Von der Leyen-Pfizer, il caso: spariti gli sms con Albert Bourla
Gli sms tra la presidente della Commissione Europea e l'ad di Pfizer Bourla sono spariti e non si trovano più
Quando le case farmaceutiche elaborarono i vaccini, fu l'Unione Europea a trattare per l'acquisto diretto di dosi di vaccino da distribuire ai vari paesi. Era il 2021 aprile 2021 e la trattativa fu condotta direttamente dalla presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen che, per l'occasione, sentì l'amministratore delegato della casa farmaceutica Pfizer che aveva elaborato questo vaccino a RNA messaggero.
Von der Leyen-Pfizer: lo scoop del New York Times
Il New York Times all'epoca fece uno scoop in cui rivelava che Albert Bourla aveva sentito via sms Ursula Von Der Leyen. L'ipotesi è che la trattativa sull'acquisto dei vaccini sia stata condizionata da queste conversazioni private, in realtà non è dato sapere se ciò sia accaduto.
A seguito di questo scoop del New York Times, anche un altro giornalista decise di trattare il caso e fece accesso agli atti senza ottenere nulla punto quindi si rivolse al difensore civico dell'Unione Europea, Emily O' Reilly, a sua volta da mesi chiese alla commissione di divulgare il contenuto di quei messaggi. Tuttavia la commissione rispose che quel tipo di corrispondenza non dovesse essere registrata e che, pur avendo fatto ricerche non ha trovato nulla punto non è dato nemmeno sapere se i messaggi fossero stati cancellati dalla presidente della commissione europea: "Quei messaggi non si trovano più".
Una risposta secca e che lascia comunque intendere il fatto che siano comunque esistiti. Il New York Times non aveva avuto visioni e non aveva scritto il falso, unica magra consolazione. Infatti i messaggi sono spariti, si sono volatilizzati e la Commissione Europea non potrà più trovarli. Che cosa si sia detta la presidente della commissione con l'amministratore delegato Pfizer non si saprà mai, non si saprà mai nemmeno quanto abbiano influito sulla trattativa. Perché è importante tutto questo? Del resto era già chiaro che la Commissione Europea avrebbe fatto un contratto con Pfizer perché era uno dei centri di ricerca che dal 2020 stava sperimentando un vaccino contro il covid 19 dopo il suo isolamento. Ma, l'acquisto delle dosi di vaccino è avvenuta con soldi della comunità Europea e contributi dei singoli stati. In buona sostanza si tratta di Fondi pubblici e tutte le fasi che attengono alla trattativa o potenziale trattativa di ciò che viene acquisito mediante l'utilizzo di Fondi pubblici dovrebbe essere trasparente e chiaro.
Ma nel giugno 2021 Pfizer pubblica un report in cui propagandisticamente dichiarava che chiunque si fosse vaccinato con il vaccino Pfizer avrebbe avuto un immunità lunga anni. Una teoria smentita poco dopo le prime dosi di somministrazione del vaccino perché si notò immediatamente che la copertura con Pfizer oltre a non essere completa, scemava man mano che il tempo passava.
Von der Leyen-Pfizer: la trasparenza dell'Unione Europea
La copertura dunque non durava anni ma pochi mesi e necessitava di più dosi di quante erano previste nel trial, vale a dire due dosi a distanza di 21 giorni l'una dall'altra.
Oggi le dosi raccomandate sono quattro e qualcuno ipotizza che saranno destinate ad aumentare.
Ma torniamo al giallo degli sms tra Ursula Von der Leyen e l'amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla.
Il difensore civico dell'Unione Europea non ha intenzione di mollare e quindi ritiene che questa risposta costituisca un elemento di cattiva amministrazione e non è soddisfacente. Quindi ha chiesto al gabinetto della Von der Leyen di cercare nuovamente gli sms pertinenti chiedendo che questa ricerca non fosse limitata agli elementi registrati. Vale a dire il difensore civico ha chiesto di superare le linee dei documenti amministrativi e pubblici e di entrare direttamente nei dispositivi della presidente della commissione europea per un motivo che riguarda l'intera popolazione della comunità Europea. Un valido motivo insomma.
La legge sulla trasparenza che è alla base delle normative nazionali dei singoli stati infatti è basata proprio su direttive dell'Unione Europea recepite. Per questo i parlamentari della Lega Marco Campomenosi, Marco Zanni, Paolo Borchia e Silvia Sardone hanno presentato una mozione al Parlamento Europeo, dicendo che da Bruxelles arriva un insulto alla trasparenza".
Tuttavia è presumibile che l'Unione Europea non possa assolutamente mettere mano ai dispositivi della presidente perché si tratta di dispositivi privati. Eppure se lo facesse ormai è passato così tanto tempo che gli sms potrebbero non essere trovati.