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Giornata mondiale del cuore 2021, dopo il Covid aumento preoccupante delle malattie cardiovascolari

Il 29 settembre è la giornata dedicata alla prevenzione e sensibilizzazione delle malattie cardiache. Un nuovo studio denuncia la mancanza di controlli

29 Settembre 2021

Malattie cardiovascolari

Fonte: Unsplash

In occasione della giornata mondiale del cuore il 29 settembre, nuovi studi fanno luce sulla pericolosa incidenza della pandemia da Covid 19 sull'aumento delle malattie cardiache. Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte al mondo, un trend che è destinato ad aumentare a causa delle conseguenze sul lungo termine, molte delle quali ancora da stabilire, che il Coronavirus porta a chi lo ha contratto. Tra le indicazioni dei medici c'è come sempre il seguire un'alimentazione sana e condurre costante attività fisica, cosa non sempre fattibile in tempi pandemici. Allarme prevenzione da parte dei ricercatori, che denunciano il calare di prime visite e visite di controllo.

Il Covid non fa bene al cuore, l'allarme dei medici

Italiani dal cuore d'oro, ma non dopo il Covid. Il 29 settembre si celebra la giornata mondiale del cuore, un giorno dedicato interamente alla prevenzione e all'informazione sulle malattie cardiovascolari a livello internazionale. In Italia però, i dati non sono incoraggianti e la situazione di decessi legati alle malattie cardiache sembra essere peggiorata con l'avvento del Coronavirus.

Le malattie cardiache causano 18.5 milioni di decessi all'anno in tutto il mondo. E anche in Italia la situazione non è delle più rosee, con un'incidenza sui decessi del 31.7% sugli uomini e del 37.7% sulle donne. I dati dell'Istat sull'ultimo anno fanno ancora più paura. Tra il 2020 e il 2021 sono stati 230mila i decessi certificati per malattie cardiovascolari avvenuti durante il periodo pandemico. Che gli italiani siano deboli di cuore? Non proprio. Secondo alcuni studi recenti sembrerebbe che il Covid abbia avuto un'influenza drammatica su questa tendenza. La mortalità per infarto si è triplicata in soli due anni, ma a differenza delle aspettative non sono aumentati i controlli, e anche l'aderenza alle terapie è diminuita.

L'impatto delle restrizioni anti Covid sui trend delle malattie cardiache

Complici i lockdown e la generale situazione di incertezza in cui i cittadini italiani si sono trovati a vivere negli ultimi 18 mesi, pare che a fronte dell'aumentare dei decessi legati a malattie cardiovascolari, il 50% dei soggetti affetti da malattie cardiache (e non da condizioni fulminanti come per esempio un infarto), facciano fatica a seguire le terapie, con conseguenze irreversibili sul breve e lungo termine. Gli italiani, in altre parole, faticano a curarsi, e i dati recentemente pubblicati dall'Istat indicano che la responsabilità potrebbe non essere del singolo, ma del sistema sanitario che li ha falliti.

I ricoveri sono infatti crollati del 30-40%, anche a causa della situazione di emergenza che ha dato priorità a qualsiasi sintomo legato anche solo in maniera vaga al Covid. Per le prime visite invece, che molto spesso fanno la differenza per la cura o la stabilizzazione delle malattie cardiache, soprattutto quelle croniche, è scesa al 20%. Poca attenzione al cuore, poche visite e ancora meno aderenza alle terapie. Tutti questi elementi, aggravati da una situazione di dilagante sfiducia nei confronti del sistema sanitario, che da garanzia concessa a tutti sembra sempre più un lusso meritato da pochi (come la tendenza del "vaccino obbligatorio de facto" sembra suggerire), hanno portato a un'inversione di rotta nella tutela e prevenzione delle malattie cardiache, che mese dopo mese continuano a mietere vittime.

Le stime per il futuro non danno risultati migliori. Entro il 2030 si prevede che ci saranno oltre 24 milioni di morti nel mondo all'anno a causa di complicazioni cardiovascolari. Stiamo parlando di circa 66.000 vittime al giorno. La vera pandemia, dunque, è quella che si sta scagliando silenziosa contro i cuor di leone, nella quasi totale incuria delle istituzioni sanitarie. Vero è che i sistemi sanitari sono differenti da paese a paese, e che quindi bisognerebbe aspettarsi un'attenzione maggiore al tema delle malattie cardiovascolari in stati come l'Italia dove la sanità è (più o meno) gratuita.

Malattie cardiovascolari in aumento, i consigli di prevenzione dello studio di Sanofi e Iqva

Per fare fronte alla drammatica situazione, in Italia, in occasione della giornata mondiale del cuore, c'è chi prova a portare alla luce questo gravoso problema. Ne è un esempio la Fondazione Italiana per il Cuore, che in collaborazione con Sanofi e Iqvia ha pubblicato uno studio che analizza le criticità legate alle malattie cardiovascolari dopo una serie di incontri con cardiologi, diabetologi e medici di medicina generale.

Tra le indicazioni per proteggere il cuore e prevenire le conseguenze più disastrose di una malattia cardiaca, i medici riconfermano l'importanza di una sana alimentazione e del costante esercizio fisico. Elementi non più così scontati nella realtà pandemica. Il Covid ha infatti completamente rivoluzionato le abitudini lavorative e di consumo dei cittadini di tutto il mondo. Ne consegue una carenza di cura per la propria persona che si è riflessa anche nell'alimentazione. Più cibo spazzatura. Meno esercizio fisico. Volenti o nolenti anche gli italiani sono stati costretti a più riprese a stare chiusi in casa. E anche coloro che in tempi di lockdown non così serrati hanno osato uscire per una corsetta sono stati sottoposti malamente a una gogna mediatica che li ha scoraggiati. Non una situazione ottimale, si può comprendere, per i deboli di cuore. Nello studio di Iqvia si registra inoltre un senso di isolamento e di paura che è arrivato con la pandemia da Coronavirus che ha contribuito a portare stress ai cittadini italiani. Un fattore psicosomatico che si è poi tramutato in un aumento dei rischi dal punto di vista cardiovascolare.

Giornata mondiale del cuore 2021, rinnovare la fiducia tra medici e pazienti

Lo stress non è l'unica colpa del Covid. Per contenere la situazione di emergenza anche la ricerca su nuove diagnosi e nuovi trattamenti ha subito un netto rallentamento. Anche con la ripresa delle attività, l'accesso alle cure è al -5% sulle nuove diagnosi e al -16% sui trattamenti rispetto al periodo pre-pandemico. E così anche le richieste di visite di controllo, che sono a -30% rispetto al 2019. La giornata mondiale del cuore dunque arriva alle orecchie dei cittadini tanto quanto alle autorità come un grido disperato. C'è bisogno di più consapevolezza rispetto alle malattie cardiache, di maggiore attenzione alla prevenzione, ma soprattutto, bisogna tornare al dialogo fondato sulla fiducia (e non sulla paura da Covid) tra pazienti e istituzioni, per invertire il preoccupante trend che riguarda i decessi per malattie cardiovascolari.

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