Omicron, parla l'Oms: "In Europa entro due mesi il 50% della popolazione lo avrà contratto"
Secondo l'Oms entro due mesi almeno metà della popolazione d'Europa avrà contratto Omicron: la variante contagerà anche chi è già stato malato o vaccinato
Secondo l'Oms, Omicron contagerà metà della popolazione d'Europa entro due mesi. Il pronostico è stato lanciato nella mattinata di martedì 11 gennaio dal direttore dell'Oms per il continente europeo Hans Kluge, il quale ha inoltre sottolineato che la variante potrà diffondersi anche tra chi è già stato vaccinato o colpito dal Covid. Soltanto nella prima settimana del 2022, i contagi registrati in Europa sono stati ben sette milioni, cifra raddoppiata in due settimane. L'annuncio dell'Organizzazione potrebbe però essere un dato positivo alla luce della supposta minore pericolosità di Omicron e in vista di una sua futura cosiddetta "raffreddorizzazione".
Omicron, la previsione dell'Oms Europa per i prossimi due mesi
"A questo ritmo - ha dichiarato Kluge in conferenza stampa - l'Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) prevede che oltre il 50% della popolazione della regione sarà infettata da Omicron entro le prossime sei-otto settimane". Un pronostico che tuttavia non tiene per ora conto dell'evoluzione della pandemia nei singoli stati. Stando a quanto dichiarato da Kluge infatti: "In alcuni Paesi europei il picco della variante Omicron è già stato raggiunto ma la situazione all'interno del continente è molto variegata quindi bisogna sempre ricordarsi di proteggere i più vulnerabili".
Al momento il rischio maggiore resta quello del basso tasso di vaccinazione nei paesi dell'est Europa. Una dato che potrebbe portare a effetti nefasti sugli ospedali e sulla diffusione del virus in quelle aree: "Sono anche profondamente preoccupato per il fatto che la variante si stia spostando verso est e quindi dobbiamo ancora vedere il suo pieno impatto in Paesi in cui i livelli di vaccinazione sono più bassi e dove si rischia una malattia più grave nei non vaccinati".
Sette milioni di nuovi casi nel 2022
Nel suo intervento, Kluge ha inoltre riferito che dall'inizio del 2022 sono stati registrati in Europea ben sette milioni di nuovi casi di Covid-19. Un numero "più che raddoppiato in un periodo di due settimane". Alla data del 10 gennaio, 26 paesi del continente hanno poi riferito un dato di incremento del contagio pari all'1% della propria popolazione ogni settimana. È sulla base di questi nuovi dati che i paesi europei potrebbero decidere di modificare i parametri per la gestione della pandemia. Proposta caldeggiata nelle ultime ore dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, che ha invitato i suoi omologhi a trattare il Covid-19 come una malattia ormai endemica.
Al momento però, permane prudenza tra le autorità sanitarie europee, con l'Oms che raccomanda ai governi di accorciare la durata delle quarantene solo dopo un'attenta valutazione di "rischi e benefici". Provvedimenti che peraltro possono essere eventualmente presi "in combinazione con test negativi" e soltanto se risultano essenziali "per preservare la continuità dei servizi".