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L’importanza della dieta mediterranea

17 Ottobre 2021


L’allontanamento dalla dieta mediterranea, unito all’inquinamento ambientale e allo stress che lo stile di vita attuale comporta, rappresenta un fattore di rischio per molte malattie. Tornare a regimi alimentari della nostra tradizione allunga la vita. Se ne è parlato a Welfair, www.romawelfair.it, manifestazione digitale organizzata da Fiera Roma e dedicata a benessere, salute, qualità della vita e a come cambiano stili di vita e abitudini alimentari post pandemia, quest’anno con un focus specifico dedicato alla nutrizione.
A parlare della dieta mediterranea e di quanto rappresenti un punto di partenza della prevenzione clinica primaria è l’accademica Laura Di Renzo, Direttore della Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione dell’Università di Roma Tor Vergata: “I pattern alimentari rivestono il fattore di rischio principale nell’insorgenza delle malattie cronico-degenerative non
trasmissibili, soprattutto per quanto riguarda i disturbi cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di tumore”.
Per “Dieta Mediterranea Italiana Biologica” si intende una dieta equilibrata in cui prevalgono alcuni gruppi di alimenti tipici mediterranei provenienti da agricoltura biologica: cereali, legumi, ortaggi, frutta fresca e secca, olio extravergine di oliva, prodotti della pesca e vino rosso. Di Rienzo ricorda che solo il 43% degli italiani, rappresentato dal 53,1% degli adulti tra i 55 e 64 anni e solo dal 32,8% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni, segue ancore le regole della cucina tradizionale, e quindi mediterranea, mentre il 23% delle persone, delle quali il 31% giovani adulti e il 16% di soggetti tra i 55 e i 64 anni, preferisce seguire la dieta occidentale, ovvero ad alto consumo di carne. Un italiano su tre, infine, segue una dieta povera di frutta e verdura.
Evidenti i dati sull’associazione tra aderenza alla dieta mediterranea e riduzione della mortalità. Secondo una metanalisi si parla di meno 9% della mortalità complessiva, meno 9% per patologia cardiovascolare, meno 6% per tumore, meno 13% per malattie di Parkinson e Alzahimer .
L’aumento di 2.7 unità dell’Indice di Adeguatezza Mediterranea è inoltre associato a una diminuzione di mortalità per patologie cardiovascolari del 26% in 20 anni e del 21% in 40 anni. Per Di Rienzo “un piano alimentare adeguato alla Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento diminuisce i fattori infiammatori e riduce i marker di stress ossidativo e di rischio cardiovascolare. Fa osservare non solo un cambiamento della composizione corporea, con una riduzione della massa grassa e il mantenimento della massa muscolare, ma soprattutto un aumento della capacità totale antiossidante plasmatica, della quantità di acido folico e di vitamina B12,
accompagnato a una riduzione dei livelli di fosforo e microalbuminuria. Per tali ragioni è possibile affermare che svolge un ruolo fondamentale nella longevità e nella qualità della vita. Seguire questo tipo di regime alimentare non implica un aumento della spesa alimentare per il singolo consumatore. E analisi economiche a supporto delle pianificazioni sanitarie, politiche ed
economiche, dimostrano che, tra gli interventi nutrizionali, la dieta mediterranea, insieme al cambiamento dello stile di vita, comporta il miglior rapporto costi-benefici”.

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