Approvata in Senato separazione delle carriere dei magistrati, 106 sì, 61 no e 11 astensioni, Tajani: “Realizzato sogno di Berlusconi”

La riforma della giustizia ora prosegue il suo iter. Secondo l’articolo 138 della Costituzione, sarà necessaria una seconda deliberazione di ciascuna Camera. Se non verrà approvata con la maggioranza dei due terzi, si aprirà la strada al referendum confermativo

Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, il Senato ha approvato in seconda lettura la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Il testo torna ora alla Camera per il terzo passaggio e successivamente tornerà ancora a Palazzo Madama. Esulta il vicepremier Antonio Tajani: “Realizzato il sogno di Berlusconi”. Presente in aula anche il ministro Nordio.

Approvata in Senato separazione delle carriere dei magistrati, 106 sì, 61 no e 11 astensioni, Tajani: “Realizzato sogno di Berlusconi”

Il disegno di legge costituzionale – denominato “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare” – modifica il Titolo IV della Costituzione con l’obiettivo di istituire due distinte carriere per la magistratura giudicante e requirente, creando due separati Consigli superiori della magistratura. Entrambi gli organi saranno presieduti dal presidente della Repubblica. Ne faranno parte di diritto, rispettivamente, il primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore generale della stessa Corte.

I restanti componenti dei Consigli verranno scelti tramite sorteggio: un terzo da un elenco di professori universitari e avvocati compilato dal Parlamento in seduta comune, due terzi tra i magistrati giudicanti e requirenti, in base all’organo di riferimento. I vicepresidenti saranno eletti tra i membri estratti a sorte dall’elenco parlamentare.

Accanto alla separazione delle carriere, la riforma introduce anche l’Alta Corte disciplinare, che avrà competenza sulle sanzioni nei confronti dei magistrati. Sarà composta da 15 giudici: 3 nominati dal presidente della Repubblica, 3 estratti da un elenco del Parlamento, 6 tra magistrati giudicanti e 3 tra magistrati requirenti, tutti selezionati tramite sorteggio e in possesso di requisiti specifici.

L’approvazione ha sollevato forti proteste in Aula. Al momento del voto, i senatori dell’opposizione hanno esposto cartelli e intonato cori di dissenso: “vergogna, vergogna”, hanno gridato dai banchi. I parlamentari del Partito Democratico hanno sollevato cartelloni con la copertina della Costituzione, mentre dal Movimento 5 Stelle sono stati mostrati cartelli con le foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino accompagnate dalla scritta: “Non in mio nome”.

Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ha commentato così l’approvazione: “Si realizza il sogno di Berlusconi”. E ha definito il voto una “giornata storica”.

Critica la reazione dell’Associazione nazionale magistrati. La Giunta esecutiva centrale dell’ANM ha dichiarato: “La riforma costituzionale approvata oggi toglierà garanzie ai cittadini, questa è la nostra principale preoccupazione. Ed è chiaro che l’intento di questa riforma sia quello di avere una magistratura addomesticata e subalterna, che rinunci al proprio compito di controllo di legalità”. L’ANM ha poi aggiunto: “Nel pieno rispetto del voto odierno e in attesa dei successivi passaggi parlamentari previsti dall’articolo 138 della Costituzione continueremo a intervenire nel dibattito pubblico per argomentare con convinzione e determinazione le ragioni della nostra contrarietà a questo disegno di legge. Lo faremo nei prossimi mesi e lo faremo fino al referendum”.

La riforma della giustizia ora prosegue il suo iter. Secondo l’articolo 138 della Costituzione, sarà necessaria una seconda deliberazione di ciascuna Camera. Se non verrà approvata con la maggioranza dei due terzi, si aprirà la strada al referendum confermativo.