Caso Almasri, chiesta autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovano per peculato e favoreggiamento; Meloni archiviata

La premier non sarà processata per mancanza di prove dirette. Indagati tre membri del governo per peculato e favoreggiamento, ma sarà difficile ricevere il via libera dall'immunità parlamentare

Novità sul caso Almasri. Il Tribunale dei Ministri ha chiesto l'autorizzazione a procedere con un processo vero e proprio nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio, per quello degli Interni Matteo Piantedosi e per il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Le accuse contro di loro sono di peculato e favoreggiamento. Le indagini contro la premier Giorgia Meloni sono state invece archiviate.

Caso Almasri, chiesta autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovano per peculato e favoreggiamento; Meloni archiviata

Il Tribunale dei Ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, nell’ambito del caso Almasri. La posizione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata invece archiviata: secondo i giudici, non vi sono elementi sufficienti per affermare che abbia condiviso le decisioni prese dai suoi collaboratori.

Il caso ruota attorno alla mancata consegna alla Corte penale internazionale del generale libico Nijem Osama Almasri, ricercato per crimini contro l’umanità. Fermato a Torino nel gennaio 2025, fu riconsegnato alla Libia con un volo di Stato. Le accuse rivolte ai tre esponenti del governo sono gravi: peculato per l’utilizzo dell’aereo di Stato, favoreggiamento e, per Nordio, anche omissione di atti d’ufficio.

Nel decreto di archiviazione, i giudici rilevano che Meloni “era stata sicuramente informata”, secondo quanto dichiarato dal direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli. Tuttavia, mancano prove sulla “portata, natura, entità e finalità dell’informazione”, in particolare su una sua eventuale condivisione delle decisioni operative. Di qui la decisione di non procedere nei suoi confronti.

La premier, che ha reso pubblica la notizia sui social, ha commentato duramente: “È assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano e non anche io, prima di loro. Ogni decisione, soprattutto così importante, è concordata. Questo governo agisce in modo coeso sotto la mia guida”.

La decisione del Tribunale apre ora una delicata fase parlamentare: sarà il Parlamento a votare sull’autorizzazione a procedere nei confronti dei tre indagati. Intanto, la maggioranza sembra orientata a respingere la richiesta, sostenendo che l’azione del governo fu dettata dall’interesse nazionale e dalla tutela della sicurezza dello Stato. L’inchiesta era nata da una denuncia dell’ex senatore Luigi Li Gotti. L’opposizione parla di “deviazione istituzionale”.