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Riforma del TUF: l’Italia aggiorna le regole dell’intermediazione finanziaria nel segno dell’Europa

Via libera dal Consiglio dei Ministri al decreto che modernizza il Testo Unico della Finanza: più trasparenza, cooperazione tra autorità e disciplina aggiornata per i mercati e i depositari centrali.

14 Novembre 2025

Riforma del TUF: l’Italia aggiorna le regole dell’intermediazione finanziaria nel segno dell’Europa

fonte: pixabay

Un TUF rinnovato per un mercato più integrato

Il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo che aggiorna il Testo Unico della Finanza (TUF), ossia il decreto n. 58 del 1998, per adeguarlo al nuovo quadro normativo europeo. L’intervento, proposto dal Ministro per gli Affari europei e PNRR e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, rappresenta un passaggio chiave verso la piena integrazione dei mercati dei capitali italiani nel sistema dell’Unione. L’obiettivo è duplice: garantire maggiore trasparenza e stabilità nei mercati finanziari, e rafforzare la cooperazione tra autorità di vigilanza, in linea con la crescente complessità dei flussi transfrontalieri.

Il contesto europeo e le ragioni dell’intervento

L’attività finanziaria contemporanea si sviluppa in un ecosistema altamente digitalizzato e interconnesso, dove la circolazione dei capitali supera i confini nazionali e richiede regole armonizzate. Il TUF, colonna portante della normativa italiana, aveva bisogno di un profondo aggiornamento per restare coerente con le direttive europee più recenti. Le nuove norme si inseriscono in un quadro che vede l’UE impegnata a costruire un’unione dei mercati dei capitali più efficiente, resiliente e sostenibile, elemento strategico per la competitività economica e la sovranità finanziaria europea.

Le principali novità: trasparenza, sostenibilità e vigilanza

Il decreto introduce modifiche di rilievo. In primo luogo, l’adeguamento al Regolamento (UE) 2023/2631 sulle obbligazioni verdi europee impone regole più stringenti di rendicontazione e trasparenza per i titoli emessi come sostenibili. Si tratta di un passo cruciale per consolidare la credibilità del mercato dei green bond, riducendo il rischio di pratiche di “greenwashing”.

Parallelamente, l’adeguamento al Regolamento (UE) 2023/2845 ridefinisce il ruolo dei depositari centrali dei titoli e introduce una cooperazione rafforzata tra Consob e Banca d’Italia in materia di vigilanza e gestione delle crisi. Il recepimento del Regolamento (UE) 2024/791 vieta il “payment for order flow”, pratica che generava conflitti d’interesse tra intermediari e clienti, e promuove un ecosistema più equo nelle piattaforme di negoziazione.

Infine, il Regolamento (UE) 2024/2987 e la Direttiva (UE) 2023/2864 stabiliscono l’obbligo di un punto di accesso unico europeo (ESAP) per la pubblicazione delle informazioni societarie, con standard tecnici uniformi che miglioreranno la comparabilità dei dati tra Paesi membri.

Effetti attesi su intermediari e investitori

L’impatto della riforma sarà ampio. Gli intermediari finanziari dovranno aggiornare i propri sistemi informativi e di controllo per rispettare i nuovi requisiti di reporting e compliance. Per gli investitori, soprattutto istituzionali e retail, il beneficio principale sarà la maggiore trasparenza: l’accesso ai dati tramite ESAP ridurrà le asimmetrie informative e migliorerà la capacità di valutare i rischi.

Sul fronte ESG, gli emittenti di strumenti verdi dovranno conformarsi a standard più rigorosi di governance e sostenibilità, contribuendo a un mercato più affidabile e coerente con gli obiettivi del Green Deal europeo. La vigilanza congiunta di Consob e Banca d’Italia rafforzerà inoltre la resilienza del sistema nei momenti di tensione o crisi sistemiche, riducendo i rischi di contagio finanziario.

Verso un ordinamento più coerente e competitivo

Il nuovo impianto normativo non si limita a recepire disposizioni comunitarie: introduce correzioni e integrazioni al TUF e al decreto n. 128 del 2024 per garantirne una attuazione organica. L’Italia, in tal modo, si candida a un ruolo di primo piano nel processo di armonizzazione del diritto finanziario europeo. Tuttavia, la transizione non sarà priva di sfide: gli operatori dovranno affrontare costi di adeguamento e investimenti tecnologici significativi. A medio termine, però, questi sforzi potranno tradursi in maggiore efficienza operativa e in un mercato dei capitali più attraente per gli investitori internazionali.

Il decreto di adeguamento del Testo Unico della Finanza rappresenta una svolta nel percorso di modernizzazione della regolazione dei mercati italiani. Con l’allineamento alle più recenti direttive europee, l’Italia compie un passo decisivo verso un sistema più trasparente, integrato e sostenibile, in cui la vigilanza si fa più efficace e la fiducia degli investitori trova nuove basi giuridiche. Un’evoluzione necessaria per affrontare le sfide di una finanza globale sempre più interdipendente — e per riaffermare il ruolo del Paese come snodo credibile dei capitali europei.

 

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