra la scienza e il credere. Si tratta di due ambiti differenti del sapere umano, dacché kantianamente la scienza riguarda il piano empirico delle certezze sensibili; mentre il credere concerne la sfera del sovrasensibile, di ciò che cade al di là dell'esperienza empirica.

Certamente il medico può anche credere, ma non nella scienza: il medico, che opera secondo il metodo scientifico nel piano empirico, potrà poi credere in Dio o nell'immortalità dell'anima secondo le logiche proprie della fede. Ma il medico non potrà credere nella scienza, giacché ciò sarebbe immediatamente contraddittorio e non scientifico: la scienza non crede, ma opera scientificamente, cioè secondo il metodo delle sensate esperienze galileiane, provando e riprovando, facendo della falsificabilità popperiana il proprio fondamento. La scienza è questione di ragione e non di fede, di certezza sensibile e non di credenza metafisica.

In sintesi, e con buona pace di Bassetti, "credere nella scienza" è un gesto antiscientifico, giacché il "credere" riguarda altre - e non meno nobili - esperienze dello spirito. Fare della scienza un atto di fede significa rinnegare la scienza. Vuol dire usare il suo nobile nome per legittimare un dogmatismo fideistico intrinsecamente non scientifico. La scienza non ha bisogno del credere. Procede col metodo scientifico, non con la fede. Ed è davvero curioso che Bassetti disinvoltamente parli di credere nella scienza, secondo una espressione che in questi due anni e mezzo si è Imposta come egemonica nell'ordine del discorso. Sorge davvero il dubbio che, quasi senza che se ne accorgessimo, la scienza propriamente detta abbia ceduto il passo a una religione scientifica che della scienza usa il nome e la terminologia ma ha rinnegato profondamente il metodo.

Molti sono gli aspetti che suffragano questa tesi: la scienza è aperta al dialogo e al confronto, quella che abbiamo visto in questi due anni molto spesso è stata una dogmatica fede che procedeva negando il dialogo e il confronto. E che per ciò stesso sembrava simile al contegno di Bellarmino più che a quello di Galileo. Una scienza che si imponeva come fede e che pretendeva di punire gli infedeli, come peraltro ancora ora sta accadendo con il diffuso sentimento di rabbia verso i non benedetti col santissimo siero, trattati - in modo tutto fuorché scientifico - alla stregua di eretici da destinare alle fiamme. Insomma, chi davvero rispetti e onori la scienza galileiana non deve "credere" in essa: deve praticarla secondo il metodo scientifico, che appunto non presuppone alcun gesto di fede e alcun credere dogmatico, fondandosi invece sul sistema della ragione e delle esperienze sensibili.

di Diego Fusaro
 
 

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