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Uno studio del Gemelli rivela: "Vaccini Covid possibile rischio per fibrosi polmonare"

Uno studio effettuato da pneumologi del policlinico universitario collega l'insorgere di riacutizzazione della patologia alla vaccinazione in rari casi

09 Maggio 2022

Uno studio pubblicato dal policlinico Gemelli di Roma rivela un possibile legame tra i vaccini Covid e il rischio di una riacutizzazione della fibrosi polmonare idiopatica. Questa patologia è molto rara: in Italia si stima che colpisca tra le 30mila e le 50mila persone. Si tratta di una patologia la cui eziologia non è nota, da cui il termine idiopatico, così come sono sconosciute le cause del manifestarsi delle cosiddette esacerbazioni, crisi respiratorie tipiche del decorso di questa malattia. Essendo molto a rischio, se contagiati dal Covid, i soggetti colpiti dalla fibrosi polmonare idiopatica rientrano nella categoria di persone fragili che hanno assoluta priorità nella somministrazione del vaccino. Ma uno studio descrittivo prodotto da specialisti del Gemelli e pubblicato sull''American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine' suggerisce che non per tutti gli affetti da questa patologia il vaccino sia innocuo.

Policlinico Gemelli: "Vaccini Covid possibile rischio per fibrosi polmonare"

Su 10 pazienti ricoverati per esacerbazione nel policlinico romano, quattro si erano vaccinati qualche giorno prima della crisi con un vaccino a mRNA. In un caso l'episodio si è verificato dopo la prima dose, in un altro dopo la seconda e in due casi dopo la dose booster. "La vicinanza temporale tra somministrazione del vaccino, effettuata tra 3 e 5 giorni prima, e l’inizio dei sintomi indica il vaccino anti-Covid come il più probabile trigger dell’esacerbazione acuta”, commenta il dottor Giacomo Sgalla, tra gli autori dello studio.

Per tutti e quattro i pazienti il quadro clinico era molto grave: l'infiammazione polmonare era elevata e sono stati trattati "con alti flussi di ossigeno ed elevate dosi di cortisonici", si legge sul sito del policlinico. Due persone sono morte durante il ricovero. I pazienti affetti da questo tipo di fibrosi polmonare seguiti dal Gemelli sono circa 300, visto che il policlinico è il centro di riferimento per questa rara patologia. 

Le conclusioni di uno degli autori dello studio

Secondo gli autori dello studio non è da escludere che la vaccinazione abbia rappresentato la causa scatenante della esacerbazione, a causa del rilascio delle "citochine infiammatorie". "Nelle linee guida internazionali sulla IPF ad oggi le vaccinazioni non sono elencate tra i fattori di rischio delle esacerbazioni. Tuttavia, considerato che casi simili, anch’essi molto rari, sono stati segnalati anche dopo vaccinazione antinfluenzale H1N1, suggeriamo di inserire nella lista dei possibili fattori di rischio per riacutizzazioni di IPF anche le vaccinazioni anti-virali", ha concluso il dottor Sgalla. 

"Non si tratta certo di una dimostrazione di causa-effetto, ma di una correlazione temporale che abbiamo voluto segnalare per due motivi. Il primo è che i vaccini a mRNA anti-Covid sono vaccini nuovi, che noi suggeriamo di annoverare tra le potenziali cause di una riacutizzazione. L’altro è per allertare i medici che seguono questi pazienti del fatto che c’è una possibilità, anche se molto remota, che il vaccino possa scatenare una riacutizzazione", spiega Luca Richeldi, direttore della UOC di Pneumologia del policlinico. 

Tuttavia è bene evidenziare una cosa: salvo questi rari effetti avversi, per una persona con questa particolare fibrosi polmonare in linea di principio la vaccinazione è largamente consigliata ragionando per rapporto rischi-benefici: "Un’eventuale polmonite interstiziale da Covid, su un paziente che ha già una patologia interstiziale come la IPF, può avere effetti catastrofici", precisa Richeldi. 

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