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Fratelli coltelli: Meloni e Tajani ora fanno coppia fissa contro Salvini. il Carroccio non tocca più palla. La premier punta a far saltare il fortino leghista in Trentino - RETROSCENA

Salvini rischia di ritrovarsi un partito regionale senza regioni

19 Maggio 2025

Fratelli coltelli: Meloni e Tajani ora fanno coppia fissa contro Salvini. il Carroccio non tocca più palla. La premier punta a far saltare il fortino leghista in Trentino - RETROSCENA

Meloni e Salvini, fonte: imagoeconomica

Altro che maggioranza di centrodestra unita. A Palazzo Chigi è partita la resa dei conti: Giorgia Meloni e Antonio Tajani fanno muro contro Matteo Salvini, che nel governo appare sempre più isolato.

Nel Consiglio dei ministri è andato in scena l’ennesimo schiaffo istituzionale alla Lega. Il governo ha impugnato la legge della Provincia autonoma di Trento che porta da due a tre i mandati consecutivi per il presidente della Provincia. Una legge cucita su misura per Maurizio Fugatti, fedelissimo del Capitano padano. Ma la mossa non è piaciuta alla premier – ispirata come sempre dai sottosegretari in duplex di palazzo Chigi– né a Tajani, che ha colto al volo l’occasione per dare una spallata agli alleati di governo.

Nel Cdm volano parole grosse. Blasonatissimi ministri (di Lega e Fdi) si sono scontrati sul punto. Alla fine i ministri leghisti votano contro. Ma Meloni e Tajani tirano dritto. E la delibera passa.

Tradotto dal politichese? Fratelli d’Italia non ha alcuna intenzione di lasciare il Nord in mano alla Lega. Dopo il “niet” ad un ulteriore mandato per Zaia in Veneto, adesso il mirino è puntato su Trento e Friuli Venezia Giulia. Il disegno è chiaro: spartizione geografica con metodo scientifico. Alla Lega solo il Veneto (ma senza Zaia). Il resto lo reclama la premier in quota patriottica, con l’appoggio silenzioso ma strategico di Forza Italia.

E mentre Salvini annaspa, reduce da conferenze in modalità fotocopia e da una battaglia, l'ennesima, sulla rottamazione delle cartelle esattoriali già dimenticata da tutti (ennesima batosta per il leader leghista), Meloni piazza le sue pedine. E Tajani, da bravo democristiano 2.0 (forte soprattutto dall'avere un partito con alle spalle la corazzata Mediaset) fa il gioco del silenzioso kingmaker.

La guerra è cominciata. Il Nord è il campo di battaglia. E Salvini? Rischia di ritrovarsi con un partito regionale, ma senza regioni.

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